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Pubblicato il 18/01/2014

IL FUTURISMO ITALIANO A NEW YORK. NEL MANIFESTO UN PARACADUTISTA

NEW YORK Arriva dal Friuli Venezia Giulia il quadro simbolo della grande mostra americana sul Futurismo italiano. “The Italian Futurism 1909-1944”, che verrà inaugurata il 21 febbraio al Guggenheim Museum di New York, ha scelto come immagine per il manifesto “Prima che il paracadute si apra” di Tullio Crali, che fa parte della collezione della Galleria d’arte moderna di Udine.

Il dipinto è un’opera figurativa dipinta su compensato con tecnica a olio. Realizzata nel 1939 è una delle più affascinanti espressione dell’aeropittura futurista di Tullio Crali, nato nel 1910 a Igalo, un piccolo paese delle Bocche di Cattaro, dove il padre di origine zaratina lavorava temporaneamente. Vissuto a Zara fino al 1922, in seguito si era trasferito con la famiglia a Gorizia.

La scoperta del Futurismo risale a quando aveva 15 anni: studente all’Istituto tecnico goriziano, era stato influenzato nei suoi primi lavori da Giacomo Balla e Enrico Prampolini. L’artista è morto a Milano il 5 agosto del Duemila. Il quadro, uno dei pezzi importanti della Gam di Udine, raffigura un paracadutista in volo prima che apra il paracadute. Le braccia aperte, alla ricerca di stabilità nella discesa libera, descrivono un arco. Il paracadutista veste una divisa anni ’40, porta un caschetto di cuoio e degli occhiali con la montatura d’acciaio. Le gambe sono piegate al ginocchio e tra loro sovrapposte per poter meglio fendere il vento mantenendo corretta la traiettoria. Il braccio destro è sfumato dalla velocità.

Grazie alla mostra “The Italian Futurism 1909-1944”, che aprirà i battenti il 21 febbraio febbraio al Guggenheim Museum di New York, l’intera produzione del movimento futurista sarà presentata per la prima volta negli Stati Uniti, con una selezione di 300 opere che resteranno visitabili per sette mesi .

La curatrice della mostra è Vivien M. Greene, studiosa delle avanguardie europee che qualche anno fa presentò al Guggenheim l’enigmatico quadro “Materia”, di Umberto Boccioni.

Tra i maggiori esponenti del movimento ci saranno Umberto Boccioni, Gino Severini, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Fortunato Depero. «È un mito – spiega Vivien M. Greene – che il Futurismo esistesse solo negli anni Dieci; infatti, il secondo Futurismo, negli anni Venti e negli anni Trenta, è stato un movimento molto ricco; e soltanto con la guerra e la morte di Marinetti si chiude questa tappa della storia italiana». Sarà una rassegna completa, che annovera le testimonianze artistiche del rinnovamento a vasto raggio che i futuristi operarono in numerosi campi: l’architettura, il teatro, la poesia, l’arte tipografica, l’editoria, la fotografia, la cartellonistica pubblicitaria, l’arredamento, la moda, la costumistica di scena e persino la cucina: «La mostra comprende ceramiche, fotografia, design, mobili, architettura, film teatro, performance e un accenno importante alle serate. Perché sono queste cose che rendono il Futurismo un’avanguardia veramente diversa rispetto ad altre avanguardie storiche» ha commentato la curatrice. Fra gli oggetti e le opere esposte al Guggenheim, lo storico Manifesto del Futurismo italiano: l’articolo apparso su “Le Figaro” a firma di Marinetti. «Sono convinta che Marinetti abbia anticipato Warhol. Anzi, era Warhol prima di Warhol»,

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