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Pubblicato il 04/02/2025

FRANCIA- POLEMICA SULLE UNIFORMI PRODOTTE IN MADAGASCAR

recensione di Antonello Gallisai



L’assegnazione di un appalto per la produzione di uniformi militari a un’azienda francese che esternalizza parte della sua produzione in Madagascar ha scatenato un acceso dibattito in Francia. Al centro della questione vi sono la salvaguardia del know-how nazionale e le conseguenze sull’occupazione locale, in un contesto in cui la delocalizzazione rappresenta una sfida cruciale per l’industria tessile nazionale.



Nel febbraio 2023, il Ministero delle Forze Armate ha avviato una gara d’appalto per la fornitura di uniformi destinate al personale militare della Francia metropolitana e della Corsica. Dopo la selezione, il contratto è stato assegnato a Paul Boyé Technologies , azienda con sede nell’Alta Garonna, specializzata nella produzione di equipaggiamenti per le forze armate.

Il Ministero ha sottolineato che l’accordo garantirà uniformi di alta qualità, con il 90% del valore aggiunto generato in Francia. Tuttavia, una parte significativa della produzione verrà realizzata in Madagascar , dove l’azienda impiega circa 1.000 persone, mentre in Francia lo stabilimento principale, a Labarthe-sur-Lèze, conta 200 dipendenti.

L’assegnazione dell’appalto ha avuto ripercussioni immediate. L’azienda Marck & Balsan , che in precedenza produceva le divise interamente in Francia, ha subito una pesante battuta d’arresto. La perdita del contratto ha portato alla chiusura del suo stabilimento di Calais , causando il licenziamento di 65 lavoratori .

Il direttore Laurent Marck ha espresso indignazione per la decisione, sottolineando come la sua azienda abbia già perso diversi appalti pubblici a favore di concorrenti che delocalizzano parte della produzione per ridurre i costi. La vicenda solleva interrogativi più ampi sulla competitività del settore tessile francese e sulla capacità del Paese di preservare il proprio know-how industriale ei posti di lavoro .


Delocalizzazione: necessità o minaccia?
Di fronte alle critiche, Paul Boyé , presidente dell’azienda vincitrice, ha difeso la sua strategia industriale, affermando che, in un mercato globalizzato, le imprese devono adattarsi alla concorrenza internazionale. Ha inoltre evidenziato che una produzione completa in Francia sarebbe problematica a causa della carenza di manodopera qualificata.

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