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Pubblicato il 09/05/2021

E’ IN LIBRERIA “GLI ARDITI IN SICILIA”: INTERVISTA ALL’AUTORE PROF FEDERICO CIAVATTONE


Walter Amatobene ha intervistato il Professor Federico Ciavattone(nella foto, ndr) , autore del libro “Arditi in Sicilia”, in libreria da pochi giorni (272 pagine, Casa editrice Mattioli 1885). Il professor Ciavattone è il direttore del Centro studi di storia del Paracadutismo Militare italiano, la cui sede è all’interno del Museo dei Paracadutisti di Pisa.


Professore: perchè un libro sugli Arditi in Sicilia?
Le vicende del X Reggimento Arditi mi hanno sempre affascinato. Due anni fa, come storico venni chiamato a guidare un Battlefield Tour ( visita al campo di battaglia, ndr) con un gruppo di studenti statunitensi che ripercorreva la Campagna d’Italia, dallo sbarco in Sicilia all’arrivo a Roma. Nel preparare le lezioni, per il teatro di guerra siciliano, ebbi modo di approfondire ulteriormente le vicende relative al X Reggimento Arditi e da lì nacque l’idea di scrivere il libro che, da alcune settimane, è disponibile.


Come è strutturato il suo libro?

Il saggio che si basa su fonti archivistiche (anche inedite) pubbliche e private, memorie e testimonianze, ripercorre brevemente l’intera vicenda del X Reggimento Arditi, dalla costituzione all’8 settembre 1943 (comprese le fasi di addestramento, il reclutamento, la ricerca degli equipaggiamenti e delle armi), per poi spostarsi in quello che è il focus, cioè la Campagna di Sicilia. In questo contesto operativo, il Reggimento ebbe modo di partecipare con il II Battaglione Arditi al comando del Maggiore Vito Marcianò e con alcune Pattuglie Paracadutisti del IV Battaglione.


Quali caratteristiche aveva Il X Reggimento?
Il X Reggimento aveva una struttura particolare che vedeva la Pattuglia come l’unità tattica di base. Inizialmente, il reparto era formato da tre Battaglioni ,poi diventati quattro nel 1943, al cui interno erano presenti specifiche specializzazioni, determinate da quelli che sarebbero stati i modi di inserimento oltre le linee avversarie. E’ giusto ricordare, infatti, che il reparto nasceva per svolgere operazioni oltre le linee avversarie – come quelle del SAS o del Long Range Desert Group in Africa settentrionale – eseguendo inserimenti via terra, via mare e via aerea. Per questo motivo vennero costituite Compagnie Camionettisti, Compagnie Nuotatori e Compagnie Paracadutisti. Nell’estate 1943, si sarebbero aggiunte anche le Compagnie “Speciali” con il compito di farsi superare dallo schieramento avversario e, sotto falsa identità, eseguire azioni di sabotaggio e di spionaggio. Si trattava di una modalità di azione simile all’attuale “stay behind” ed alle “covert operation” ( operazioni sotto copertura, ndr).

Che guerra hanno combattuto gli Arditi in Sicilia?
Sostanzialmente, gli Arditi hanno combattuto una guerra convenzionale. Gli uomini di Marcianò, infatti, ebbero modo di operare eseguendo azioni antiparacadutisti, attività di polizia militare, pattuglie per il controllo del territorio. Si trattò di una attività quotidiana che si protrasse sino a quando non giunse l’ordine di ripiegamento su Messina.


Vi furono operazioni oltre le linee o che comunque potevano rientrare in quelle per cui era stato costituito il reparto?
Certamente vi furono operazioni oltre le linee, ma tengo a precisare che dal mio punto di vista non siamo in un contesto di operazione speciale. E questo lo spiego molto bene all’interno del mio libro. I Camionettisti, ad esempio, entrarono nella storia per aver eseguito il famoso raid del Ponte Primosole (sul fiume Simeto) dove, incuneandosi per alcuni chilometri all’interno dello schieramento britannico, raggiunsero il successo tattico e permisero di alleggerire la pressione Alleata sulle truppe che tenevano le posizioni a ridosso di Catania. Abbiamo poi tre missioni alle spalle dello schieramento anglo-americano mediante rilascio di Pattuglie Nuotatori: una abortì poco prima del rilascio perché intercettò un convoglio navale nemico; le altre due, però, vennero svolte e, senza ombra di dubbio, quella più nota è quella che vide protagonista la Pattuglia al comando del Tenente Cesare Artoni che, dopo aver toccato terra nella zona di Augusta riuscì a colpire un deposito di munizioni britannico ed a rientrare (al completo) nelle linee italiane.


Poi abbiamo i Paracadutisti…
Si. Un’ampia descrizione è stata riservata proprio ai Paracadutisti. Complessivamente, vennero rilasciate nel luglio 1943 sei Pattuglie del IV Battaglione Arditi. Alcune riuscirono a conseguire il successo tattico (colpendo depositi e infrastrutture), ma in gran parte vennero tutti catturati. Solo alcuni riuscirono a rientrare oltre la linea del fronte. Drammatica è la vicenda di una Pattuglia che, rilasciata sui monti di Enna, si sfracellò al momento dell’atterraggio. Solo un Paracadutista riuscì a rientrare nelle linee italiane.


Chi ha collaborato con Lei

Il saggio è arricchito dalla prefazione del Gen. di C.A. (ris) Marco Bertolini che, oltre ad analizzare la ricostruzione delle vicende del X Reggimento, si sofferma anche sullo stato attuale dell’utilizzo da parte dell’Esercito Italiano delle Forze Speciali e di quelle “convenzionali”.
Ci sono anche due appendici: una prima, curata da me, dove ho inserito l’elenco nominativo di una parte degli Arditi che vennero brevettati presso la Scuola Militare di Paracadutismo di Tarquinia; un secondo, curato dal Dr. Marco Gimmillaro, che è una proposta di visita al campo di battaglia (Battlefield Tour, ndr) . Il Dr. Gimmillaro, infatti, elencando quelli che furono i principali luoghi che videro protagonisti gli Arditi in Sicilia, propone un percorso di turismo storico che in Italia tarda ancora a radicarsi.

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