OPINIONI

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Pubblicato il 06/09/2010

I MILLE VOLTI DEL PARACADUTISMO


di WALTER AMATOBENE


Letto su IL MESSAGGERO DI LATINA del 5 settembre 2010.
Una signorina di nome Roberta Mancino afferma di volersi lanciare dalla Torre Pontina di Latina e dal Colosseo “per far conoscere il paracadutismo”

PARMA- Pochi mesi orsono, nel giro di una settimana qualcuno si lanciò col paracadute dalla torre civica di Cremona e da quella di Siena. Nel secondo caso, rischiando la collisione con alcuni turisti che passavano sotto. Diversi Istruttori, e qualche campione, parlarono di incoscienza e cattivo esempio, che dà del paracadutismo una immagine sbagliata, praticato gente incosciente e che non rispetta le leggi, mentre il lancio “tradizionale” è una disciplina altamente formativa, moderna e molto sicura, se praticata seguendo le regole tecniche e del buon senso.

Purtroppo la specialità conta i suoi morti sempre più frequentemente: da Gennaio 2010 sino a ieri sera si registrano sette incidenti mortali avvenuti nelle zone lancio di tutta Italia. Le cause?: manovre spericolate, violazione di alcune norme di sicurezza a vela aperta e uso improprio del paracadute, magari troppo tecnico o troppo veloce rispetto alle proprie conoscenze.

I giornali , come se la confusione non bastase, definiscono “molto esperti” quelli che, come il povero diciassettenne AVIGLIANO, hanno poco più di sessanta lanci, dàndo l’idea di una disciplina dove è facile aumentare velocemente la propria tecnica. Tutti volgiono dire la loro, e gli utenti sono confusi.

A meno di 24 ore dall’ultimo incidente causato dall’ennesimo errore, IL MESSAGGERO DI LATINA dedica -INOPPORTUNAMENTE- un terzo di pagina ad una signorina di nome Roberta Mancino, che afferma di volersi lanciare dalla Torre Pontina di Latina e dal Colosseo “per far conoscere il paracadutismo”. Mi chiedo: il “base jumping” è paracadutismo? C’era bisogno di questo articolo all’indomani della morte di una ragazzo a Pontecagnano?
Davvero si deve far conoscere il paracadutismo attraverso il lancio dai monumenti? Qualcuno ha autorizzato la signorina Mancino a rappresentare la Federazione o l’Aeroclub, unici organismi che hanno potere e mandato giuridico di farlo?

L’autorevole quotidiano registra -senza commentarle- le frasi pronunciate dalla bella Mancino che nel tempo libero posa nuda per MAX e Playboy, mentre sarebbe stato il caso di pubblicare anche il parere di un esperto istruttore, che mettesse in guardia dai desideri spericolati della bella paracadutista.

Penso sia venuto il momento per la federazione e l’associazione istruttori, e magari l’ANPDI che è titolare di alcune scuole, di riassumere il controllo e la rappresentanza di una specialità che sta prendendo una pericolosa deriva. Prematuro abbandono dei lanci assistiti, prove per la licenza mal sostenute e -in alcuni casi- cessione di paracadute “tecnici” che sono armi letali se non conosciuti a fondo: sono solo alcuni degli argomenti che hanno bisogno di regolamentazione.

“Prima gli allievi prendono la licenza e prima gli istruttori scaricano le responsabilità in caso di incidente su di loro, dice sconsolato un anziano istruttore-paracadutista parmigiano con migliaia di lanci alle spale.

Il Paracadutismo secondo alcuni -noi compresi- è una disciplina della mente e del corpo, come lo yoga o le arti marziali, che dovrebbe insegnare autocontrollo , padronanza e serenità nelle situazioni estreme attraverso un rapporto stretto e mai interrotto tra maestro ed allievo.

Una volta era proprio così: l’ex allievo manteneva con il suo “maestro” un rapporto quasi lorenziano ( vi ricordate lo scienziato dell’imprinting?): continuava a scambiare e condividere con lui esperienze e commenti, aumentando la sua capacità progressivamente e diventando a sua volta un esempio.

Basta andare in molte aviosuperfici per vedere manovre azzardate e comportamenti pericolosi, fatti da giovani allievi o neo-licenziati, se non addirittura da istruttori, che spesso sono i primi a dare il cattivo esempio.

La lettera di Paolo Haim,della BFU di Reggio Emilia, da noi pubblicata pochi giorni fa, superava un tabù: gli istruttori sono chiamati a prendere decisioni e provvedimenti e a dare l’esempio, con urgenza.

Mi diceva un paracadutista milanese che gira le aviosuperfici del Nord “In questa situazione di autogestione, se qualcuno fosse più severo i paracadutisti andrebbero da qualche altra parte. E l’aereo come lo riempirebbero? I leasing e le spese come le pagherebbero? Ci vogliono regole valide su tutto il territorio nazionale, come in Svizzera o in Francia, per evitare che qualche furbetto ne approfitti ruband clienti ai più rigorosi. E ci vogliono controlli regolari.”

E arriviamo finalmente al pezzo dell’articolo del MESSAGGERO ( Latina) di oggi, che ha dato lo spunto a questo articolo. A voi gli ulteriori commenti ( scrivete in redazione)

IL MESSAGGERO- Latina del 5 Settembre 2010, pag 33

L’impresa che la Mancino vorrebbe compiere in Italia, sia per la spettacolarità, sia per far conoscere il paracadutismo è quella di lanciarsi dai monumenti storici, come il Colosseo e la Torre di Pisa, fino al grattacielo più alto del mondo che si trova a Dubai (828 metri di altezza). «Ho effettuato più di 5.500 lanci in nove anni. Non è un azzardo – dice Roberta – questi sono lanci tecnici, semplici, e con un buon equipaggiamento per me è una passeggiata». In Italia ha lavorato nel cinema come comparsa nel film Elisa di Rivombrosa, ad esempio, ma ha dovuto stracciare diversi contratti come modella perché costretta a lasciare la sua passione. «Lo sport estremo è rischioso ma non ci rinuncio – dice Roberta – io sono anche collaudatrice delle “tute alari”, che consentono di planare aumentando il tempo di permanenza in volo, inventate e progettate da Patric de Gayardon, campione di paracadutismo acrobatico e praticante di base jumping come me, morto durante un lancio di prova della sua tuta. Il rischio appartiene allo sport estremo, ne sono consapevole». Progetti futuri? «Continuando a insegnare freefly. Mi piacerebbe diventare una stunt- conclude Roberta – lavorare nei film d’azione, e, in Italia, togliermi lo sfizio di lanciarmi dal Colosseo». La prossima inaugurazione della Torre Pontina, il grattacielo in costruzione di fronte al Latina Fiori, terzo in Italia dopo Palazzo Lombardia e la Torre Telecom Italia a Napoli, potrebbe essere la base per il lancio numero zero.

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