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Pubblicato il 10/07/2020

DIFESA-CORRUZIONE PERSINO PER UN DECESPUGLIATORE – ALAMARI FATTI IN CINA PASSATI COME PRODOTTO ITALIANO

Avvenire del 10 luglio 2020
INCHIESTA A ROMA

Tangenti su forniture militari, 64 indagati

«Hai fatto man bassa, no? Non sei soddisfatto? », chiede al telefono il colonnello dell’Aeronautica militare Michele M. a un imprenditore. Ma è un esempio, giusto un’intercettazione: «Gli imprenditori risultano vincitori delle gare e i pubblici ufficiali ricevono per lo più somme di denaro (solitamente il 10% del valore del contratto) o anche altro, come l’assunzione di parenti »: lo scrive il Gip di Roma, Tamara De Amicis, nell’ordinanza che dispone 31 misure cautelari per il presunto giro di mazzette e corruzione che coinvolge appartenenti alle Forze Armate: «Un sistema diffuso di rapporti tra imprenditori e pubblici ufficiali per falsare le gare di commesse della pubblica amministrazione».

Sono in tutto 64 le persone indagate dalla Procura capitolina e accusate a vario titolo di corruzione, frode nelle forniture e turbativa d’asta. Sette sono agli arresti domiciliari, tra i quali un generale ispettore e un colonnello dell’Aeronautica, un brigadiere capo della Guardia di Finanza. Tra gli appalti c’è la gara per la digitalizzazione degli aeroporti di Pratica di Mare e Centocelle, ci sono le forniture di gradi e distintivi per le Forze armate, l’arredamento degli uffici e addirittura il decespugliatore di Pratica di Mare. «La Difesa è parte lesa in questa vicenda », ha «massima fiducia nella magistratura e darà «piena collaborazione », ha fatto sapere il ministro della Difesa Lorenzo Guerini.

Per esempio gli alamari metallici per i baveri e i gradi in velcro per le divise, tutti fatti in Cina, che alcuni imprenditori volevano far passare come prodotti in Italia: «Le scatole, quelle degli alamari… C’hanno Made in China fuori… Ma se mettessimo un’etichetta? Se po’ leva’ la scritta… Gliela copriamo, ok».

Ancora? Due tangenti da 20mila euro appunto per digitalizzare gli aeroporti di Pratica di Mare e Centocelle. L’accordo fra imprenditori e i pubblici ufficiali prevedevano per questi ultimi 10mila euro all’aggiudicazione delle gare e il resto al pagamento delle fatture. Nelle intercettazioni, poi, «è fin troppo ovvio, anzi l’espressione è addirittura ridicola – scrive il Gip – che i ‘chili di carne’ sono in realtà denari». (P.Cio.)

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