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Pubblicato il 03/12/2018

FANO- ATTESTATO DI BENEMERENZA AD UN GRANATIERE DI EL ALAMEIN

RESTO DEL CARLINO
FANO E VAL CESANO pag. 18
Selvino Manoni, il superstite di El Alamein

Domenica 2 Dicembre 2018
L’unico granatiere vivente in provincia. Stamattina riceverà un attestato di benemerenza

– SAN COSTANZO – ERA il 28 gennaio 1942 quando, non ancora ventenne, il granatiere Selvino Manoni ( nella foto primo da sinistra, seduto, ndr) partì dalla sua San Costanzo per la guerra. «Prima ci mandarono a Viterbo, dove c’era un presidio del Reggimento Granatieri – racconta Manoni -. Poi, dopo circa 6 mesi partimmo per l’Egitto, dove combattemmo la battaglia di El Alamein, uno scontro terribile dove morirono tanti giovani soldati». Le giornate più tragiche, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, con numerosissime perdite sia tra le forze italo-tedesche guidate dal feldmaresciallo Erwin Rommel e l’Ottava armata britannica del generale Bernard Law Montgomery, che alla fine ebbe la meglio, segnando il punto di svolta nella campagna del Nordafrica, che poi si concluse nel maggio del ’43 con la resa definitiva delle forze dell’Asse italo-tedesco in Tunisia. «E’ stata davvero una battaglia drammatica. Ho visto morire molti miei coetanei e ho pensato che anche per me sarebbe stata la fine» riprende Selvino, ultimo granatiere vivente della provincia di Pesaro e Urbino, che oggi trascorrerà una giornata molto particolare. ALLE 10,15 arriveranno a casa sua il presidente della Sezione Granatieri di Pesaro Amato Borghi; Daniele Pierleoni, figlio del compianto granatiere urbinate Dileo Pierleoni, che partì da Viterbo per l’Egitto insieme a Manoni; e il sindaco Margherita Pedinelli. A Selvino verrà consegnata una statuetta in metallo raffigurante un granatiere del 1848, un attestato di benemerenza a firma del presidente nazionale dei granatieri di Sardegna Giovanni Grassino e una fotografia che lo ritrae insieme a Dileo Pierleoni poco prima della partenza per El Alamein. Il sindaco Margherita Pedinelli, da parte sua, riceverà un crest con lo stemma dei Granatieri di Sardegna. «SONO contento che queste autorevoli persone mi vengano a trovare – aggiunge Selvino, che l’altro ieri ha compiuto 96 anni e che ricorda con straordinaria lucidità le vicende accadutegli da più di un settantennio -. Il campo di concentramento di Tripoli, dove sono stato prigioniero fino alla fine della guerra è stato duro, ma i ricordi più brutti sono quelli di El Alamein… un vero massacro». In realtà anche dopo la fine della guerra (2 settembre 1945) per Selvino le vicissitudini non finirono. «Sono stato schedato tra i dispersi – ricorda – e riuscì a tornare a casa solo ad agosto del ’46». Oggi accanto alle autorità saranno con lui la moglie Ida, pimpante 91enne, e le figlie Nevia, Lorena e Maura. Sandro Franceschetti

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