CRONACA AGGIORNATA OGNI ORA

Condividi:

Pubblicato il 17/03/2015

IL GENERALE ERRICO PARLA AL CORRIERE DELLA SERA

CORRIERE DELLA SERA – CORRIERE DELLA SERA
sezione: Esteri data: 17/03/2015 – pag: 17

«L’esercito è pronto a partire se Renzi dà il via all’intervento»

Il neocapo di stato maggiore Errico: «Cercheremo di fare ciò che sarà richiesto Confido che il governo ci darà le risorse necessarie, anche se c’è la crisi»
Se il governo italiano decidesse di intervenire militarmente in Libia, l’esercito è pronto. Anche se, precisa il generale Danilo Errico, «ci sono azioni diplomatiche in corso, la situazione è complessa, si sta cercando la costruzione di un consenso internazionale e ogni decisione dipenderà da questo consenso. Ma, ripeto, se il governo dovesse dare il via, noi siamo pronti». Errico, uno smilzo sessantunenne, torinese di nascita, bersagliere di formazione, motociclista impenitente (ha una Bmw 1200 che tenta di non smettere di usare), dal 27 febbraio porta sulle spalle le quattro stellette di capo di stato maggiore dell’esercito. E sono stellette alquanto pesanti, visto che si trova a essere il responsabile della «parte terrestre» di ogni iniziativa italiana che comporti l’uso dei soldati, dall’operazione «Strade sicure» alle missioni armate all’estero. Il tutto in un momento di fondi in diminuzione e di riorganizzazione profonda dello strumento militare, con l’obiettivo di ridurre gli uomini, e le conseguenti spese per il personale, senza rinunciare all’efficienza. Per la sua prima uscita pubblica, Errico ha accettato di parlare con il Corriere della Sera subito prima del giuramento degli allievi della scuola militare Teuliè a Milano. Venerdì scorso il capo del governo Matteo Renzi ha detto che è urgente intervenire in Libia. Lei risponde che siamo pronti. Ma quali forze saremmo in grado di inviare ? «Il tipo di intervento determinerà impiego, armamento, addestramento e composizione delle forze. Non si può dire al buio di cosa ci sarà bisogno. Dipende dalle scelte del governo e dal contesto internazionale in cui un’eventuale azione sarà inquadrata. Io posso solo assicurare che cercheremo di fare ciò che ci sarà chiesto». In questo momento però le forze armate non sono in buone condizioni. I tagli di bilancio hanno ridotto le risorse disponibili, per esempio schieriamo complessivamente 160 carri armati e non tutti in efficienza. Come faremmo a intraprendere azioni impegnative? «Con la legge 244 del 2012 si è deciso di correggere la composizione della spesa militare e di portare progressivamente la forza dell’esercito a 90 mila uomini. L’impegno per il personale dovrà scendere al 50% delle risorse disponibili dal 70% attuale. Cercheremo di farcela. Lei vuole farmi lamentare di quello che il bilancio mi mette a disposizione ma non ci riuscirà» ( sorride ). Non ha paura che, se lei non si lamenta, le toglieranno altri soldi? Lei sa che nel Paese c’è una corrente di pensiero che sostiene che, soprattutto in un momento di crisi, continuiamo a spendere troppo per le forze armate. «Vedremo cosa succederà. Per ora posso dire che stiamo lavorando con ciò che abbiamo soprattutto per migliorare la sicurezza del singolo soldato». Parla del cosiddetto «soldato futuro»? Il progetto che vuole trasformare ogni militare sul campo in una specie di robocop hi-tech con tuta di sopravvivenza invisibile al radar ed elmetto dotato di sofisticatissimi apparecchi di visione diurna e notturna? «Sì, è quello». Secondo dati del 2006, ogni equipaggiamento individuale costerebbe 30 mila euro. Probabilmente ora i costi sono lievitati. «Il costo del soldato futuro, o meglio Forza Nec (Network enabled capability, capacità di operare in rete) comprende l’ammodernamento di tutte le componenti dell’esercito, non solo la dotazione del soldato. In questo modo sarà possibile scambiare dati operativi sul campo con tutti gli eserciti Nato. Sono in corso valutazioni tecnico-tattiche con le industrie, vedremo i risultati». Passiamo all’operazione strade sicure. Qui a Milano il primo maggio parte l’Expo e il Papa ha annunciato per dicembre l’apertura di un Giubileo straordinario. Una bella sfida per la sicurezza in tempi di Isis. «In questo momento impieghiamo 3.500 uomini, di cui 200 che pattugliano la terra dei fuochi in Campania. Si prevede di arrivare a 4.800 uomini e per l’Expo ci saranno altri 600 uomini dedicati solo alla manifestazione milanese». I soldati sono abbastanza addestrati per fare fronte alle minacce di tipo terroristico urbano? «Sono anni che le nostre forze pattugliano le strade e sono professionisti, hanno ricevuto un addestramento standard di base e lo hanno integrato grazie ai contatti ripetuti con le forze di pubblica sicurezza, non è che partiamo da zero. Direi che possiamo stare abbastanza tranquilli». Le regole di ingaggio sono adeguate? «Le modalità di intervento dipendono dalle prefetture e non sono tutte uguali, variano da presidio a presidio e sono concordate con le autorità di pubblica sicurezza. Se il Giubileo richiederà un impegno supplementare, siamo pronti a fare ciò che ci verrà chiesto». Rieccoci con questa buona volontà. Ma davvero lei non ha niente da chiedere al governo? «Senta, ho 41 anni di servizio sulle spalle, ho comandato missioni all’estero, ho lavorato in Italia. Confido nel fatto che, se ci assegnano un compito, mi daranno le risorse necessarie per svolgerlo, anche in questo momento di crisi. Certo, dobbiamo usare al meglio quello che abbiamo senza sprechi».

Leggi anche