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Pubblicato il 26/10/2016

IL PENSIERO DEL GENERALE MARCO BERTOLINI SULLE STAFFETTE DEGLI IDEALI

Pubblichiamo alcune riflessioni sulla Staffetta degli Ideali, che il generale Marco Bertolini ha scritto nel novembre del 2005

Tre settimane fa , il 21 ottobre sera , stavo rientrando in tutta fretta da Roma a Livorno in macchina, per presenziare alle celebrazioni del 63° anniversario della battaglia di El Alamein, quando – poco dopo di Orbetello, sull’Aurelia- la mia attenzione è stata attratta da una macchina dei carabinieri che, con le luci intermittenti accese, andava nella mia stessa direzione verso nord a bassa velocità.

Messa la freccia per sorpassarla (con prudenza, trattandosi di una macchina dell’Arma) , osservavo che davanti alla stessa procedeva di corsa un tedoforo.
La scritta “Folgore” sulla sua maglietta mi chiarì immediatamente di cosa e di chi si trattasse.

Che piacere è stato constatare che una iniziativa di qualche anno fa ( marzo 2003) si sta trasformando,se non ancora in una tradizione , in una bella consuetudine.

E che consolazione vedere paracadutisti che sanno operare ed impegnarsi in prima persona per le nostre Tradizioni, anche quando questo significa affrontare, in un giorno lavorativo e magari sotto la pioggia come nel caso particolare, fatiche tutt’altro che trascurabili.

Il giorno dopo, a Livorno, durante la solita e bella cerimonia alla Vannucci, in una splendida giornata di sole, li ho contati, mentre di corsa e inquadrati, entravano nel cortile d’onore.
Ed erano veramente pochi!!

Ma quello che più mi ha colpito, e che mi innescato qualche dolorosa riflessione, è stato il minor numero di Reduci presenti alla commemorazione militare, rispetto a qualche anno fa.

Tra essi, palesemente stanco e provato, il grande Lassalle Errani, del glorioso 4°Battaglione paracadutisti, che due settimane dopo avrebbe raggiunto i suoi camerati in “quell’angolo di cielo” che riecheggia in una delle nostre più belle canzoni.
Non è colpa loro, ho pensato, se gli acciacchi della loro veneranda età non gli consentono, ovviamente, di frequentare la brigata con l’affettuosa assiduità del passato.

Ma è sicuramente responsabilità di noi “giovani” –mi sono detto- fare in modo che la loro progressiva ed ineluttabile minore presenza dai nostri ranghi non si trasformi in uno sradicamento dai nostri valoro di sempre, o almeno da quelli che da sempre diciamo essere i nostri valori(…).

E cosi riflettendo, sono tornato ai nostri “maratoneti” ed al loro gratuito ed “inutile” sforzo.
Penso infatti (anche questo pensiero è gratuito ed “inutile”, nonché sicuramente meno impegnativo e molto più comodo di qualche decina di chilometri di corsa sotto la pioggia) che il lascito dei nostri Vecchi andrà irrimediabilmente perso se non sapremo ancorarlo a gesti dal forte valore simbolico che ci impegnino formalmente a proseguire sulla loro stessa strada.

Per chi i simboli li sa interpretare, infatti, nulla di più di un gesto forte e netto può sottolineare la costanza di una presenza, di un sentire, di un essere.
E quale gesto è più simbolico e significativo di una fiamma che, trasportata di corsa da paracadutisti, collega materialmente la Patria delle nostre origini (Tarquinia) alla terra dell’oggi (Livorno)?

Chi mi conosce sa che non di rado mi sono dissociato dalle manifestazioni di rude machismo sempre sbraitato ad alta voce alle quali pare si sentano obbligati taluni ex paracadutisti (l’ex è, in questo caso è rassicurante).
Come Italiano, europeo e uomo mediterraneo, infatti, voglio credere che militarità e amore per la propria Patria possano coniugarsi benissimo con umanità e pacatezza, proprio sull’esempio dei nostri Padri che furono l’esatto contrario di quei “tagliatori di teste” o “mangiatori di bambini” che i nostri detrattori vogliono far credere (riuscendo a convincere di questo anche qualche sprovveduto che si considera dei nostri).
Per questo credo che non sarò frainteso se esprimo il mio convinto e ripeto, gratuito apprezzamento per i volenterosi e forti “faticatori” della 250km del 21 sera, per la maschia prova di attaccamento alle nostre Tradizioni che hanno dimostrato, nell’auspicio che l’anno prossimo possano contare su qualche paio di gambe (e di polmoni) in più.

MARCO BERTOLINI

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