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Pubblicato il 12/09/2014

I PARACADUTISTI CALABRESI , SICILIANI E… TREVIGIANI INIZIANO LA MARCIA DELLO ZILASTRO

 

COSENZA- Come ogni anno i paracadutisti della X Zona ANPD’I, che raggruppa Sicilia e Calabria, insieme a quelli trevigiani, cui sono legati da solidi rapporti di cameratismo , hanno iniziato stamane la lunga marcia che li porterà Sabato sera nei pressi della piana dello Zilastro, dove avvenne l’ultima battaglia dei Paracadutisti dopo l’8 settembre.
I nostri attraverseranno i severi monti della Sila, ricchi di vere e proprie foreste e sentieri non facilissimi.

Il nucleo ci sta inviando fotografie sul percorso. Il tempo di scaricarle.


LA BATTAGLIA DELLO ZILASTRO

Fatto d’armi quasi sconosciuto, in un’Italia ormai allo sfascio, ebbe come protagonisti 400 uomini comandati dal Cap. Gianfranco Conati, nobile figura d’uomo e di fiero soldato, che invece di arrendersi senza combattere come fecero altri Reparti della difesa costiera nei pressi di Melito, decise di attaccare a sorpresa i Canadesi superiori per numero (5000) e meglio equipaggiati nei pressi di Gambarie (alba del 4 Settembre) per poi ritirarsi attraverso i boschi dell’Aspromonte verso Platì con l’intenzione di ricongiungersi al Comando di Reggimento non rinunciando contemporaneamente a condurre vere e proprie azioni di guerriglia contro il nemico (Gambarie “Scido“ S. Cristina d’Aspromonte).
All’attacco del 4 Settembre seguì una estenuante marcia di 4 giorni attraverso i dirupi e le cime scoscese dell’Aspromonte, a corto di viveri e di tutto, dormendo all’addiaccio sotto una pioggia incessante che rendeva fradice le uniformi, asciugate addosso soltanto dal sole del mattino seguente.
La sera del sette Settembre i Paracadutisti stremati raggiunsero il nodo stradale che dal piano dello Zillastro, a cavallo tra Platì e Oppido Mamertina, domina il versante ionico e tirrenico e lì si accamparono, non rendendosi conto di essere in mezzo ai Canadesi che nel frattempo li avevano preceduti.
L’indomani mattina si resero conto di essere circondati dal nemico ed ecco che cominciò furiosa la Battaglia nella quale, su un fronte molto esteso, i Paracadutisti si prodigarono contro un nemico soverchiante e al grido di Nembo si mossero contro le postazioni nemiche.
Il primo a penetrare nello schieramento nemico fu proprio il Comandante di Battaglione, il Cap. Conati che venne fatto prigioniero.
Il comando venne assunto dal Cap. Michele Diaz il quale guidò tutti gli attacchi e con l’apporto del Plotone mitraglieri e del Plotone mortai da ’81, guidati dai S. Ten. Lucifora e Moleti riuscì anche a mettere al silenzio una postazione di mitragliatrici.
Poco dopo vicino al S. Ten. Lucifora cadde proprio il vice comandante del plotone mitraglieri, il Serg. M. Luigi Pappacoda, napoletano.
Caddero anche il Cap. Ludovico Picolli de’ Grandi e il Parà Vittorio Albanese nel tentativo non riuscito di liberare il Com. di Battaglione Cap. Conati.
In seguito il Cap. Picolli verrà decorato di medaglia d’argento alla memoria mentre verranno decorati con medaglia di bronzo il Serg. M. Luigi Pappacoda e il Parà Vittorio Albanese.
Solo vero le nove del mattino, quando anche le ultime bombe a mano erano state lanciate e le ultime cartucce erano state sparate, iniziò lo sganciamento che portò i Paracadutisti a discendere verso Platì dove furono accolti dalla popolazione ansiosa, e dove seppero che proprio mentre stavano combattendo era già entrato in vigore (senza che loro lo sapessero) l’armistizio firmato il 3 Settembre a Cassibile in Sicilia dal Gen. Castellano, evento questo che rendeva ciò che era successo ancora più assurdo e paradossale e che sembrava aver reso inutile quest’ultima Battaglia dei Paracadutisti Italiani, unico Reparto che nell’Italia meridionale abbia affrontato le forze Anglo “ Americane che si inchinarono di fronte allo sfortunato valore di questo piccolo ma valoroso Reparto.

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