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Pubblicato il 18/03/2014

IL COCER CARABINIERI IN COMPLETO DISACCORDO CON I METODI SCELTI DAI GOVERNI PER AFFRONTARE IL TEMA DELLA SICUREZZA

PARMA
I delegati del Consiglio Centrale di Rappresentanza dell’Arma dei carabinieri hanno diffuso un comunicato assai severo circa la politica di risparmio:

«Il Cocer carabinieri sottolinea la necessità di approntare una serie di strategie condivise al fine di concedere un po’ di respiro al comparto sicurezza e difesa che assurdamente è stato penalizzato più di altri settori come quello della magistratura e della pubblica istruzione. La sospensione economica che riguarda, il contratto, l’avanzamento di carriera e l’assegno di funzione, colpisce tutto il personale a vari livelli anche dirigenziali».

«Inoltre – spiegano i delegati – per via di una spending review insensata, a fronte della diminuzione dei capitoli di bilancio, l’Arma ha dovuto chiudere, accorpare e rimodulare diversi presidi, ai danni non solo delle comunità locali ma anche verso i carabinieri che ve ne prestavano servizio, mentre oggi, grazie al presidente del Consiglio apprendiamo con viva soddisfazione che le casse dello non sono più vuote, come apparivano nel 2010, quando con decreto legge 78/2010, l’allora governo Berlusconi decise con urgenza e per finalità di contenimento della spesa pubblica di bloccare le dinamiche salariali e di avanzamento del comparto sicurezza e difesa, senza alcun confronto con le Rappresentanze militari. E’ questa l’equità sociale riservata ai difensori dello Stato?».

«Il Cocer carabinieri chiede al Consiglio dei ministri, un chiarimento sulle voci di una possibile, assurda e gravante manovra economica per quanto attiene l’unificazione delle due forze di polizia, rammentando che omologa situazione resa dallo Stato francese, riguardante l’attuato accorpamento della polizia con la gerdarmeria, non ha portato effetti economici di cassa, anzi semmai li ha aumentati».

«I carabinieri – prosegue la nota – sono stanchi di essere attori di copioni scritti da registi e scrittori che poco o nulla sanno sul tema della sicurezza. La speranza è nel futuro, la speranza è nel cambiamento, con la consapevolezza che gli scrittori e i registi, che si avvicendano ad ogni elezione popolare o non, capiscano finalmente che in un paese dove nulla è più sicuro, dove i valori decrescono e dove i furbi si arricchiscono, avere uomini e donne che credono nella Bandiera italiana, che credono nei valori sociali ed umani e per tali sono pronti a sacrificare i loro cari ed anche la propria vita, è segno di civiltà, è segno di patriottismo è segno di sicurezza, la quale parola deve essere coltivata e preservata come un albero secolare e non tranciata come una siepe spinosa. Sarà questa la “svolta buona”?».

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