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Pubblicato il 15/08/2021

IL KC-767 DELL’AERONAUTICA A KABUL CON LA CELLULA OPERATIVA DEL COVI PROTETTA DA PARACADUTISTI DELLA FOLGORE

KABUL- L’occhio allenato riconosce i carabinieri paracadutisti mentre coordinano e proteggono l’uscita dei nostri connazionali dall’ambasciata. In fila indiana, con giubbotto antiproiettile e un solo bagaglio a mano, i dipendenti della sede diplomatica con pochi giornalisti e alcuni volontari delle ONG italiane attendono di imbarcarsi su un elicottero americano con destinazione l’aeroporto. E’ il primo di una serie di voli che dovranno essere organizzati per mettere in salvo centinaia di nostri connazionali.

In pista, nell’aereoporto ormai assediato dai talebani, li attende il KC 767 dell’ aeronautica militare che ha sbarcato il nucleo operativo del COVI ( già COI) che rimarrà sul posti fino all’ultimo imbarco, protetta da una aliquota di paracadutisti della Folgore. Altri baschi amaranto della forza di pronto impiego, in Italia sono approntati e in allarme, per ogni evenienza.

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