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Pubblicato il 22/10/2020

I CAVALIERI PARACADUTISTI RICORDANO IL “CAVALLO D’ITALIA” – FECE LA CARICA DI ISBUNSCHENSKIJ


Il 21 ottobre del 1960, nella caserma ‘Polonio’ di Merano, vecchia sede del reggimento Savoia Cavalleria (3°), perdeva la vita Albino, il ‘cavallo d’Italia’ , reduce della seconda guerra mondiale fatta al seguito dei Cavalieri.

I Cavalieri paracadutisti lo ricordano nel nome del connubio soldato-cavallo che racconta di una storia fatta di fedeltà, docilità , affetto e spirito di sacrificio anche dell’animale montato dal Cavaliere. Era nato nel 1932 in maremma.Partecipò con il Savoia Cavalleria alla campagna di Russia dove, nell’agosto del 1942, prese parte alla carica di Isbunschenskij. Rientrato in Italia fortunosamente fu ritrovato da alcuni Ufficiali presso un contadino e riportato nei ranghi del Reggimento dove visse fino alla sua morte e dove è tutt’ora (imbalsamato). Il Corriere dei Piccoli negli anni 50 gli dedicò alcune strisce di fumetti. Alla sua morte arrivarono al giornalino numerose lettere di bambini che scrissero da tutta Italia. Il colonnello Luigi Mirelli di Teora, 62° Comandante del Reggimento, fece stampare una partecipazione a lutto e numerosi giornalisti ripresero sulla carta stampata la storia di Albino. Venne imbalsamato e trovò un posto d’onore nel museo del Reparto. Quando il Reggimento si trasferì nell’attuale sede di Grosseto, Albino si trasferì con esso.

Ecco il testo che parla di lui ai visitatori:

Io sono ALBINO nato nel 1932 assegnato da puledro al Reggimento Savoia Cavalleria 3°, ove ho imparato ad essere orgoglioso, generoso e coraggioso come tutti cavalli ed i Cavalieri che hanno avuto l’onore di servire questo Reggimento fino dal 1692. Il mio occhio cieco conserva luminosa l’immagine del glorioso Stendardo – la mia gamba lancina per la ferita da guerra: orgoglio di combattente – le mie orecchie odono sempre la tromba del CARICAT ed il grido incitatore degli squadroni al galoppo verso la morte, la gloria e la vittoria – la mia groppa porta ancora la sella affardellata ed in arcione è sempre FANTINI, il sergente maggiore che colpito a morte tenne la punta della sciabola verso il nemico in fuga – la mia memoria vive del ricordo di tutti gli eroici Cavalieri che nella leggendaria carica di Isbuschenskij scrissero col sangue la piu bella la più gloriosa pagina di Storia della cavalleria di tutto il mondo. Ringrazio il Reggimento “Gorizia Cavalleria 3°” per avermi concesso di trascorrere la vecchiaia nella scuderia del mio Colonnello Bettoni comandante ad Isbuschenskij, ed auguro “bonnes nuovelles” al Reggimento, allo Stendardo ed ai suoi cavalli corazzati.

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