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Pubblicato il 14/01/2015

GLI ANARCHICI DI HEBDO CONDANNATI DAL TRIBUNALE RELIGIOSO EGIZIANO

Charlie Hebdo, numero del 7 gennaio, che pubblica nuove caricature di Maometto è accompagnato dalla condanna della “casa della fatwa” egiziana, la Dar el Iftaa, l’autorità del Cairo che emette gli editti religiosi: «È una provocazione non giustificabile dei sentimenti di 1,5 miliardi di musulmani nel mondo» attacca l’istituzione islamica presieduta dal Mufti d’Egitto, che prevede «una nuova ondata di ostilità in seno alla società francese e occidentale» e l’aumento di «sentimenti di odio e di razzismo tra musulmani e altri». Da Londra il predicatore radicale islamico Anjem Choudary commenta la copertina che raffigura Maometto in lacrime mentre mostra il cartello “Je suis Charlie” definendola un «atto di guerra». «Ridicolizzare il profeta è un attacco al suo onore, se un simile comportamento fosse portato di fronte a un tribunale della sharia comporterebbe la pena capitale». Rabbiosa anche la reazione del sito islamico palestinese Quds.net all’anticipazione della copertina da parte del quotidiano israeliano Haaretz: vignetta offuscata e accuse di «provocare» i fedeli musulmani nel mondo. E mentre Charlie Hebdo si prepara a distribuire tre milioni di copie in 16 lingue, un altro storico settimanale satirico francese, Le Canard Enchaîné, un secolo di vita, annuncia con una breve di avere ricevuto minacce: «Adesso tocca a voi, vi taglieremo con l’accetta». Un nuovo allarme che provoca l’immediato rafforzamento delle misure di sicurezza attorno alla redazione e l’apertura di una inchiesta.
Nella redazione decimata dall’attacco feroce dei fratelli Kouachi, ospite del quotidiano Liberation, è il momento della commozione, temperata dalla voglia di riscatto. «Volevamo fare vignette che ci facessero ridere, e non solo disegnare sulla spinga emotiva e simbolica» racconta Luz, autore del Maometto che campeggia sulla copertina, sovrastato da una iscrizione: “Tout est pardonne”, “È tutto perdonato”. «Maometto è il mio personaggio, che ci ha permesso di essere trattati come grandi cavalieri bianchi della libertà di stampa, ma anche come irresponsabili, provocatori – spiega -. Ma noi siamo disegnatori: tutti hanno disegnato, come ogni bambino, ma a un certo punto hanno perso la capacità di guardare il mondo da una certa distanza. Fare Charlie è guardare al mondo con una certa distanza. Ho disegnato Maometto che piange, e ho pianto anch’io. Avevo trovato la soluzione, ed era la nostra soluzione: non quello che gli altri volevano che noi facessimo».
E il Maometto di Luz ha una caratteristica: «È simpatico, più simpatico di quello dei terroristi. È un brav’uomo che piange» spiega il disegnatore, e di nuovo scoppia in lacrime. La rivista, 16 pagine, sarà stampata in francese, italiano e turco. La versione in inglese, spagnolo e arabo sarà disponibile on line. Spunta intanto un nuovo agghiacciante video girato dopo il massacro al giornal
e. Il filmato, mandato in onda dalla Cnn, mostra Said e Cherif Kouachi fermarsi con la Clio nera con cui sono fuggiti dopo la strage e caricare i mitra mentre urlano «Abbiamo vendicato il profeta Maometto». Davanti a loro una macchina della polizia. I due salgono sulla Clio e iniziano a sparare contro la volante che indietreggia.

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