CRONACA AGGIORNATA OGNI ORA

Condividi:

Pubblicato il 21/11/2018

CUOCO DI MARINA: “NON MI FACCIO COMANDARE DA UNA FEMMINA” . CONDANNATO

“Ma guarda questa! Io non devo dar conto a nessuno. Io sono un maschio, e ho girato il mondo, e non mi faccio comandare da una femmina”.

Per questa frase rivolta ad un suo superiore, Alessandro S, 34enne, sottocapo di prima classe della marina militare è stato condannato dal tribunale militare e successivamente dalla Cassazione. L’episodio è avvenuto a bordo della Nave Martellotta, di stanza a La Spezia, dove l’uomo prestava servizio in cucina.

Il fatto è avvenuto durante un’assemblea generale al sottotenente di vascello, ufficiale in seconda, che “gli aveva ribadito l’obbligo di rispettare i suoi doveri”. Il sottocapo ha fatto ricorso in Cassazione per questo e altri due episodi: una accusa di «disobbedienza, perché se ne era andato dalla base, nonostante gli fosse stato rappresentato che il suo permesso non era valido». Non aveva atteso l’ufficiale ed era uscito. Secondo: forzata consegna, per essersi impossessato di alcuni registri al corpo di guardia. Terzo: insubordinazione, per le parole pronunciate in assemblea generale all’indirizzo del sotto tenente di vascello Florinda B., ufficiale in seconda, che «gli aveva ribadito l’obbligo di rispettare i doveri connessi al suo stato».

Il cuoco militare ha lamentato la mancata audizione del suo comandante, Eugenio P., che «avrebbe potuto riferire circostanze essenziali per cogliere l’inesistente offensività della sua condotta». In sintesi, ha spiegato di aver preso i registri perché «presentavano incongruenze, poi verificate dai carabinieri, e lui da buon militare le voleva denunciare». E di aver pronunciato le parole contro la superiore in uno «stato emotivo acuito dalla convinzione di stare nel giusto». Avrebbe subito «pressioni per desistere dalle contestazioni e dalle denunce», e «trovandosi in assemblea, denigrato, mortificato e attaccato per aver diligentemente denunciato un illecito», avrebbe reagito con una «condotta inurbana ma non penalmente illecita». Non avrebbe «mai inteso dire, però, di non voler essere comandato da una donna».

Leggi anche