CRONACA AGGIORNATA OGNI ORA

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Pubblicato il 23/10/2018

COME OGNI ANNO…. LETTERA DA EL ALAMEIN DEL 30 OTTOBRE 1942 DEL SERGENTE MAGGIORE GIOVANNI ONANO

foto sopra: Piastrina con il nome del Sergente Maggiore Giovanni Onano, ricavata dalla latta delle scatolette con inciso il numero di identificazione, grado e nome. Notare il paracadute stilizzato. Venivano realizzate da un prigioniero che era anche un incisore, così è riportato in alcuni libri.

Giovanni Onano

COME OGNI ANNO

di Salvatore Onano

Come ogni anno un ricordo, direi una riflessione, in occasione dell’anniversario della Battaglia di El Alamein.



P.M. 260 AS 30 Ottobre 1942
….

In questi giorni di lotta puoi ben capire quale vita stia conducendo, i bollettini di guerra pur nella loro laconicità ti possono dare un’idea. Scrivo nella buca mentre sul capo sento il sibilo delle cannonate, le esplosioni si susseguono con rapidità e senza interruzione. Sono ormai sette giorni che combattiamo duramente …
Questo è quanto scriveva mio padre a mia madre da una buca di El Alamein, nell’ultimo lembo del fronte sud dove la 13a Compagnia del V° Battaglione della “Folgore“ era schierata.
Il comando del Battaglione, dopo che Izzo e Zingales erano stati gravemente feriti, fu assunto dal tenente Gilli che era il comandante della 13a compagnia. Nella notte tra il 2 e il 3 novembre il battaglione ricevette l’ordine di ripiegamento. Si resero inutilizzabili i pochi cannoncini disponibili, si distrussero i pochi viveri di riserva e tutto ciò che non poteva essere trasportato a braccia, non essendo disponibili mezzi di trasporto.
Iniziò così una marcia disperata, senza una meta certa verso nord, col nemico che incalzava. Il giorno 3 il battaglione raggiunse Gebel Kalakh dove si schierò tra la 24a compagnia guastatori e il VII° battaglione Folgore, ricevendo in rinforzo qualche cannoncino da 47/32. Le postazioni e gli appostamenti furono scavati a mani nude, con arnesi improvvisati o con i pugnali, dopo una notte di marcia che aveva finito di stremare quei ragazzi.
La tragica odissea si concluse verso le 13,30 del 6 novembre 1942, quando forti formazioni inglesi montate su “bren carrier” ebbero facilmente ragione di quei superstiti che avevano già da molto superato ogni limite umano di resistenza fisica e morale: la Divisione Paracadutisti “Folgore” cessò di esistere.
Scrisse così al tenente colonnello Izzo il sottotenente Orciuolo, che con pochi altri superstiti riuscì a sfuggire all’accerchiamento e riparare fino in Tunisia, dopo una marcia di 3000 km nel deserto, formando un attaglione che chiamarono 285° Folgore per continuare a combattere fino al marzo del 1943: “E’ la Folgore signor colonnello, che vive ancora e vivrà anche quando di noi non saprete più nulla”.


Mia madre scriveva, ma le lettere iniziarono a tornare al mittente …
… Non vedo proprio l’ora di avere tue notizie. L’ultima cartolina scritta il 31 e ricevuta il 18 non può essermi di tranquillità. Due righe scritte in fretta in un momento in cui la calma era più che lontana da te e dal luogo dove stavi. Tutto comprendo amore mio, tutto, niente ignoro, e molto più ancora la mia mente nel lavorio incessante che fa da mane a sera immagina, intuisce quello che si svolge laggiù, tutti gli ostacoli, la lotta accanita, la tempesta che ti sovrasta.


Per avere notizie di mio padre una lettera la indirizzò al Comando della “Folgore”, che pare assurdo ma esisteva ancora, chissà dove, e ottenne risposta, risposta da un amico di mio padre che rivelava anche che nel momento culminante della battaglia era arrivata la licenza matrimoniale!
Certo che il destino, quando vuole farsi beffa di qualcuno, ci si mette d’impegno. Ma la cosa più struggente è che chi scrive quasi si vergogna di essere vivo, libero …

Quartier Generale Divisione “Folgore” – Ufficio Stralcio
23 Dicembre 1942
Gentilissima Signorina,

solo oggi mi è pervenuta la vostra dell’8/12 con la quale chiedevate notizie circa la sorte del vostro fidanzato Gianni, amico mio carissimo.
L’ultima volta che ebbi l’occasione di vedere l’amico è stato il giorno 2/11, in un momento in cui più aspra infuriava la battaglia, non potei neanche dargli la comunicazione che il comando gli concedeva la licenza richiesta perché in quel momento ben altre cose erano per aria. Dal giorno non lo vidi più: io, fortunatamente per i miei, ma non per me perché sarebbe stato più onorevole seguire la sorte dei camerati, sono riuscito a salvarmi e solo verso i primi di dicembre appresi che, molto probabilmente, Gianni era caduto prigioniero. Badate però che non è una cosa certa e quindi vi prego di non prendere per certezza quanto vi dico.
Ora sono all’Ufficio Stralcio della Divisione e se dovessi avere delle informazioni più sicure mi farò un dovere di rendervene edotta. Per il momento rivolgetevi al Ministero della Guerra, Gabinetto, che vi dirà in forma ufficiale la sorte del vostro fidanzato.
Dolente di non poter darvi più ampie notizie, vi prego gradire i miei distinti saluti, con l’augurio di presto potervi comunicare qualche buona nuova.
Distintamente.
Sandro Deiana

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