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Pubblicato il 28/09/2016

CLASSIFICA DELLA SALUTE MONDIALE: ITALIA AL VENTESIMO POSTO

Nella classifica dei 188 Paesi del mondo al primo posto c’è Islanda, seguita da Singapore e Svezia. L’Italia invece si piazza in 20esima posizione, dopo la Svizzera e prima del Brunei. In fondo alla lista ci sono la Repubblica centrafricana, la Somalia e il Sud Sudan. Sorpresa al posto 28 dove ci sono gli Stati Uniti, paese con la più grande economia al mondo, che evidentemente risente delle diseguaglianze sanitarie tra i diversi Stati.

I paesi europei nelle prime 30 posizioni sono 22 e 18 di questi sono anche membri dell’Unione Europea. A livello mondiale è evidente anche l’influenza dei 5 anni di guerra civile su Libia e Siria, rispettivamente al 126esimo e 117esimo posto.

LA RICERCA –
I risultati dello studio, pubblicati dalla rivista ‘The Lancet’, sono basati sull’analisi degli obiettivi di sviluppo sostenibile per la salute delle Nazioni Unite e sono state elaborate da esperti indipendenti della University of Washington di Seattle (Usa). I ricercatori hanno misurato sia gli aspetti più ovvi come povertà, acqua potabile, educazione, che quelli meno come le ineguaglianze della società e l’innovazione dell’industria.

I RISULTATI

– Annunciati nel 2015, i 17 ‘universal goal’-obiettivi dell’Onu mirano a migliorare una serie di aspetti, fra cui quelli alcuni legati alla salute della popolazioni come tasso di obesità o di infezioni, mortalità infantile sotto i 5 anni o incidenza dei suicidi. E secondo le osservazioni dei ricercatori, i Paesi ai primi posti della classifica hanno già, in parte o del tutto, raggiunto molti degli obiettivi. Più di tre quinti dei Paesi hanno già raggiunto gli obiettivi relativi alla riduzione della mortalità materna e infantile. Meno di un quinto dei 188 Paesi ha raggiuto l’accesso universale all’acqua potabile e ai servizi igienici. Piccoli miglioramenti sono invece stati raggiunti nell’incidenza dell’epatite B, mentre gli indicatori di obesità infantile e consumo di alcol sono peggiorati, sempre in media. Nessuno ha eliminato del tutto malattie infettive come la tubercolosi e l’Hiv. “E visti questi risultati, raggiunti nel corso degli ultimi 25 anni, l’obiettivo di cancellare queste patologie nei prossimi 15 anni è altamente irrealistico” avverte lo studio.

Il Professor Stephen Lin dell’Università di Washington ha annunciato che questa classifica sarà aggiornata ogni anni nei prossimi 15 anni.

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