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Pubblicato il 30/12/2014

I TAGLIAGOLE DELL’IS PUBBLICANO UNA INTERVISTA AL PILOTA IN LORO MANI

PARMA- Viene chiamato da chi lo interroga “apostata” e “assassino”. o il pilota giordano del caccia della coalizione internazionale abbattuto dai delinquenti dell’IS il 24 dicembre nel nord della Siria. Il sedicente “Lo stato islamico” ha pubblicato un’intervista al pilota sull’ultimo numero di ‘Dabiq’, il suo magazine ufficiale online in lingua inglese, all’indomani del lancio di un sondaggio-choc sul web in cui i jihadisti chiedono ‘consigli’ ai loro sostenitori su come ucciderlo.

“Il mio nome è Muadh Yusuf al-Kasasibah. Sono giordano, di al-Karak. Sono nato nel 1988 e ho 26 anni”, dice il pilota all’inizio dell’intervista, durante la quale viene sempre indicato come “apostata”. Al-Kasasibah parla brevemente della sua formazione e del suo percorso nelle forze armate giordane per poi arrivare alla questione del suo ruolo nei raid e in particolare della missione che era stato chiamato a svolgere prima di essere abbattuto.

“Eravamo stati informati della missione il giorno prima alle 16. Il nostro ruolo era distruggere qualsiasi arma contraerea e fornire copertura in caso fossero comparsi jet nemici”, racconta il pilota giordano. L’intervista è aperta da una sua immagine con indosso la tuta arancione che ricorda quella dei detenuti a Guantanamo e che ormai è diventata un simbolo per i prigionieri in mano all’Is.

Nelle pagine successive, si trovano altre foto di al-Kasasibah, accompagnate da didascalie. In una viene riproposto il suo tesserino militare, in un’altra c’è l’immagine del pilota accanto a un’auto e sullo sfondo un jet. Nell’ultima, il “pilota dei Crociati” appare insieme ad altri colleghi mentre stringe la mano al re giordano Abdullah II.

L’intervista prosegue con al-Kasasibah che spiega di essere decollato dalla base aerea irachena di Muwaffaq al-Salti e di essere stato colpito da “un missile anti-aereo a ricerca termica”, mentre volava a bassa quota.

“Mi sono lanciato con il paracadute, sono atterrato nel fiume Eufrate e poi sono stato catturato dai soldati dell’Is”, aggiunge il pilota che sottolinea poi quali paesi arabi e in che modo partecipano alla missione: “La Giordania con gli F-16, gli Emirati con una versione aggiornata degli F-16 dotati di missili a guida laser, i sauditi con F-15 dotati di missili a guida laser, il Kuwait con aerei da rifornimento, il Bahrain con gli F-16, il Marocco con gli F-16 aggiornati, il Qatar e l’Oman”.

Secondo il pilota giordano, gli aerei della coalizione decollano da varie basi, in particolare da quelle situate in Kuwait, Arabia Saudita e Bahrain. “Ci sono anche aeroporti designati per atterraggi di emergenza – afferma – come quelli di Azraq in Giordania, Ar’ar in Arabia Saudita, l’aeroporto internazionale di Baghdad e un aeroporto in Turchia – di cui ho dimenticato il nome – che si trova a circa 100 chilometri dal confine siriano”.

“E i crociati quali basi usano?”, chiede l’intervistatore. “Alcuni jet americani e francesi decollano dalle basi Principe Hassan e Muwaffaq al-Salti. Alcuni aerei americani decollano anche dalla Turchia”, è la risposta.

Al-Kasasibah rivela quindi che un pilota americano è morto in una missione all’inizio di dicembre schiantandosi in Giordania per un problema tecnica in un giorno di “forte nebbia”. L’ultima domanda suona come una condanna a morte per il pilota giordano. L’intervistatore chiede infatti ad al-Kasasibah se sa cosa faranno con lui i jihadisti dell’Is e il pilota replica: “Si…mi uccideranno…”.
isis.sanpietro1

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