OPINIONI

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Pubblicato il 04/07/2016

ISIS: I PESHMERGA SI RIPRENDONO IL CURDISTAN CASA PER CASA . ” NON FACCIAMO PRIGIONIERI”

PESHMERGA di Walter Amatobene

Battuti in Afganistan, i talebani si sono spostati in Pakistan. Cacciati dalle città siriane e iraqene, stanno esfiltrando in Europa e nelle regioni limitrofe, riproducendosi come metastasi e generando una pericolosa disseminazione di cellule non dormienti. La “cura” dei Peshemrga curdi , che hanno liberato il loro territorio è semplice:
“Non facciamo prigionieri”.
Questo mi ha detto un loro Ufficiale, incontrato ad uno dei tanti check point nei dintorni di Mosul , durante un mio viaggio di fine giugno per motivi di lavoro. Il popolo curdo combatte da sempre. Ha subìto nel 2014 la invasione dell’isis per 16 mesi , con gravissime sofferenze della popolazione, nella indifferenza generale. Non avevano armi, erano osteggiati da Bagdad e da Ankara e ignorati dalla “comunità internazionale”; solo da pochi mesi gli sono arrivati vecchi kalashnikov dall’Italia, insieme ad un po’ di armi anticarro e qualche equipaggiamento.
Per il resto fanno da soli, fedeli al motto che sta nel loro nome “contro la morte”. Anche se talvolta senza stipendio- nel 2015 per nove mesi- i soldati curdi vanno al fronte a turni, anche da volontari e respingono i tagliagole casa per casa.
Hanno liberato tutte le zone nei dintorni di Mosul e fra poco si riprenderanno anche il centro di quella cittadina, dopo Falluja, che è stata riconquistata da pochi giorni .
In Siria i curdi fanno quello che le coalizioni non fanno, insieme ai soldati russi: combattono e uccidono il nemico. Quando parla uno di loro, bisogna credergli, perchè sono guerrieri ( e guerriere) da sempre. Il Curdistan non è integralista, non è fanatico: lo si capisce dalla completa assenza di burqa e di capigliature,barbe ed abbigliamenti tipici del musulmano più che osservante. Si vive bene, le città sono pulite e la guerra la tengono lontana, a prezzo di grandi sacrifici.
”Non abbiamo né le risorse finanziarie, né quelle umane, né le carceri, per portare nel nostro territorio il nemico islamista jidahista e -magari-consentirgli di attecchire. La storia insegna che c’è un solo modo per vincere un nemico sgusciante, che varca i confini e scappa e radica nuovamente: ucciderlo.
Quello che sta accadendo in Europa, in Pakistan e negli altri paesi che confinano con le aree calde, lo dimostra. Ogni nemico risparmiato è un futuro nemico” . Non so se questo è l’orientamento di tutto l’esercito curdo o di quel singolo reparto, ma.. come dargli torto?

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