OPINIONI

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Pubblicato il 21/08/2013

CITTADINANZA E COSTITUZIONE


Luciano Parolin

VICENZA La Nazionalità è l’insieme degli elementi caratteristici che distinguono un gruppo etnico e cioè: la storia, la lingua, la religione, le tradizioni, la cultura, la scuola, l’arte ecc.. In Italia, il termine è impropriamente usato come sinonimo di cittadinanza che è, invece una cosa diversa. La cittadinanza è la condizione della persona fisica alla quale l’ordinamento giuridico italiano riconosce la pienezza dei diritti civili e politici. La cittadinanza italiana è basata principalmente sullo ius sanguinis.

Il Ministro della Repubblica per l’Integrazione signora Kyenge Kashetu, nata in Congo, laureata in medicina in Italia, specializzata in oculistica; ha di recente sentenziato in solitudine che noi Italiani siamo tutti meticci e che il nostro Paese cioè l’Italia, deve passare dal principio dello ius sanguinis per cui chi è figlio di italiani è italiano; al principio dello ius soli chi nasce in Italia diventa italiano. Purtroppo la sinistra che è al governo, ha sposato la causa “progressista” delle porte aperte per tutti, anche se il paese è afflitto da un’alta disoccupazione giovanile e da una delinquenza straniera dilagante.
Sempre secondo la Ministra Kienge, il lavoro degli immigrati è fattore di crescita. Sarà, ma se apri un negozio da “Tutto 1 €” diventi un imprenditore? Se lavi i vetri agli incroci, sei un imprenditore? Quanto ci costano i malviventi stranieri che rendono le nostre strade e case pericolose per viverci? Io sono orgoglioso di essere di Nazionalità Italiana un merito, che come tanti, mi sono guadagnato, non solo per nascita, ma per conquista e partecipazione. Mio nonno (nella foto), bersagliere ciclista, classe 1896 a 20 anni fu spedito sul Piave poi al Montello, si portò per tutta la vita una scheggia nella spina dorsale; suo figlio, mio padre classe 1920, fu spedito a spezzare “le reni alla Grecia” fatto prigioniero, internato in Germania ritornò con la malaria, il tutto in nome del Tricolore per la difesa della Patria. Mai una volta si sono lamentati. Io entrando in ruolo nella P.I. ho prestato giuramento con la formula rituale “Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione”.
Tanto basta!
Articolo 52 della Costituzione
«La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici. L’ordinamento delle Forze Armate si informa allo spirito democratico della Repubblica.

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