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Pubblicato il 30/10/2020

CONDANNATO PER APOLOGIA DEL FASCISMO IL CAPO DEI VIGILI DI BIASSONO RIEVOCATORE STORICO

MILANO- Giorgio Piacentini,che nel 2017 era capo della Polizia locale di Biassono, è stato condannato per apologia di fascismo per avere pubblicato una sua foto in uniforme germanica su Facebook.
Sei mesi di carcere ( il PM ne voleva 12) , 250 euro di multa e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, con la pena sospesa.
Un lettore della sua pagina gli aveva chiesto, con ironia, se quella che indossava fosse la nuova divisa di servizio e la sua risposta ha fornito oal giudice un elemento cruciale per la condanna: «Basterebbe una compagnia di questi per sistemare alcune cose, adesso propongo al sindaco di adottarla».
RIEVOCAZIONE STORICA
Piacentini si è difeso segnalando ai giudici che uno dei suoi vigili gli aveva chiesto di fargli vedere una delle diverse uniformi che colleziona per le rievocazioni storiche, di cui è appassionato. A Biassono, Piacentini era subentrato ad un comando che aveva consentito balletti seminudi sulla scrivania ed agenti indisciplinati e sindacalizzati che si rifiutavano di svolgere alcuni servizi . Paicentini si è difeso in aula confermando alkgiuduiuice che intendeva dire che gli agenti erano poco adatti alla disciplina, nonostante indossassero l’uniforme e la battuta si riferiva scherzosamente al fatto che i soldati tedeschi , noti per la disciplina, avrebbero risolto i problemi cbhe c ‘erano in ufficio. Una spiegazione che non aveva convinto la Procura che ne aveva chiesto la condanna a 1 anno di reclusione. Il pubbico ministero in giudizio ha sostenuto che “perchè sussista l’apologia al fascismo basta la divulgazione ed esaltazione in pubblico di manifestazioni legate al partito fascista”. Nel caso di Piacentini, dice il PM, “quindi resta l’associazione indiscutibile con quelli che furono i princìpi delle leggi razziali». La vita del l’ex capo dei vigili è rovinata, pur una frase inbfelice, di quelkle che ognuno di noi potrebbe dire al bar per spirito di battuta con gli amici. Facebook ha colpito ancora, ma l’autore , stavolta.

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