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Pubblicato il 10/08/2015

DECINE DI PAESI A RISCHIO FALLIMENTO. IN ARRIVO UN’ALTRA CRISI?

La scorsa settimana Puerto Rico non ha pagato un bond governativo, del quale ha disponibilità di rimborso solo dell’1%. La Grecia avrebbe dovuto fallire tempo fa ed è mantenuta artificialmente in vita, ma ci sono diversi altri paesi che sono sull’orlo del fallimento.

Il Venezuela è già fallito: da a dicembre del 2014;

I più a rischio oggi sono: Pakistan, Egitto, Cipro, Russia, Brasile, Kazakistan, Turchia, Sudafrica e Vietnam. Il giudizio è dato effettuando alcune proiezioni finanziarie, ma va ricordato che gli Stati Uniti che sono a in classifica tra i meno a rischio, hanno il debito pubblico ormai fuori controllo e la bolla finanziaria che è ripartita. Il Brasile, nonostante il livello prefallimentare,con debito che superano la ricchezza di almeno 4 volte, addirittura l’anno prossimo dovrà ospitare le Olimpiadi! La scorsa settimana l’Associated Press ha stupito il mondo con un reportage la cui frase più forte era questa: «Gli atleti che parteciperanno ai Giochi il prossimo anno gareggeranno in acque così contaminate da feci umane da rischiare di ammalarsi seriamente o rendere impossibile competere». I mercati emergenti non sono più tali per tre fattori, ovvero il rallentamento cinese, il ciclo ribassista delle borse e delle materie prime ormai a livello del 2008 e il rischio di rialzo dei tassi della Fed, essendo fortemente indebitati in dollari.

I governi centro-americani non hanno considerato l’ipotesi di tagliare i tassi per riattivare la crescita, a fronte di prezzi di petrolio, rame e altri materiali letteralmente collassati. Ecco, perché le valute di molti Paesi stanno collassando e nell’area andina l’inflazione è già oggi ben al di sopra dei livelli prefissati. Il Cile, dove la scorsa settimana il presidente della Banca centrale, Rodrigo Vergara, ha dichiarato che «un taglio dei tassi non è nemmeno da prendere in considerazione», sta subendo il letterale crollo della loro moneta, il peso, accelerando la salita dei prezzi, in una nazione che è il primo esportatore al mondo di rame, il cui prezzo è crollato del 26% dallo scorso anno.

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