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Pubblicato il 30/01/2015

I FUNERALI DI ALESSANDRO SOLIMINE: IL DOLORE DEI PARACADUTISTI

IL TIRRENO del 30 Gennaio 2014
LIVORNO. Baschi amaranto, tute mimetiche lungo le quali scivolano lacrime, commozione, pioggia e silenzio. Dentro alla caserma Vannucci erano in 800, tutti sull’attenti, chi fisicamente chi solo con il pensiero e il ricordo, per l’ultimo saluto ad Alessandro Solimine, del nono reggimento “Col Moschin” originario di Torino, marito e padre di due figli, morto tragicamente lunedì pomeriggio in un incidente stradale sul viale D’Annunzio, a Pisa .
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Spiega durante l’omelia don Marco Menin, cappellano della Folgore, rivolgendosi ai figli del paracadutista, seduti in prima fila abbracciati a mamma Daniela. “Fate il vostro dovere costi quel che costi. Esiste per ciascuno un compito che va svolto: tenete caro questo progetto. Il progetto è affidato a voi.Quelli che avevano la tempra di Alessandro si comportavano abbracciando un compito per farne una missione. Accanto a questo comandamento c’è un secondo ammonimento: non siamo super uomini ma uomini. Alla vanità – diceva – bisogna aderire alla vita reale. Lui amava la campagna, ed è una una metafora di chi tiene i piedi per terra. L’ultimo testamento spirituale racchiude una dose di saggezza. Si tratta di non prendersela. E come? Affrontando le disavventure con il sorriso, fermare la sofferenza e reagire per continuare a vivere. E ancora: porre un limite oltre il dolore, affinché il male non invada quel confine. Ecco perché è necessario che il bene sia la luce che piano piano darà un senso a questo dolore”.
Impossibile contenere gli amici e i commilitoni all’interno della cappella della caserma, ecco perché per l’ultimo saluto, i vertici della Folgore hanno allestito la camera ardente all’interno della sala cinema dove il parà è stato portato a spalla, avvolto dalla bandiera tricolore dai colleghi. In una lunga marcia funebre immersa nel silenzio e nelle nuvole. “Alessandro – va avanti il parroco citando il vangelo di Matteo – l’ho conosciuto in questi giorni, ma solo indirettamente . L’uomo non è fatto per la morte ma per la vita. Siamo creati per qualcosa che va oltre e lui lo sapeva. La maggior vittoria è quella che si riporta giorno dopo giorno vincendo con le nostre debolezza. E lui ha sfidato ogni giorno la vita per un mondo migliore. Non è facile – rosegue – credere alla meta, ma alzando il capo nella fede incontriamo Alessandro. Il suo volto illumina e si fa parola. Dandoci la forza per guardare il domani”.

Al termine della cerimonia la salma dell’incursore del Col Moschin è stata trasferita al cimitero dei Lupi per la cremazione.




Un’inchiesta per ricostruire lo schianto
La Procura di Pisa ha già indagato con l’accusa di omicidio colposo il conducente dell’altra auto

LIVORNO Sarà l’inchiesta aperta dalla Procura di Pisa a ricostruire dinamica ed eventuali responsabilità dello schianto mortale avvenuto lunedì pomeriggio sul viale D’Annunzio e nel quale ha per so la vita l’incursore del nono reggimento Col Moschin Alessandro Solimine. Per il momento il pubblico ministero ha iscritto nel registro degli indagati il conducente della Renaul Megane, David Rizzo, 45 anni, di Tirrenia. L’uomo era diretto verso casa quando ha raccontato di essersi trovato di fronte la Fiat Panda guidata dal paracadutista residente in via del Larderel. All’indomani dell’incidente, la Procura ha disposto l’autopsia. La necessità dell’esame autoptico è stata considerata dalla per stabilire con certezza l’entità delle lesioni sia interne sia a livello di fratture ossee in modo da ricostruire con precisione l’andatura della Renault Megane. L’unica cosa certa che emerge dalle indagini è che il militare sia morto sul colpo. Il guidatore della Renault ai vigili urbani che hanno effettuato i rilievi dell’incidente ha dichiarato di aver visto all’improvviso l’auto di Solimine in mezzo alla strada e di non essere riuscito a evitarla. Sulla velocità della Megane si concentrano le attività della Procura. Il punto di impatto è a una settantina di metri dal luogo in cui le due auto si sono fermate. La Panda stava facendo inversione a “u” per dirigersi verso il litorale in un tratto con la linea discontinua. La Megane l’ha centrata in pieno sulla fiancata destra sbalzandola per decine di metri. Ecco perché, molto probabilmente servirà una perizia tecnica per ricostruire quello che è avvenuto. Dunque velocità e manovra della macchina della vittima al centro degli accertamenti. Solo quando la consulenza sarà consegnata in Procura, il pubblico ministero deciderà se procedere con la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del conducente della Renault Megane oppure archiviare la posizione del quarantacinquenne nel caso in cui il suo comportamento alla guida non abbia direttamente causato il decesso dell’incursore del Col Moschin.

TIRRENO.SOLIMINE

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