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Pubblicato il 29/10/2014

CHI FA PARACADUTISMO O SPORT ESTREMI NON E’ CORAGGIOSO


LA STAMPA MERCOLEDÌ 29 OTTOBRE 2014 .

LIBERAMENTE TRATTO DA “LA STAMPA DEL 29 OTTOBRE”

Non tutti gli amanti del rischio sembrano essere dei «cuor di leone». In altre parole, essere autenticamente coraggioso non vuol dire essere spericolato. E non si tratta di una raffinatezza linguistica: lo studio è apparso sulla prestigiosa rivista «Neuroimage».

l team della Stony Brook University di New York ha studiato con la risonanza magnetica 30 paracadutisti al primo volo, osservando la struttura di alcune aree cerebrali e le loro attivazioni di fronte a un suono forte e poi a volti con espressioni neutre e via via sempre più aggressive. Il giorno del lancio – da 4 mila metri – sono stati quindi misurati i livelli di stress e di euforia, insieme con quelli di cortisolo, testosterone, beta- endorfine e adrenalina. I risultati neurobiologici, fisiologici e cognitivi sono stati sorprendenti.

Gli studi descrivono due tipi diversi: da una parte chi sente il pericolo, lo valuta e reagisce prontamente (il coraggioso) e, dall’ altra, chi non lo percepisce proprio (lo spericolato).

«Nel primo gruppo i segnali che permettono l’ interazione tra l’ amigdala, la centralina dalla paura, e la corteccia prefrontale, preposta al controllo cognitivo e quindi coinvolta nel processo decisionale sul da farsi, sono in un rapporto ottimale: potremmo dire che comunicano tra loro scambiandosi una giusta quantità di informazioni.

Sentendo la paura, l’ individuo si regola di conseguenza.

In queste persone si verifica un aumento degli ormoni dello stress, necessario per scatenare una serie di risposte preparatorie, come l’ allerta e la vigilanza, tutte funzionali alla sopravvivenza – spiega Giuseppe Di Pellegrino, psicobiologo dell’ Università di Bologna -. Sappiamo che le emozioni sono fondamentali: vanno “sentite” e portate, per così dire, a livello corticale, cioè integrate in ciò ci siamo prefissi di fare». L’ individuo razionale sente, quindi, il segnale dell’ amigdala e lo integra per decidere meglio.

Diversa, invece, è la mancanza di paura propria dell’ impavido.

«Nel secondo gruppo non c’ è alcun segnale di allerta: i livelli degli ormoni dello stress restano bassi anche prima del volo, così come si osserva un’ incapacità a riconoscere prontamente la minaccia nei volti arrabbiati. I coraggiosi veri, al contrario, rispondono prima anche ai volti poco minacciosi, anticipando la paura che verrà».

La mancanza di equilibrio tra la componente eccitatoria e quella inibitoria del sistema meso- corticolimbico porta ai casi estremi, sia di chi è immobilizzato dalla paura e sia di chi non vede il rischio e non si cura dell’ incolumità propria e altrui.

Si ridimensiona così l’ ammirazione per chi scala i grattacieli senza corde e allo stesso tempo si rende disponibile un nuovo strumento di valutazione per i test di reclutamento di soldati o piloti. Ma c’ è anche di segnale di allerta: i livelli degli ormoni dello stress restano bassi anche prima del volo, così come si osserva un’ incapacità a riconoscere prontamente la minaccia nei volti arrabbiati.

I coraggiosi veri, al contrario, rispondono prima anche ai volti poco minacciosi, anticipando la paura che verrà».

La mancanza di equilibrio tra la componente eccitatoria e quella inibitoria del sistema meso- corticolimbico porta ai casi estremi, sia di chi è immobilizzato dalla paura e sia di chi non vede il rischio e non si cura dell’ incolumità propria e altrui.

Si ridimensiona così l’ ammirazione per chi scala i grattacieli senza corde e allo stesso tempo si rende disponibile un nuovo strumento di valutazione per i test di reclutamento di soldati o piloti. Ma c’ è anche di più. Un utile insegnamento per la vita quotidiana. «Emozione e cognizione non possono procedere separate. Quello dei coraggiosi è un rischio calcolato, è cieco quello degli spericolati. Diffidate di chi non mostra segni di paura».

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