ADDESTRAMENTO

Condividi:

Pubblicato il 02/12/2014

ESERCITAZIONE MANGUSTA 2014 – IL NOSTRO INVIATO COL 183mo NEMBO

di Gianmarco Pagliari

24 ore al 183° Reggimento paracadutisti Nembo
AMPUGNANO-SIENA- Ci troviamo in uno dei posti più belli delle regioni d’Italia le colline di Siena e il 183° reggimento paracadutisti “Nembo” si sta preparando ad affrontare una delle più impegnative campagne di addestramento della Brigata Folgore: La Mangusta.

Arrivo al campo base allestito nelle vicinanze dell’aeroporto di Siena sotto un diluvio incessante e sono accolto dal Capitano Attilio Trovato, Capo Ufficio alla pubblica informazione, che subito, mi catapulta ad assistere ad un incontro informativo, per il controllo e sicurezza della zona di lancio, che verrà effettuato il giorno seguente, con 3 bimotori C-27J per 72 paracadutisti. Il Capitano Ponti, direttore esercitazione, con il luogotenente Baggiani illustrano alla lavagna i vari compiti della pattuglia guida.
Il compito dei paracadutisti sarà di assaltare un obiettivo tramite lancio vincolato sotto la protezione degli esploratori già in zona e appostati in modo occulto. Non male come inizio.

Il tempo non ci è amico: al mattino, dopo una nottata col crepitio della pioggia sulla tenda, la visibilità è pessima e persistente. Arriva lo “spianto”.
Quello che può sembrare un inconveniente ” banale”, che ho vissuto personalmente tante volte come paracadutista, mi ha fatto assistere sul campo al ridispiegamento tattico del reggimento e al cambiamento, non voluto, della prima fase della esercitazione.
Rientro degli esploratori e degli assaltatori e ammassamento di tutte le forze di controinterdizione. Stiamo parlando di centinaia di uomini e mezzi.
Chi è rientrato da una notte insonne si alleste la tenda, chi si prepara un pasto frugale e chi continua la la preparazione del campo , dai bagni ai generatori per corrente e tanto altro.
Tutto senza ordini urlati o confusione; la professionalità e sicurezza del propri ruoli sono evidenti. Solo il nome del Capitano Ettore Ruiu riecheggia, ormai da interminabili ore, come un mantra indiano: sembra che tutti vogliano la sua approvazione negli avanzamenti dei lavori.
Mentre percorro il fianco della colonna dei mezzi, ormai prossima alla partenza, percepisco vari dialetti delle più disparate regioni italiane, che venivano a volte coperti dal rimore dela pioggia battente.

Vedere i paracadutisti coesi e concentrati su un obiettivo comune, mi ha ricordato quel senso di appartenenza e di orgoglio che difficilmente nella vita di tutti i giorni si riuscirà mai a percepire, senza essere stati nella Folgore.
Arriva la bandiera di Guerra del 183° e con essa il comandante del reggimento Franco Merlino.
Sebbene abbia sotto il sui comando 600 uomini e 145 mezzi, che si disperderanno su una esercitazione ampia almeno qualche migliaio di kmq, gli bastano pochi minuti a relazionarsi e prendere la situazione sotto il suo controllo, grazie alla preparazione e all’esperienza dei suoi uomini.
Cosi’ come sono arrivati, in pochi minuti centinaia di uomini spariscono alla vista. Inizia la Mangusta.
Ormai e’ notte, grazie al “granitico” ( espressione da “istituto Luce” ma rende benissimo l’idea) Tenente Colonnello Nicola Mandolesi, raggiungo una mimetizzatissima postazione sniper, con tiratore e spotter. Alcuni paracadutisti, a distanza, fanno protezione. Continua a piovere, l’umidità ha ormai raggiunto numeri da tre cifre, il sudore si mischia alla pioggia, se ti fermi il freddo ti “acchiappa” nella sua morsa e poi ci sono il cibo freddo, le lunghe attese, l’adrenalina dello scontro, la stanchezza di giorni passati all’addiaccio.
Si può ripagare con uno stipendio tutto questo?
Considerando inoltre che -quando va peggio- rischi la vita in paesi, che anche a pronunciarne il nome la lingua incespica. La mia risposta è no! Il prezzo che ti gratifica è che al 183° Nembo si appartiene ad un gruppo esclusivo che é solo per chi, ha valori, onori, e qualità, ai più, sconosciuti. E per questo, continuamente osteggiati e denigrati tranne poi vigliaccamente richiamarli, quando ci si è dentro fino al collo.

I paracadutitsi sono ben equipaggiati con zaini e anfibi adeguati ( molti con scarponi Cosmas continental).

Sull’arma Beretta ARX 160 (non il modello per forze speciali con manicotto in ceramica per alte intensità di fuoco, ecc.?) ho visto molti Aimpoint M2, qualche Tijicon Acog TA01 e solo un Elcan Spectre 1x/4x, penso acquistato personalmente. Ottima la dotazione dello sniper e spotter con ottiche termiche. Scarsissimo a mio avviso, il vest dei paracadutisti, che a differenza di quelli che ho visto indossati dal reggimento in Afghanistan, è decisamente inguardabile, quindi, giusto viaggiare leggeri in pattuglia, senza piastre balistiche e coperture al busto, ma penso auspicabile un H chest hardness con diversa configurazione dei carichi (spalle e anche) e migliore traspirazione, ormai anche in Italia li fabbricano (tipo Frog-Pro) con qualità e finiture quasi da stilisti affermati, senza cercare nomi altisonanti che comunque demandano la produzione in Cina) .
Incontriamo al ritorno una pattuglia in movimento tattico ad un incrocio di un sentiero boscoso e manco a dirlo con frana annessa per le piogge. Riesco a filmarli grazie ad una fioca luce di un vicino sperduto paesello. Come aquile, silenziosi, volano e vaghi come fantasmi, aleggiano nella notte.
Chissà, forse, un giorno, saranno loro, nella notte, a proteggere me e la mia famiglia. “ E per rincalzo il cuore” ( motto del 183°)
Vorrei ringraziare per la collaborazione e per la sensibilità dimostrata, il Capitano Attilio Trovato, responsabile della comunicazione della Brigata .

Gian Marco Pagliari
già del 185°

Leggi anche