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Pubblicato il 25/01/2014

GENITORI: INTERNET IL NUOVO ORCO CHE DISTRAE I RAGAZZI


ROMA- E’ stato presentato ieri da Agcom e Censis un libro-ricerca di cinquecento pagine di analisi e scenari utili a fotografare il rapporto tra bambini e PC, introdotto dal presidente dell’Agcom Angelo Marcello Cardani. Le notizie non sono confortanti :
Più del 40% dei ragazzi 17enni gio­ca a poker online, oltre due su dieci vanno abitualmente su siti pornografici e metà di loro passa fino a tre ore davanti ai videogio­chi e,magari, il genitore li crede davanti al computer per una ricerca scolastica (solo il 25% dei ragazzi apprezza delle rete le e­normi potenzialità per lo studio).

L’altra faccia della ricerca dice che gli ado­lescenti italiani alle nuove tecnologie chie­dono leggerezza e svago, ma soprattutto – ot­to su dieci – vorrebbero maggiori controlli per evitare che diventino nocivi.

ANCHE GLI ADULTI CATTURATI DAL PEGGIO DI INTERNET
Quasi un terzo degli adulti passa davanti ai giochi offline tre ore al giorno che in certi ca­si (2%) diventano anche il doppio. Stessa mu­sica per lo svago cercato in rete, dove la metà degli adulti vive almeno due ore al giorno e un altro 23% fino a 4. I genitori ammettono di controllare assiduamente pc (65%) e vi­deofonini (70%), consapevoli non solo del loro ruolo educativo, ma anche della corre­lazione tra i contenuti dei media e lo sban­damento morale della propria prole (62%). E quattro su dieci chiedono a gran voce una tv più pedagogica, oltre che mag­giori strumenti che li aiutino a controllare i ragazzi online.


Elisa Manna
«Così a rischio il futuro di tutti»
L’intervista
«Troppi messaggi mediatici fuorvianti. Che ne sarà dei cittadini di domani?»

ROMA
Ne va dei cittadini di domani. Ecco per­ché un tema tanto importante merita u­na legge quadro che dia strumenti più incisivi. Elisa Manna, curatore per il Censis del Libro Bianco non ha alcun dubbio: davanti a genitori che sembrano controllori ossessivi, ma che in realtà vivono un senso di impoten­za sui messaggi che arrivano dai media, si co­minci dal fare una legge.

Quale è il dato più evidente della vostra ri­cerca?

Una contraddizione di fondo. I genitori han­no interiorizzato l’idea che debbano control­lare quello che i ragazzi fanno, e dicono di far­lo, ma in realtà emerge che i figli hanno libe­ro accesso ai diversi media, che il parental con­trol viene usato da una percentuale che oscil­la dal 9 al 20, con i maschi che vengono la­sciati liberi di vedere qualunque cosa.

Quali sono i rischi?

Sicuramente la visione di contenuti violenti. La violenza sui media può non solo favorire at­teggiamenti aggressivi nell’immediato, ma in­durre una concezione violenta della vita, in­cidere sulle gerarchie di valori e sul modo di interagire con gli altri. Altro rischio è la por­nografia violenta, che ha delle conseguenze molto pesanti sul rapporto da adulto del con­sumatore nei confronti della partner. L’ag­gressività, inoltre, può produrre diversi effet­ti: un processo di vittimizzazione, cioè la ten­denza ad avere paura di tutto. Ancora più in­quietante l’effetto spettatore, cioè un atteg­giamento di desensibilizzazione, il diventare di ghiaccio a forza di assistere ad azioni vio­lente.

Quale risultato l’ha colpita di più?

Il silenzio assordante dei media sulla disabi­lità. Se ne parla pochissimo, qualche volta e­merge qualche caso problematico, ma non c’è assolutamente attenzione al vissuto della per­sona diversamente abile, che può avere una vi­ta piena. In genere viene strumentalizzata dai media o su internet vediamo contenuti of­fensivi nei loro confronti.

E quali sono le conseguenze?

Sui minori questo silenzio ha un effetto enor­me, perché i ragazzi si convincono che l’esi­stenza è fatta di giovinezza, felicità e bellezza e quindi hanno una rimozione per tutto quel­lo che è il mondo dei problemi, delle difficoltà che però fanno parte della vita. Questo da a­dulti incide parecchio, perché non si saranno maturate le esperienze e le capacità per fron­teggiare una situazione di sofferenza, che pri­ma o poi capita a tutti.

Come invertire la rotta?

Credo che il tema meriti una legge quadro in cui si riprendano le fila del discorso, dalla com­missione cinema, al comitato Media e mino­ri che ha bisogno di strumento più forte tra le mani, al Cnu e all’Agcom. La complessità del tema e la sua centralità per lo sviluppo delle nuove generazioni, infatti, non riguarda solo le famiglie, comunque perno fondamentale, ma tutta la democrazia. I ragazzi saranno i cit­tadini di domani e se avranno la testa farcita di sciocchezze saranno apatici, insensibili, in­capaci di partecipare alla vita politica.

Alessia Guerrieri

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