Pubblicato il 12/02/2014
COME TI BANALIZZO E TI SVILISCO IL PARACADUTISMO? COSI’ :
di Walter Amatobene
PARMA- Pubblichiamo uno dei tanti articoli , corredato da foto eloquenti, che vengono pubblicati per diffondere un tipo di paracadutismo chiamato “giostra” anche dal giornalista sardo che ha scritto l’articolo che ci ha dato lo spunto per alcune brevi riflessioni.
Quello che solo pochi anni fa era considerata “disciplina” della mente, esercizio di autocontrollo, stile di vita sportivo che suggeriva ai praticanti una buona preparazione fisica per godere al massimo del volo libero,sono stati affiancati da un altro modo di intendere il lancio col paracadute. Ops, scusate: il “salto”.
Da quello che si scrive sulla specialità , da quello che si vede nella aviosuperfici e -in alcuni casi, ancora pochissimi per fortuna- da quello che si “fuma” anche prima di salire a bordo, il paracadutismo è diventato qualcos’altro. I giornalisti parlano ormai di circo, dove il “pericolo” ( parlare di pericolo rovinerebbe la festa al “cliente”) viene talvolta sottovalutato, generando una sensazione di onnipotenza facile. Un solo lancio in tandem viene chiamato paracadutismo ed inserito tra gli hobby di chi mi invia il curriculum per essere assunto, oppure sbandierato sui network sociali, con tanto di video , quasi sempre uguali. Si: la diffusione di microcamere da casco ha generato anche una sorta di automatismo: lancio, atterraggio, scaricamento del video (uguale al precedente e a tutti gli altri) pubblicazione su facebook con commenti e pollice-mignolo aperti e basculanti e poi ancora lancio, atterraggio etc etc…. per tutto il weekend. Una della tante abitudini pericolose che si vedono nelle aviosuperfici è quella di usare paracadute sempre più piccoli, sottraendo sicurezza al volo dopo l’apertura.
Paracadute velocissimi hanno aperto un nuovo modo di sfrecciare in aria ed atterrare, sfiorando per millimetri il suolo ad altissima velocità. Morti e fratture sono ormai quasi sempre generati da quel modo di atterrare. Un paracadutista con 150 lanci ( un esempio per tutti: Taricone) viene definito “esperto”. Solo dieci anni fa sarebbe stato definito poco più di un principiante.
Le ortopedie smentiscono.
UNIONE SARDA – Cagliari – del 12 Febbraio 2014
Il paracadutismo è una disciplina tutt’altroche proibitiva dal punto di vista economico. Se si vince la paura per il vuoto, infatti, i costi non rappresentano un grande problema. Per cominciare, con mezz’ora di preparazione teorica e una spesa di 200 euro, si può fare un giro in giostra e lanciarsi da quattromila metri legati all’istruttore, mentre un paracadutista esperto filma la scena in volo. Cosicché, se la voglia di volare passa, è sempre possibile rivedere la cassetta-video.
Se, invece, ci si prende gusto, cosa che in realtà accade a quasi tutti quelli che provano, allora si può partecipare a un corso che la Skydive Sardegna organizza per 1.350 euro. Si tratta di acquisire brevi nozioni teoriche sugli strumenti, la meteorologia e la dinamica (capire, per esempio, quale posizione occorre assumere sull’aereo al momento del lancio, oppure come mantenere in volo la corretta posizione del corpo per evitare gli avvitamenti). Dopo sette lanci con gli istruttori, che corrispondono a sette livelli (e quindi a sette esami), si può conseguire il brevetto che dà la possibilità di lanciarsi da soli.
Arrivati a quel punto, a Serdiana ogni fine settimana ci si può tuffare nel vuoto con 15 euro, se si possiede tutta l’attrezzatura (paracadute, tuta, occhiali, etc), oppure con 26 euro, se si ricorre al noleggio di tutto il materiale. A questa seconda soluzione fa ricorso la stragrande maggioranza degli appassionati. Per l’acquisto del paracadute occorre spendere non meno di 6000 euro. ( ma.mad. )