OPINIONI

Condividi:

Pubblicato il 20/06/2018

FRA UN PO’ “SSO’ CAZZI” – IMMIGRAZIONE ANARCHICA IN ITALIA E FRANGE ISLAMISTE DISORDINATE: LA SALDATURA E’ VICINA

di corrado Corradi
Alcune ulteriori riflessioni su razzismo, clandestini e profughi.
Durante la mia esperienza di giovane emigrante, di adulto che tornava almeno due volte l’anno dai suoi genitori che erano rimasti in quella terra di emigrazione (il Marocco), di professionista in divisa e in borghese, mi sono più volte confrontato con esperienze che, per quegli aspetti di umanità che sottendono situazioni di combattimento in cui è coinvolta la popolazione civile, solleticano il sentimento. In uno di quei contesti, da rude soldato delle Forze Speciali d’Assalto, mi è capitato di rischiare senza ripensamenti la vita per aiutare una madre somala, con il suo bambino in braccio, ad imbarcarsi su un C130 già in fase di rullaggio per un tragico decollo dall’aeroporto di Mogadiscio dove poco prima eravamo atterrati per l’operazione di evacuazione della nostra ambasciata ormai allo stremo e alla mercé di bande di balordi di quel cesso di paese che è diventata la Somalia liberatasi dal giogo (ma va la!) della colonizzazione italiana e poi da quello del nostro patrocinio.
Da funzionario degli OO.II.SS., in Baghdad mi era capitato di scendere dalla mia auto blindata per far l’elemosina a un giovane iracheno senza braccia che sulla high-way di Baghdad chiedeva dignitosamente l’elemosina tra le auto in coda e che sorridendomi mi ha ringraziato, più per il gesto di esser sceso dalla mia auto (blindata) e avergli dato una pacca sulla spalla dicendogli “Allah ma’ak ya aakhii” (Dio è con te fratello mio!), che per i 100 dollari che gli ho infilato nel taschino della camicia


Giusto per ritornare sull’argomento più volte da me affrontato circa il razzismo e l’immigrazione clandestina.
No, non provo nessun senso di colpa e/o vergogna e nessun complesso per quello che le più belle anime di questo mondo dicono sia il mio cinismo che si rifiuta di condannare aprioristicamente la colonizzazione, che invece condanna quella che è stata la decolonizzazione anarchica e che esprime forte preoccupazione per questo flusso migratorio che non puo’ non spaventarci per la carica di aggressività che sottende la civiltà e la spiritualità della maggior parte degli sbarcati, nonché la predisposizione a delinquere. barcone-profughi
Quella madre somala che non sono riuscito ad afferrare (che non ci pensava nemmeno lontanamente di arrivare fino in Italia, si accontentava abbondantemente di un campo profughi in Kenia) e la composta e dignitosa mendicanza di quell’iracheno nell’inferno di Baghdad, spernacchiano in eterno il disonesto e molesto accattonaggio dello zingaro dotato di braccia che sosta davanti alle nostre chiese…. Quelle due persone, dicevo, costituiscono per me il perenne monito a chiamare la realtà con gli attributi che le sono propri, a titolo di esempio: lo zingaro nella maggior parte dei casi è dedito al latrocinio e induce le proprie donne e i propri bambini all’accattonaggio molesto; un’evidenza cosi’ palese che lo zingaro stesso non esita ad ammetterla spacciandola per attività imposta dalla necessità di sopravvivere in seno ad una società che gli nega un suo spazio… perché negare quest’evidenza quando è lo zingaro stesso che la confessa convinto di giustificarsi?
I somali dicono di se stessi che il somalo non dice mai la verità e quando la dice è perché si è sbagliato; per esperienza so che in linea generale è un’affermazione veritiera! E anch’essi sono dediti allo sfruttamento delle loro donne e dei loro bambini; gli zingari per il furto e l’accattonaggio e i somali per evitare il fuoco delle truppe nemiche alle quali hanno sparato da dietro lo scudo fornito loro da mogli e figli.

jenner


Qunato al razzismo: essere negri non è un difetto da attenuare (pero’ essere ipocriti, si’!) ma è una realtà dignitosa, inficiata dall’ipocrisia del termine “di colore”; sappiano le anime belle che, giustamente, i negri sono fieri della loro negritudine, come ne sarei fiero io se fossi negro, tuttavia, il negro che giunge in Italia da clandestino, prima di essere sicuramente negro e forse profugo, è sicuramente un clandestino; e qualsiasi persona di qualsiasi razza lo è se entra in un paese eludendo i controlli, a maggior ragione essendosi affidato a organizzazioni criminali.
Cosi’ come, senza volontà di offesa, non mi è spontaneo definire altrimenti che «negro» e «clandestino» il negro che giunge clandestinamente in Italia, (mi viene invece spontaneo guardarlo con un realistico moto di sospetto per il fatto che di clandestino trattasi e non di negro), altrettanto non mi verrebbe in mente di definire quel giovanotto arabo senza braccia un “diversamente abile” o un “portatore di handicap”, ma più semplicemente, senza ipocrisia, lo vedo per quel che è, un “mutilato” (che per far pipi’ ha bisogno di uno che gli tiri giù la patta dei pantaloni); e per quella mutilazione lo sento mio fratello perché anche se non sono stato io a procurargliela, sono convinto di portarne, almeno in infinitesima parte, la responsabilità, in forza delle mie mancanze di uomo e di cristiano che attentano all’armonia del creato.

Va da se che, nelle more del giusto sospetto (che deve innescare un adeguato controllo), il clandestino negro o arabo, musulmano o copto, qualora giungesse da clandestino in Italia, deve essere trattato con tutta l’umanità di cui è capace la nostra civiltà Cristiana… si ammetta pero’ che è frustrante dover sempre ricorrere a una chiosa cosi’ scontata solo per soddisfare il senso morale di quelle anime belle che vedono belli tutti tranne te!!
Quella madre somala e quel giovanotto arabo (inconscio spernacchiatore di falsi mendichi zingari) suggeriscono, nemmeno troppo sottovoce, anzi, con la voce squillante della realtà, che, specialmente il marocchino o il tunisino, nonché l’algerino, l’egiziano, ma anche il nigeriano, il nigerino, il ciadiano, etc, che giungono clandestinamente in Italia, non hanno scusanti tali da “titolarli” automaticamente profughi.

finti-profughi

Il pensiero di quella madre somala e di quel giovanotto arabo insiste nel suggerirmi: attenzione! la maggior parte dei migranti clandestini che giungono da voi impegnando una somma di 4-5000 dollari, lasciano il proprio paese attratti dal rutilante mondo propagandato da media e spettacoli tv occidentali, vogliono solo inserirsi nel tessuto del malaffare perché da voi pagano meno dazio e hanno aspettative di tornaconti più appetibili; e che la maggior parte dei clandestini che giungono da voi non fuggono la guerra ma inseguono una loro illusione più o meno onesta, ma non per forza giusta.

No, il mio cinismo non mi mette a disagio come uomo, tanto meno come italiano che guarda con preoccupazione ad una invasione strisciante di persone le quali solo in minima parte fuggono gli orrori della guerra mentre per la maggiore sono l’esatto contrario di quei migranti (come i miei genitori e tanti altri), mossi da onesto bisogno (non attratti dalla rutilanza delle immagini tv), che chiedono permesso prima di entrare e si accomodano educatamente e con discrezione, sempre timorosi di disturbare… e non si sognerebbero nemmeno lontanamente di pisciare nelle aiuole del paese che li ospita o di darsi al furto o all’accattonaggio molesto quando non a importunare le donne perché tanto sono puttane.
La realtà appena descritta, già di per sé preoccupante, ne sottende un’altra: cosa succederà quando le frange più islamiste dell’immigrazione anarchica in atto, si salderanno con la realtà disordinata delle comunità islamiche presenti nel nostro paese? Come si dice in gergo militare, poco elegante ma molto realista: so’ cazzi !!

Leggi anche