ADDESTRAMENTO

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Pubblicato il 09/04/2008

ESPLORAZIONE DELLE ISOLE SVALBARD

PARMA- Fabrizio Cocchi ci ha inviato, come promesso, una breve relazione sulla esplorazione del pack delle Svalbard, in prossimità del circolo polare artico.

Insieme alla sua compagna di avventura Alberta Chiappa, ha dedicato questa esplorazione a Nobile e alla disperata impresa del dirigibile Italia.

Che dire? Due paracadutisti che si comportano da paracadutisti. Niente di strano.Uno istruttore militare e l’altra istruttrice ANPDI, sfidano continuamente la loro capacità e volontà, portando a termine imprese personali molto impegnative, dove contano l’impegno, la volontà e la forma fisica :

Esplorazione isole svalbard 20-30 marzo 2008
Fabrizio Cocchi – Alberta Chiappa ANPd’I Milano

Molteplici sono state le considerazioni che ci hanno spinto ad intraprende un viaggio e un avventura in quelle isola remota posta a 1 ora di volo oltre Capo Nord, l’ultima isola prima della calotta polare ben oltre il circolo polare artico, Le isole Svalbard 78 parallelo.
Prima di tutto la voglia di andare al polo, provare a muoversi e vivere in ambiente artico, esperienza a noi nuova, totalmente differente dalla vita in alta quota sulle alpi.
Per secondo il pensiero di avvicinarsi anche solo idealmente alle esperienze di famosi esploratori artici di cui mi sono sempre appassionato leggendo le loro avventure, proprio in merito a quest’ultimi, il caso ha voluto che ricorreva l’80° anniversario delle partenza di Nobile e del dirigibile “Italia” proprio da quest’isola con le operazioni di recupero dei sopravvissuti della Tenda Rossa.

Qualche mese per preparare il viaggio con l’indispensabile aiuto di due amici e paracadutisti Daniel Papagni e Walter Amatobene che ci hanno supportato e aiutato, e il 19 marzo siamo partiti per le isole Svalbard, obbiettivo percorrere a piedi un percorso esplorativo di circa 180 km all’interno dell’isola.
Atterriamo alle ore 7.30 del 20 marzo l’impatto con il freddo e disarmante alle ore 10.30 senza aver riposato e dopo aver preparato l’attrezzatura partiamo per il nostro giro.
E’ da precisare che venivamo accompagnati da una esperta guida, indispensabile per insegnarci a vivere e a muovere in un ambiente così particolare a noi del tutto sconosciuto.

Tutta l’attrezzatura, che comprendeva cibo, tende, sacchi a pelo e materiale logistico per una settimana, era suddivisa su tre slitte “pulke” trainate da noi; la mia e quella dell’accompagnatore – più pesanti- venivano trainate con l’aiuto di un can1 da slitta. Cani che sarebbero serviti durante la notte, come guardia per gli orsi bianchi presenti sull’isola e per i quali eravamo costretti a marciare con fucile e pistola spararazzi.

Capiamo subito che sarebbe stata dura. Non tanto per lo sforzo fisico cui ci eravamo preparati adeguatamente prima della partenza, quanto per il clima freddo, molto freddo, durante tutto il viaggio. Le temperature sono oscillate dai -20 ai -35 sempre, e quando dico sempre intendo 24 ore su 24, di giorno e di notte. Gli unici momenti di lieve tepore li avevamo alla sera, durante quell’oretta in cui si cucinava e dove il piccolo fornelletto a paraffina scaldava l’interno della tenda dandoci un minimo di conforto.

Le giornate si sono susseguite in maniera abbastanza “monotona“ : sveglia, smontaggio del campo e preparazione per la partenza e poi la marcia di circa 6/7 ore. Alla sera si procedeva al rimontaggio del campo.
Tutte queste operazioni apparentemente banali diventavano decisamente complicate a quelle temperature, dove era impensabile stare fermi anche solo per pochi minuti. Il freddo pungente penetra nelle ossa e intorpidisce pericolosamente le estremità: sensazione che ci ha accompagnato per l’intero itinerario.

Il percorso originario che prevedeva un giro ad anello di circa 180km è stato leggermente modificato riducendolo di poco, ma inserendo 3 escursioni di scialpinismo su altrettante vette, per permetterci di ammirare e godere, dall’alto, l’immenso paesaggio e le desolate distese di ghiaccio e di pack,, impossibili da vedere marciando all’interno di lunghissime vallate.

Che dire? Un’avventura eccezionale che ci ha permesso di apprendere nuove tecniche e sperimentare materiali in un ambiente inquietante e affascinante allo stesso tempo completamente ghiacciato, dove la desolazione è assoluta e gli spazi immensi.

Due parole su Nobile:

Dimenticando le polemiche derivate dalla sua disavventura con il dirigibile “Italia” e il successivo recupero dei sopravvissuti della Tenda Rossa, è importante invece ricordare il suo apporto alle esplorazioni artiche: sorvolando per primo insieme ad Amundsen il polo nord. Non tutti sanno che fu il primo a produrre un paracadute di salvataggio in Italia, prendendo spunto da quelli francesi utilizzati per piloti di mongolfiera e di aereo, nella prima guerra mondiale.

Fabrizio Cocchi
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