CRONACA AGGIORNATA OGNI ORA

Condividi:

Pubblicato il 24/01/2014

IL CORDOGLIO DELLA MARINA MILITARE PER LA MORTE DEL GENERALE CALLLIGARIS E DEL TENENTE POZZI


Il Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio di squadra Giuseppe De Giorgi, a nome della Marina Militare e suo personale, esprime ai familiari del generale Giangiacomo Calligaris e del tenente Paolo Lozzi, all’Esercito ed in particolare alle sua Aviazione, la propria affettuosa vicinanza e partecipazione per il gravissimo lutto che li ha colpiti.

RICORDO DI UN AMICO
di Gian Andrea Gaiani direttore di ANALISI DIFESA

Vieni a fare un giro nel quartiere più “in” di Nassiryah?. L’invito del generale Giangiacomo Calligaris, all’epoca vicecomandante della brigata aeromobile Friuli schierata in Iraq, era di quelli che un reporter non poteva rifiutare. Specie se si considera che erano trascorsi poche settimane dall’ultima battaglia dei ponti che aveva reso molto tesa la situazione nella città irachena. Ovviamente il quartiere “in” non era il più “figo” di Nassiryah ma il più in-sicuro e in-stabile perché controllato dalle milizie sciite guidate da Aws al-Kafaji che avevano dato filo da torcere agli italiani in tre battaglie combattute tra aprile e agosto 2004. Un’area off-limits per tutti gli estranei alle milizie, inclusi i giornalisti, anche se Calligaris vi entrava regolarmente con la sua scorta per “mostrar bandiera” e far vedere ai miliziani che il nostro contingente era lì e teneva gli occhi aperti. Brillante, acuto e “ragionevolmente spavaldo” come si conviene a un bersagliere divenuto pilota, Giangiacomo Calligaris era un vero personaggio, elegante nei modi ma con un sorriso da “simpatica canaglia” che, soprattutto le donne, trovavano irresistibile.

Lo avevo conosciuto in Kosovo, nel 1999, dove trattava con i peggiori tagliagole della zona inclusi i capi bastone albanesi-kosovari, un po’ partigiani un po’ banditi. A Pec guidava la Joint Implementation Commission istituita dalla NATO per cercare di far dialogare le diverse comunità e impedire ulteriori bagni di sangue. Giangiacomo era dotato di grandi capacità militari e di rare qualità umane inclusa la dote di far sentire importanti le persone con le quali aveva a che fare. Caratteristiche che unite a un carisma e a una simpatia innati gli hanno permesso di “conquistare i cuori e le menti” di chi ha prestato servizio sotto il suo comando. A Bologna, dove ha guidato la brigata aeromobile Friuli, ha lasciato un ricordo indelebile creando un contesto di relazioni tra l’unità militare e il tessuto sociale cittadino e regionale senza precedenti. Innovatore, riuscì a organizzare e promuovere eventi importanti trovando gli sponsor necessari molti anni prima che qualcuno pensasse di creare Spa per vendere i “loghi” delle Forze armate.

Al Comando operativo di vertice interforze, dove ha ricoperto l’incarico di capo reparto operazioni, ha pianificato e seguito da vicino tutte le missioni oltremare dall’Afghanistan alla Libia. Un incarico ideale per un ufficiale che fin dalla missione in libano nel 1982 aveva improntato all’operatività il suo essere soldato e che a 57 anni stava continuando la sua carriera nel modo migliore per un pilota, al comando dell’Aviazione dell’Esercito. E’ morto ieri, insieme al tenente Paolo Lozzi, 25 anni, in un incidente durante un volo di addestramento nei pressi di Viterbo.

Nella tragedia straziante che colpisce la sua famiglia è solo un lieve conforto sapere che se n’è andato da soldato, da pilota e da comandante.

Foto: G. Gaiani, Nano Press e Esercito Italiano

Leggi anche