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Pubblicato il 16/01/2014

FUCILIERI DI MARINA: LA VERGOGNA AMMESSA DAGLI INDIANI MA NON DALLE NOSTRE AUTORITA’

«LA GIURISDIZIONE andava contestata al di fuori del processo e non nel processo. È questo l’errore fondamentale che ci ha messi nelle mani delle vischiose dinamiche politiche interne indiane, trasformando i marò in ostaggi. E l’abbiamo commesso per ben due volte». È duro il giudizio del professor Natalino Ronzitti, docente di diritto internazionale alla Luiss e consigliere dell’Istituto Affari Internazionali (Iai).

L’India dichiara : «Siamo imbarazzati per i ritardi»
I nostri Militari in servizio lasciati come ostaggi di un sistema giudiziario kafkiano, bizantino, incongruente di un paese ostile che meriterebbe contromisure

PARMA- La Corte Suprema indiana valuterà lunedì prossimo, sulla base della richiesta presentata dal governo italiano, se liberare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone per i ritardi nel processo. La notizia è arrivata ieri dalla rete Ndtv che ha anche intervistato il ministro degli Esteri indiano, Salma Khurshid, il quale ha ammesso di ritenere «imbarazzante» il ritardo accumulato dalla giustizia di New Delhi nell’avvio del processo contro i due fucilieri di Marina. «Quando lamentano che sono passati due anni e loro non sono stati neanche incriminati provo imbarazzo ma è a causa della complessità del nostro sistema giudiziario che noi non riusciamo a sottoporli ad un rapido processo», ha aggiunto il capo della diplomazia indiana.

Khurshid ha anche ricordato che l’India ha promesso all’Italia che i duefucilieri , in caso di condanna, non rischieranno la pena di morte. Martedì i legali di Latorre e Girone hanno inoltrato alla Corte Suprema indiana una petizione per la remissione delle accuse.

Per gli avvocati, la vicenda giudiziaria non deve proseguire considerando i ritardi nell’avvio del processo dovuti alla mancata presentazione di formali capi di accusa da parte del governo indiano.
I due Fucilieri secondo i legali, devono dunque essere lasciati liberi di rientrare in Italia.

L’agenzia investigativa indiana ha inizialmente presentato a carico dei marò italiani accuse di omicidio e tentato omicidio, senza però formalizzare fino ad oggi i capi di accusa. Khurshid ha dichiarato ieri che «i due Militari italiani possono avere ecceduto nelle loro funzioni, ma non sono terroristi». Una precisazione che va di pari passo al ricorso italiano, nel quale si chiede che la vicenda non rientri nel novero della legge antiterrorismo .

Anche il ministero dell’Interno indiano starebbe esaminando l’ipotesi di abbandonare per la presentazione dei capi d’accusa contro i marò l’uso della Legge per la repressione della pirateria che prevede automaticamente la pena di morte. Se confermato, si escluderebbe dal processo la polizia antiterrorismo Nia. L’inviato del governo per la vicenda dei marò, Staffan de Mistura, lascerà oggi New Delhi per rientrare a Roma per consultazioni legate agli ultimi sviluppi del caso. La sensazione è che la decisione della Corte Suprema potrebbe essere favor

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