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Pubblicato il 17/01/2022

IL FASCINO DELLE “ALI” STRANIERE 6° parte LA RAPID REACTION BRIGADE DELLA REPUBBLICA CECA

1999
Con la dissoluzione dell’impero Sovietico, molti Paesi dell’ex Patto di Varsavia, negli anni 90’ chiesero e ottennero di entrare nella NATO. E’ il caso della Repubblica Ceca, dove nel 1999, dopo le varie esperienze in altri teatri ( vedi http://bit.ly/elenco_brevetti_esteri ) il destino ci portò ad una esercitazione di aviolancio con la 4th Rapid Reaction Brigade di quel Paese.

I CONTATTI

Le date più importanti precedenti questa nuova avventura furono il 31 Marzo 1991, quando ufficialmente si sciolse il Patto di Varsavia, il 10 Gennaio 1994 quando la NATO approvò la proposta USA di “partnership for peace” rivolta ai Paesi dell’ex Unione Sovietica e dell’est europeo, il 16 Novembre 1997 dove al vertice NATO di Madrid i Capi di Stato e di Governo invitarono la Repubblica Ceca, l’Ungheria e la Polonia ad iniziare il negoziato di adesione alla NATO ed infine il 12 Marzo1999 quando i tre Stati entrarono ufficialmente nella NATO.


Nei nostri numerosi contatti, da anni intrattenevamo rapporti di amicizia con un Ufficiale Italiano che ultimamente era stato destinato proprio alla nostra Ambasciata Italiana di Praga per l’allora Sismi, il quale riuscì a farci avere un contatto con il Ten.Col. Josef Malon, Ufficiale di collegamento della 4.Brigàda Richlého Nasazenì, paracadutista e istruttore, al quale scrissi immediatamente chiedendo la possibilità di partecipare ad una esercitazione di paracadutismo con i loro Soldati. Con grande sorpresa ricevetti in tempi brevissimi l’invito a partecipare ad una settimana addestrativa riservata agli istruttori che si sarebbe tenuta di lì a poco; probabilmente l’invito giunse così rapidamente vista la recentissima adesione del Paese alla NATO. Preparammo così in fretta la richiesta al nostro SMD per l’uso dell’Uniforme all’estero per il Personale in congedo, come da normativa in vigore in quegli anni, supportati dal nostro contatto all’Ambasciata d’Italia a Praga, che ottenemmo rapidamente.

LA BRIGATA

All’epoca del nostro viaggio (Agosto 1999) la 4° Brigata di Reazione Rapida era la punta di diamante delle FFAA Ceche. Costituitasi nel Gennaio 1994 e all’epoca forte di 7 Battaglioni operativi e 3 di supporto, venne impegnata in molte missioni all’estero (IFOR, SFOR); all’interno del 43° Battaglione vi era anche la componente paracadutistica, il 43° Vysadkovy Pluk erede del Reggimento di Paracadutisti nato nel 1947. Ancora oggi il 43° Reggimento aviotrasportato fa parte delle forze di terra dell’esercito della Repubblica Ceca; si tratta di un’unità aviotrasportata commando in grado di condurre operazioni di attacco con maggiore forza offensiva rispetto alle unità aviotrasportate convenzionali.
Oggi la Brigata fa parte della Allied Rapid Reaction Corp dell’Alleanza Atlantica.


I LANCI
Se da una parte l’invito a partecipare ad una settimana addestrativa con gli istruttori di paracadutismo solleticava il nostro interesse, dall’altra ci metteva un po’ in soggezione, volendo comunque fare una bella impressione con nostri nuovi Alleati.
I contatti telefonici con il Ten. Col. Malon, al quale spiegai in anticipo che nessuno di noi aveva la qualifica di istruttore di paracadutismo, mi rassicurarono. Domenica 8 Agosto 1999 partimmo quindi in 6 su di un mini van appositamente affittato per l’occasione, giungendo in serata nella bella cittadina di České Budějovice, nella parte sud occidentale della Repubblica Ceca, non troppo distante dai confini con la Germania e con l’Austria. I pernottamenti erano stati organizzati in un Hotel convenzionato con il Reparto dove la sera incontrammo il Ten. Col. Malon, che subito ci mise a nostro agio chiamandoci e chiedendo di essere chiamato per nome di battesimo. Durante tutta la nostra permanenza fummo trattati come ospiti di riguardo, con sincera amicizia e cameratismo, senza quella spocchia e quella irritante sensazione di essere guardati dall’alto in basso che alle volte ci aveva accompagnato in altri Paesi. Anche la nostra inconscia diffidenza nata dalla rispettiva appartenenza a blocchi contrapposti, si sciolse come neve al sole.


La mattina del Lunedì 9 Agosto, venimmo condotti alla base dell’Aeronautica di Planá dove venimmo presentati agli istruttori li convenuti per la settimana addestrativa; ci spiegarono che la sola Brigata contava 30 dei 70 istruttori di paracadutismo in organico all’Esercito, i quali erano obbligati a frequentare dei corsi periodici per mantenere la qualifica. Ogni istruttore vantava almeno 1000 lanci, sia con ala sia con tondo ed il Colonnello circa 3000. Subito venimmo affidati ad un giovane istruttore che ci spiegava, per la verità un po’ sommariamente in un pessimo inglese, il funzionamento del paracadute principale a calotta emisferica OVP 80, di produzione nazionale, caratterizzato da una elevatissima manovrabilità, con due comandi anteriori per l’avanzamento e due comandi posteriori per l’arretramento. Il paracadute aveva una velatura di circa 75 mq ed una bassa porosità che lo faceva scendere ad una velocità relativa piuttosto bassa di 3-4 m/sec. Le altre caratteristiche peculiari del paracadute erano: atterraggio a favore di vento, fune di vincolo che apriva automaticamente un pilotino stabilizzatore, una maniglia per l’apertura della vela principale dopo un tempo prefissato (preventivamente stabilito in fase di briefing) e una valvola di sicurezza di produzione russa, per l’apertura automatica della vela principale in caso di inattività del Militare (malore etc).


Tutte queste differenze rispetto ai vari paracadute “occidentali” da noi usati in altri Paesi, ci misero un po’ in difficoltà nei primi lanci svoltisi dalla porta assiale dell’aereo Antonov 26 alla discreta velocità di 320 km/h (per vedere un breve video sui lanci clikkare su https://bit.ly/lanci_czechrepublic ) all’altitudine di 1000 metri. Già il primo giorno riuscimmo tutti a fare 3 decolli, con qualche atterraggio… sugli alberi, fortunatamente senza grossi inconvenienti. Una volta presa la mano però, ci rendemmo conto della estrema manovrabilità e confort del materiale, che permetteva degli atterraggi molto precisi e non troppo rudi.
Le procedure in aereo erano molto meno scandite che da noi, lasciando al primo alla porta la decisione di saltare (dopo la luce gialla, rossa e verde) senza l’intervento del DL.
Appena atterrati notavamo con stupore che i paracadute venivano presi in carico dagli istruttori, che subito li ripiegavano e ce li affidavano nuovamente per il prossimo decollo. Mentre aspettavamo, vedevamo (e soprattutto sentivamo…) l’ultimo Mig 23 in dotazione al Paese che si esibiva in alcuni “touch and go”.


I giorni si succedevano rapidi, permettendoci di continuare a fare i lanci con i nostri Amici della Repubblica Ceca, sia dall’aereo Antonov 26 (in una giornata piovosa, in attesa del miglioramento del meteo, ci avvicinammo senza problemi all’aereo simulando un carico del nostro mini van dalla porta assiale come potete vedere nelle foto allegate…), sia dall’elicottero Mil Mi-17 di produzione Russa. L’elicottero, usato in molti Paesi dell’ex Patto di Varsavia e non solo, probabilmente è uno degli elicotteri militari più utilizzati al mondo, (in 79 Paesi in versione Militare e 12 Paesi in versione para-militare secondo wikipedia) usato anche dalle Special Forces USA durante la fase inziale dell’operazione “Enduring Freedom”. L’aeromobile prodotta e venduta in tutto il mondo ancora ai giorni nostri, destinata al trasporto mezzi/materiali/truppe e in questo caso al lancio di paracadutisti, privilegia come spesso succede con i mezzi Russi, la robustezza, la semplicità, la limitata necessità di manutenzione, la limitata e rustica avionica a scapito della comodità. L’elicottero da noi utilizzato aveva all’interno un grossissimo serbatoio che limitava la capienza e soprattutto, dovendo utilizzare la porta laterale per i lanci (il Mil Mi-17 non ha portellone assiale) di dimensione veramente piccole, ci obbligava a pericolose contorsioni per l’uscita. Alcuni di noi chiesero di effettuare anche dei lanci in TCL ad apertura comandata, utilizzando il paracadute OVP-68-76°, subito assecondati dai nostri istruttori, dalla quota di 1200 metri.
Purtroppo anche con una discreta esperienza, gli incidenti possono succedere. Al secondo giorno di lanci, uno di noi in fase di atterraggio, probabilmente sbilanciato da una raffica di vento, nel cadere all’indietro appoggiò malamente il polso, fratturandolo. Devo dire che anche in questo caso l’assistenza degli Amici Cechi fu all’altezza: subito portato in ospedale in ambulanza, veniva operato per ridurre la frattura. Una volta rientrato in Italia con noi e sottoposto a controlli, non ebbe mai più problemi o fastidi.


NON SOLO LANCI

Durante la nostra permanenza ci venne offerto di provare le armi leggere in dotazione alla Brigata, cosa che naturalmente accettammo prontamente. Un pomeriggio venimmo quindi condotti nel poligono di Tabor, dove, senza limiti di tempo e soprattutto di colpi, potemmo provare la pistola CZ in calibro 9mm Makarov (9×18), il fucile d’assalto SA58 (simile al più conosciuto AK47) in cal. 7,62×39 e diversi tipi di mitragliatrici tra cui la UKL 59 in cal. 7,62×54. Tutte armi spartane, rustiche, affidabili ma con alcune carenze sulla precisione del tiro.

Per ricambiare almeno parzialmente la squisita ospitalità, su suggerimento del nostro contatto, invitammo il Ten. Col. Malon con alcuni Suoi Ufficiali ad una apprezzatissima serata nel castello del 13° secolo di Hluboká, nella bassa Boemia.
Un altro bellissimo pomeriggio lo passammo a Pilsen, bevendo litri della famosa birra Pilsner Urquell.
L’ultimo giorno della nostra permanenza, il Venerdì 13 Agosto, era previsto un lancio nelle acque di un lago non troppo distante dalla zona di decollo, ma a causa dell’indisponibilità dell’aeromobile, il lancio venne poi spiantato. Per prepararci però, oltre ad indossare il previsto salvagente da collo, ci fu suggerito di indossare le scarpe da tennis, onde evitare di rovinare gli stivaletti da lancio. Peccato che al rientro alla base di Planá ci aspettava il Comandante della base stessa, il Col. Havel che era accompagnato dal Vice-Capo di SM dell’Aeronautica, Col. Jiri Zabransky che, saputo della nostra presenza in base, ci voleva conoscere. Con le scarpe da tennis ai piedi, in Uniforme SCBT presentai la forza, accolto inizialmente da una leggera incurvatura delle sopracciglia del Comandante, subito rientrata dopo la spiegazione del “nostro” Ten.Col. Malon!



Il Sabato mattina, dopo aver salutato i nostri Amici con la promessa di incontrarci nuovamente (cosa che in effetti feci durante un mio viaggio di lavoro, incontrando il Col. Malon che nel frattempo era stato trasferito a Praga allo SM), rientrammo in Italia, non senza aver acquistato nei pressi del confine Cekia-Austria una quantità industriale di mirtilli neri, da vecchie signore che vendevano il raccolto della foresta nei pressi della strada, all’incredibile cifra di 5 Marchi tedeschi.

Durante la nostra visita in Repubblica Ceca si Brevettarono 6 Paracadutisti Italiani con 12 lanci, ad eccezione del malcapitato che aveva rotto il polso al suo 4° lancio.

Cap. Danilo Fumagalli

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