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Pubblicato il 03/09/2018

IL GENERALE CARABINIERE PARACADUTISTA ANTONINO TROIA PRESENTA UNA INNOVATIVA TECNICA DI DIFESA A FUOCO

ROMA- IN occasione di uno stage dimostrativo delle sue innovative tecniche di tiro istintivo ( acquistate il libro) , Antonino Troia , generale dei carabinieri paracadutisti, in congedo da pochi mesi, rilascia qualche dichiarazione anche a Simone Tramonte, giornalista de L’ESPRESSO che la riporta nel numero in edicola questa settimana, dedicato al porto d’armi e alle nuove regole in arrivo: ecco lo stralcio che lo riguarda

ESPRESSO 20180902
sezione: REPORTAGE data: 2/9/2018 – pag: 72

 

Italiani a mano armata

Circa quattro connazionali su dieci, del resto, sono favorevoli all’introduzione di criteri meno rigidi per il possesso di un’arma da fuoco, secondo il Rapporto Censis sulla filiera della sicurezza in Italia, in netto aumento rispetto a pochi anni fa.

Mentre risultano in crescita le licenze per porto d’armi: quasi un milione e quattrocentomila nel 2017, il 13,8 per cento in più rispetto al 2016. Negli ultimi tre anni hanno scoperto la passione per i poligoni di tiro circa 200mila italiani, molti dei quali per imparare a difendersi.
Basta scambiare due chiacchiere con i frequentatori del Pisana Shooting Club per rendersi conto che le statistiche non sono campate in aria.«In Italia c’è un bisogno crescente di sicurezza, di sentirsi protetti nella propria abitazione o per strada.

Un bisogno primario, legato all’esigenza di sopravvivere di fronte a una minaccia incombente, grave e attuale per la vita», sottolinea Antonino Troia durante una pausa del suo seminario tecnico-promozionale, all’ombra di un pergolato tra colleghi, amici e allievi. Di difesa se ne intende il generale di brigata, 61 anni di cui quasi quaranta nell’arma dei carabinieri, fisico atletico e capelli corti brizzolati, paracadutista del reggimento Tuscania con un curriculum costellato di missioni in Iraq, Balcani, Afghanistan, e operazioni contro la criminalità organizzata:

«L’uso delle armi per difendersi nasce da questo bisogno primario, non ha nulla a che vedere con la volontà di autorealizzazione, tipica dell’attività sportiva. Confonderli può determinare conseguenze molto gravi sul piano pratico», aggiunge il generale, che sul tema ha pubblicato anche un libro, “L’addestramento e la cinestesia per il tiro da sopravvivenza” (Falco editore). Troia ci tiene a mostrare il basco color amaranto dei parà nella tasca interna della giacca, poi spiega come, quando ci si trova in un conflitto a fuoco, anche in ambiente domestico, non c’è tempo per mirare. Lo stress, l’istinto di sopravvivenza, domina ogni comportamento con tutti i rischi connessi, per questo serve una formazione adeguata. «Quando entra in casa una persona armata, ostile e pericolosa, per la legge attuale la prima cosa da fare è barricarsi in una stanza e chiamare le forze dell’ordine, lasciando la comunicazione aperta. Avvisare ad alta voce l’intruso che si è armati e pronti a sparare in caso di aggressione. Se la minaccia diventa potenzialmente mortale, deve essere neutralizzata anche con l’impiego di un’arma da fuoco. La cautela è d’obbligo», aggiunge Troia.

La prefazione del suo libro ( acquistate qui ) ,
E’ luogo comune il pensiero che il sistema di allenamento per il tiro sportivo possa essere utilizzato per l’addestramento al tiro operativo . Infatti presso quasi tutte le scuole di tiro operativo, sia in Italia che all’Estero, l’insegnamento dei fondamentali del tiro operativo risulta essere quello relativo al tiro sportivo. Invero, nonostante lo sforzo di alcuni grandi maestri, primo fra questi Jeff Cooper, di separare le due attività, in tutte o quasi le scuole di tiro, mancando un sistema di addestramento per il tiro operativo, si fa ricorso alla dottrina classica del tiro sportivo, nella fase progressiva dell’apprendimento dei fondamentali, per raggiungere il risultato di ottenere la “precisione” e la “giustezza” durante gli esercizi “a fuoco”. Lo scopo del presente manuale è quello, con estrema umiltà, di individuare i due diversi ambiti di interesse, marcando le sostanziali differenze e le inevitabili conseguenze che si riflettono in modo determinante, sia nella fase esecutiva del tiro che, a ritroso, anche e soprattutto nella parte addestrativa di formazione e di mantenimento per il tiro operativo (o di allenamento per il tiro sportivo).

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