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Pubblicato il 06/03/2015

I GENITORI DEL CAPORALE TONY DRAGO INSISTONO PER AVERE CHIAREZZA SULLA MORTE DEL LORO FIGLIO

SIRACUSA

il caporale Tony Drago -paracadutista ANPDI – è morto suicida (secondo la prima versione ufficiale) in una caserma dell’Esercito a Roma.

I GENITORI  DI TONY DRAGO  NON CREDONO AL SUICIDIO

 

L’l’ipotesi che Tony si sia lanciato dalla finestra dei bagni in disuso della palazzina 24 della caserma Sabatini del Lancieri Montebello a Roma  sembra surreale. Qualche dubbio emerge anche dai risultati dell’autopsia. Secondo la ricostruzione,  Tony Drago in un momento imprecisato della notte tra il 5 e il 6 luglio dello scorso anno si sarebbe lanciato nel vuoto dal secondo piano della palazzina della caserma nella quale alloggiava il suo squadrone.
L’allarme è stato lanciato alle 6.30 del 6 luglio.
«Tony – ricorda la madre – è stato trovato con le braccia a protezione del torace, assumendo la posizione indicata in caso di lancio con il paracadute. Sulla schiena sono presenti alcune ferite che non sono compatibili con la caduta e che non risalgono al giorno del ritrovamento ma sono precedenti. Ma anche il corpo è stato trovato fuori asse rispetto alla finestra da cui, dicono, si sarebbe lanciato». E poi quelle fratture alle mani. Identiche: primo, quarto e quinto dito, sulla mano destra e su quella sinistra. In diverse circostanze la mamma Sara e il marito Alfredo sono andati a Roma proprio per sollecitare le indagini e ottenere una vera ricostruzione dell’accaduto.   L’armadietto del caporale Drago non è mai stato posto sotto sequestro. Del personal computer che aveva a disposizione nella prima fase delle indagini non c’è stata alcuna traccia «la cui esistenza – dice Alfredo Pappalardo – è stata addirittura negata inizialmente».
Ma perché l’ipotesi del suicidio, secondo la famiglia, è assolutamente da scartare lo spiega ancora la mamma. «Era stato in licenza pochi giorni prima – dice Sara Intranuovo – e non aveva dato nessun segno di particolare sofferenza. Al suo rientro aveva chiesto di prolungare la sua presenza nell’esercito per un altro anno. La sera prima della morte era andato in discoteca. Non mi sembrano comportamenti di chi ha deciso di non avere più un futuro». A Roma poi, Tony, aveva quella che la stessa mamma Sara definisce una seconda famiglia. «La fidanzata e i genitori di lei – spiega -. È vero che con la fidanzata il rapporto attraversava una fase complicata, ma questo non giustifica la decisione di togliersi la vita. Per niente».

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