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Pubblicato il 09/04/2014

IL CAPORALMAGGIORE DEE “LE IENE” PARLA AL QUOTIDIANO “LA NUOVA SARDEGNA”

LA NUOVA SARDEGNA del 9 Aprile 2014
Prima di tutto, l’ex soldato della “Sassari” Leonardo Bitti risponde a una domanda precisa: «Perché di questa storia parlo soltanto adesso, a così tanto tempo dai fatti? Beh, da ragazzo, con l’incoscienza della gioventù, magari vedevo le cose in maniera diversa. Oggi che sono diventato avvocato, con studi a Roma e a Viterbo, dopo aver lasciato l’esercito dove ho prestato servizio per 23 anni, ho maggiori consapevolezze rispetto a 10 anni fa in Iraq. E quando dalle Iene mi hanno chiamato, ho pensato di non tirarmi indietro. Naturalmente lo rifarò, se lo si riterrà opportuno, anche con la magistratura: non ho dimenticato quel che ho visto nelle settimane successive alla strage di Nassiriya». Che grado aveva in Iraq? «Caporale maggiore capo scelto: il massimo che un graduato di truppa può raggiungere. Io ho fatto la leva nella “Sassari”. E poi mi sono raffermato». Ha partecipato ad altre missioni all’estero? «Sì. Dopo il Kosovo sono stato anche decorato: croce di bronzo al valore per aver partecipato a un conflitto a fuoco con l’autista di Karadzic, all’epoca accusato di crimini contro l’umanità». Ha studiato durante il servizio militare? «Sino a laurearmi in giurisprudenza e a fare pratica legale nello studio dell’avvocato sassarese Giacomo Crovetti». Quando ha lasciato le forze armate? «Sono fuori da 2 anni, dopo 6 passati a rappresentare i miei commilitoni a Roma nel Cocer». Com’è nato il contatto con Luigi Pelazza delle Iene? «Ci conoscevamo proprio perché anche lui, quand’era carabiniere, aveva fatto parte degli organismi di rappresentanza dei militari». Conferma tutte le dichiarazioni fatte nel servizio andato in onda mercoledì scorso? «Certo: perché non dovrei? Naturalmente parlo solo delle cose delle quali sono stato a conoscenza». Come mai lei all’epoca da semplice graduato ha avuto accesso a un’area considerata top secret? «Perché anche in quella zona, che dista grosso modo un chilometro dal posto dov’era il comando della “Sassari” a Nassiriya, ho avuto l’autorizzazione a occuparmi dei servizi di logistica ai quali ero addetto: gruppi elettrogeni, filtraggi delle acque del fiume Eufrate, altri supporti di questo genere». Fino a quando ha potuto vedere militari italiani e prigionieri in quella “centrale”? «Ribadisco intanto che non ho mai visto detenuti torturati o maltrattati. Invece, da metà novembre 2003 a fine febbraio 2004, ho notato spesso questi incursori della Marina e questi soldati del Col Moschin e del San Marco che tra loro si chiamavano non per nome ma in codice». Quali altri ricordi conserva? «Loro giravano spesso senza divise e senza mostrare i gradi. E i prigionieri, in quella casa bianca, portavano segni che facevano pensare alle percosse subite»

DUBBIO ED OPINIONE DELLA REDAZIONE DI CONGEDATIFOLGORE.COM:
Il caporalmaggiore Bitti, che ha parlato con i giornalisti dopo anni dal momento in cui dice di avere visto la zona top secret di Nassirya, è forse in cerca di notorietà, ora che ha uno studio di avvocato? Esprimiamo solidarietà ai reparti citati dal nostro loquace ex caporalmaggiore.

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