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Pubblicato il 23/08/2014

GLI ERRORI CHE FECERO SCOPPIARE LE GUERRE

1914. Fanti francesi durante la Battaglia della Marna: secondo Gareth Rubin lo scontro fu deciso dall’errore di una spia tedesca
Dalle mitragliatrici che vanno a benzina agli «inediti» già editi, dai testi scritti nel prossimo secolo ai sommergibilli volanti: ecco lo stupidario del pressapochismo editoriale


Storiografia

Orrori di stampa: divulgatori e traduttori tra svarioni, gaffe e comicità involontaria

I libri di storia sono non di rado lardellati di vere e proprie perle. Abbiamo cercato di risalire ai casi più eclatanti di sciatteria editoriale degli ultimi anni, e ne è uscito questo vademecum che potrebbe essere intitolato “stupidario storiografico”. Perfino il sommo Indro Montanelli ha incespicato. Un caso, su tutti: ne L’Italia del-l’Asse, scritto con Mario Cervi e ristampato infinite volte, spicca un’inesattezza che avrebbe potuto essere agevolmente corretta da Rizzoli nel corso di decenni. Vi si legge infatti che, quando morì il 1° marzo 1938, a Gabriele D’Annunzio mancavano pochi giorni per compiere 74 anni. Peccato che gli anni del Vate fossero 75, ma pazienza.

Anche i principi della narrazione storica, come Arrigo Petacco e Antonio Spinosa, hanno spesso farcito le loro opere di lacune e imprecisioni, per non dire di veri e propri capitomboli. Cominciamo da Spinosa, scomparso nel 2009. Nel suo volume su Vittorio Emanuele III, passando in rassegna i rami cadetti di Casa Savoia, citò il duca d’Ascoli, che però non esiste. Poi, a proposito di una donna sabauda che divenne regina del Portogallo nel XII secolo, la chiamò Mafalda anziché Matilde. E, nella biografia del Duce, Spinosa confuse Anna Kuliscioff con Angelica Balabanoff.
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Quanto a Petacco, autore fortunato e prolifico, prendiamo uno dei suoi testi forse meno celebri, quello sul carteggio Churchill-Mussolini</b>

Dear Benito, caro Winston, edito da Mondadori nel 1985. In poche pagine, troviamo un florilegio di errori. Petacco colloca infatti la morte dei due partigiani Neri e Gianna, grandi protagonisti sulla scena di Dongo, tra il 27 aprile e il 2 maggio 1945: in realtà, il primo fu tolto di mezzo il 7 maggio, mentre la seconda fu ammazzata un mese e mezzo più tardi, il 23 giugno. Poi scrive che la massiccia operazione di riproduzione dei documenti sequestrati al Duce nelle ore dell’epilogo sarebbe avvenuta nella “Fototecnica di Gallarate”, mentre invece si trattava del laboratorio Ballarate di Como. Anche i divulgatori di nuova generazione non sono da meno. Mimmo Franzinelli si segnala per il volume rizzoliano dei diari di Claretta Petacci, pubblicato nel 2011, dove riesce a definire Margherita Sarfatti, di origini ebraico-veneziane, «l’intellettuale fiorentina ». La stessa Rizzoli ha commesso una gaffe piuttosto grave, nel libro Dux di Roberto Olla, uscito nel marzo del 2012. Nel testo, mi viene attribuita la paternità di un virgolettato, in qualità di curatore di un nuovo volume dei diari della Petacci: notizia infondata.

Un altro capitolo riguarda i falsi scoop dei divulgatori storici. Intendiamoci: la tentazione del ‘colpaccio’ non risparmia neanche l’autore di questo articolo, e un infortunio può sempre capitare a chiunque. Ma la serie degli scivoloni è talmente lunga, da consigliare una sana prudenza, soprattutto nell’abbordare temi e testi ritenuti ‘inediti’. Proprio di recente, La Repubblica ha lanciato come ‘inedito’ uno scritto di Sciascia che tale non era, perché già diffuso per radio. Alla fine degli anni Settanta Arrigo Petacco, su Panorama, presentò a sua volta come una novità assoluta i rapporti diplomatici redatti dal maggiore Giuseppe Renzetti,

il quale, dalla nostra ambasciata a Berlino, operò come trait d’union tra il Duce e il Führer. In realtà i documenti, di grande interesse, furono già resi noti da Renzo De Felice nel suo Mussolini e Hitler, i rapporti segreti 1922-1933, volume pubblicato la prima volta da Le Monnier nel 1975 e riproposto di recente da Laterza. Sulla buccia di banana cadde anche Gian Franco Venè che, su Panorama del 6 maggio 1990, spacciò per inedito il memoriale di don Enea Mainetti, il sacerdote di Musso, sul lago di Como, che per primo colse la presenza di Mussolini nella colonna di tedeschi e italiani che venne fermata, alle porte di Dongo, nella mattinata del 27 aprile 1945.

Da ultimo, qualche cenno alle audaci imprese di editor e traduttori. “Come ti assassino un romanziere”, potrebbe essere rititolato Missione compiuta, storia della squadra di un bombardiere durante la Seconda guerra mondiale, scritto da John Steinbeck nel 1942 e ripubblicato da Bompiani lo scorso anno. Si legge che, per difendersi, l’aereo B-17, la famosa Fortezza Volante della Boeing, aveva «quattro mitragliatrici Browning bicilindriche calibro 50 e due monocilindriche Browning calibro 50». Si tratta dello scoop del secolo, ossia l’annuncio dell’esistenza, finora ignorata dagli storici, delle mitragliatrici con motore a scoppio… Probabilmente, nel testo inglese si leggeva « cylinder », cioè “canna”, e il traduttore ha scritto “cilindro” senza che, nella catena di montaggio del lavoro redazionale, nessun editor con un minimo di preparazione tecnica specifica intervenisse a parare il rigore.

Volete un altro esempio di avventurismo librario? La Nuova Editoriale Florence Press, lo scorso settembre, ha impresso la riedizione di un testo classico di Franco Bandini, Tecnica della sconfitta, un best seller che ai tempi della sua prima apparizione per i tipi della Sugar, nel 1963, vendette 150 mila copie. L’opera, in apparenza molto curata, contiene alcuni gioielli: sia la presentazione di Gianni Bonini sia l’introduzione firmata da Franco Cardini sono datate «Firenze, 25  luglio 21 03». Lanciate così, non sembrano refusi, ma profezie di antiveggenti. Poi uno sfoglia le pagine interne e trova Dunkerque scritto sempre «Dunquerque ». Né è stata da meno la milanese Res Gestae, che ha mandato in libreria Altamente confidenziale, ovvero la raccolta in due tomi dei carteggi di Stalin con Churchill, Roosevelt, Truman e Attlee. Peccato che, in copertina, il nome del premier britannico Attlee sia storpiato in «Atlee». Un brutto biglietto da visita, per una pubblicazione di 770 pagine che costa 38 euro.

Infortuni di questa gravità sono capitati anche a Mursia, dove, nella quarta di copertina del riedito libro di Gianfranco Bianchi

Come e perché cadde il fascismo, viene postdatata di un mese, al 10 luglio 1940, l’entrata in guerra dell’Italia. La giovane casa editrice Odoya nella sua produzione ha inanellato una lunga serie di scivoloni, specie negli apparati come le didascalie delle foto, scambiando marinai britannici per soldati dell’Afrika Korps, convogli navali italiani per convogli alleati, per tacere dei sommergibili «abbattuti» e della foto di un Mussolini ritratto «a Siracusa il 10 luglio 1943»: il giorno dello sbarco angloamericano in Sicilia.

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