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Pubblicato il 26/03/2014

CHIUDE IL PRT DI HERAT: I GENERALI BERTOLINI , SATTA E SCOPIGNO ALLA CERIMONIA DI INTITOLAZIONE DEL CAMPO ALL’INCURSORE CAPITANO DI VASCELLO VIANIN I

HERAT- dopo 9 anni di presenza nell’omonima provincia, ha concluso ufficialmente ieri il suo mandato con una cerimonia svoltasi a Herat alla presenza del comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze, generale Marco Bertolini, dell’ambasciatore d’Italia in Afghanistan Luciano Pezzotti, dell’Italian Senior Rappresentative (massima autorità militare italiana presente nel teatro operativo afghano), generale Antonio Satta, del comandante del Regional Command West, generale Manlio Scopigno, del comandante del PRT, colonnello Vincenzo Grasso, del governatore della provincia di Herat Sayed Fazullah Wahidi e di numerose altre autorità provinciali.

Nel sottolineare i tratti distintivi dell’operato del PRT, “sempre indirizzato a sostegno del processo di ricostruzione del Paese, all’incentivazione dello sviluppo economico, dell’occupazione locale e ad infondere fiducia verso le istituzioni politiche presenti nel territorio”, il generale Bertolini ha ricordato che “la chiusura del PRT, un processo concordato e condiviso quasi 3 anni fa dalle nazioni contributrici ai PRT stessi, è l’espressione del contestuale, progressivo e definitivo trasferimento alle autorità afghane della responsabilità di tutte le province del Paese”.

“Siamo grati e riconoscenti al popolo italiano”, ha affermato il governatore della provincia di Herat, Sayed Fazullah Wahidi. “Molto è cambiato nella nostra provincia da quando nove anni fa il PRT posò in città la prima pietra, dando avvio ad una lunga serie di progetti per la popolazione in linea con le aspettative delle istituzioni governative e in un clima di reciproca collaborazione. E noi, tutto questo, non lo dimenticheremo mai”.

Costituitosi il 31 marzo 2005, il PRT, come sottolineato dal generale Antonio Satta, “ha lavorato in tutti questi anni non solo tra la gente della citta’ di Herat, ma anche nei villaggi più remoti della provincia per garantire che gli interventi fossero coerenti con le direttrici del piano definito dal governo afghano in termini di sicurezza, supporto alla governance, alla ricostruzione ed allo sviluppo”.

Durante il suo intervento, l’ambasciatore Luciano Pezzotti ha aggiunto che “uno degli obiettivi conseguiti dal PRT è stato, infatti, quello di creare un contesto stabile e favorevole grazie al quale le autorità politiche locali, le organizzazioni internazionali, nazionali, governative e non, possono finalmente sviluppare in maniera autonoma tutte le attività di ricostruzione e sviluppo per il miglioramento del tessuto economico-sociale”.

Particolarmente significativi sono i risultati ottenuti nel campo della scolarizzazione che è aumentata del 40% (gli studenti e studentesse sono circa 130.000) e quelli relativi al miglioramento della condizione della donna: le donne diplomate nel 2014 sono il 50% e quelle laureate il 38%, molte infrastrutture sono state progettate e realizzate per garantire alle donne afgane punti di aggregazione e formazione, di crescita culturale.

“Alla base di questo successo c’è l’Afghan first”, ha evidenziato il generale Manlio Scopigno, “il principio da sempre applicato dal PRT che ha garantito l’assunzione di responsabilità da parte delle autorità governative locali nella creazione di un tessuto economico autoctono, approccio questo che ha reso il modus operandi del PRT italiano un modello di riferimento per tutti gli altri ventisette enti similari distribuiti sul territorio afghano”.

“Ogni progetto”, ha concluso infine il colonnello Vincenzo Grasso, “è stato realizzato in base al criterio della sua effettiva sostenibilità ed in stretto coordinamento con le autorità locali, facendo ricorso a manodopera del posto con la conseguente creazione di nuovi posti di lavoro e positive ricadute economiche sul territorio”.

Ha poi preso la parola il cappellano militare del contingente, padre Mariano Asunis, il quale ha elevato una preghiera per ricordare il sacrificio dei Caduti italiani che alla causa della pace in Afghanistan hanno speso la loro esistenza umana e professionale.

La cerimonia si è conclusa con lo scoprimento della targa di “Camp Vianini” in memoria del capitano di vascello Bruno Vianini, l’ufficiale degli incursori della Marina Militare vittima nel febbraio 2005 di un incidente che vide precipitare vicino a Kabul il velivolo civile afghano sul quale si trovava a bordo.

Al capitano di vascello Vianini, impegnato in Afghanistan per preparare lo sviluppo della presenza militare italiana nella regione occidentale del Paese, fu intitolata la base nel centro di Herat del Provincial Reconstruction Team italiano.


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