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Pubblicato il 08/06/2016

DUE GENERAZIONI A TESTA IN GIU’

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L’ANSIA DEL PRESENTE

Il Dente Avvelenato

Internet e i siti sociali hanno cambiato i ritmi della nostra vita e il nostro carattere. Il vortice di messaggi , conversazioni ( chat) con sconosciuti a volte aggressivi e tanto altro, hanno modificato i nostri comportamenti e l’ umore.
Un esempio: visitare siti e pagine di persone ostili o litigiose, oppure ricevere da queste ultime le notifiche dei loro messaggi, è un errore che nella vita fisica non si farebbe mai; perché procura quasi sempre inutile stress e talvolta ansia e rabbia. Sensazioni che sono per nulla virtuali e portatrici di disturbi comportamentali di varia gravità. Il rimedio è ignorarli, sottrarsi al tritacarne.
Cambiare pagina, eliminari i contatti molesti e , nei casi più asfissianti, spegnere il PC. Per non parlare delle interminabili ed inutili discussioni intorno ad argomenti lanciati per inerzia ciaccolatoria da qualcuno, dove si viene spiazzati dalla anarcoide diversità, talvolta patologica, di opinioni.Tutti rispondono anche a vanvera: esauriti, mitomani e gente normale; tutti si prendono sul serio , nonostante la vacuità dell’argomento.

La mente ha la capacità di “chiudere porte e finestre” per sottrarsi alle sensazioni spiacevoli.
Occhio non vede, cuore non duole, ma i siti sociali, per loro natura ci tengono connessi ad un mondo sempre più esibizionista, senza pudore e qualche volta cialtrone. Leggiamo e rispondiamo per non essere “lasciati indietro”; per paura che qualcosa accada senza che noi lo sappiamo. Notizie ed immagini – a volte fasulle, dice a Stanford la facoltà di sociologia della comunicazione che ha verificato un 62% di falsi- si susseguono a ritmo velocissimo, a tutte vogliamo e “dobbiamo” rispondere, commentare, mettere un “mi piace. Pensate se la stessa cosa avvenisse su un autobus, dove a due persone che stanno parlando, diceste ad alta voce “mi piace”, oppure interveniste nella loro discussione! Nella migliore delle ipotesi vi prendereste un vaffa…
Le giornate passate a rispondere sfibrano le strutture nervose, stancano la mente e ci rubano alla nostra vita, alla famiglia, al lavoro.
Molti rispondono ai messaggi compulsivamente, anche se stanno guidando e le conseguenze si leggono sui giornali ogni giorno.

Il corpo e la mente sono stati progettati per ritmi di veglia e riposo che sembrano incompatibili con internet.
Prova ne sono i collassi di molti adolescenti per “overdose” di stimoli web oppure la depressione che coglie alcuni adulti
(sempre più numerosi) quando vengono esclusi da gruppi e siti sociali. Nelle 24 ore, ognuno di noi scrive o risponde a messaggi di lavoro o personali, in quantità cento volte superiore rispetto a quello per cui il cervello è “tarato”. Alla sera si ha la sensazione di avere ricevuto sberle sugli occhi, ma non è solo un problema oculistico. La stanchezza ha scavato in profondo e ci rende apatici perché il ritmo delle attività mentali non era progettato per essere così accelerato per così tanto tempo. In passato questa iperattività veniva compensata con ferie o riposo. Veniva chiamata “stress da superlavoro”. Oggi no. Anzi: avviene PRIMA o INVECE del vero lavoro, diminuendo se non abbattendo le nostre potenzialità.

L’ansia del presente, della risposta immediata.
Quando arriva un messaggio si interrompe la guida, la telefonata con il secondo cellulare, il pagamento alla cassa, il saluto ai figli, il matrimonio ( visto con i miei occhi!!) , una conferenza internazionale ( Renzi) ; rispondiamo scrivendo perfino durante i sorpassi in autostrada o nelle manovre più pericolose, andando a cavallo o giocando a calcio o in bici sui tornanti. Gli auricolari, poi, ci hanno reso tante formiche impazzite a rischio di venire schiacciate dal primo camion che passa.
Le società di comunicazione ci volevano schiavi e ci sono riuscite.siamo consumatori voraci di apparecchi “per stare connessi” , dice la pubblicità, che contengono programmi o “apps” che non basterebbe una vita per apprenderle e saperle usare. Le generazioni della “testa in giù”, poi, ovvero dei ragazzi e dei loro (giovani) genitori, fin dal mattino abbassano la testa verso il loro strumento , incuranti degli amici a fianco ( anche loro al cellulare). Brave le multinazionali. Tutti con le cuffiette, . Per ora ascoltando musica o stronzate ma , a breve, eseguendo ordini, forse sotto l’effetto di droga,

Il nuovo mondo ci aspetta. Affrettiamoci, anzi : affrettatevi.
Io scendo.

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