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Pubblicato il 29/01/2015

IL RADDOPPIO DI SUEZ DANNEGGERA’ FORTEMENTE IL MEDITERRANEO

Colpa delle specie aliene che avranno via libera per raggiungere i nostri mari. L’Unione mondiale per la conservazione della natura chiede all’Ue di fare pressing sull’Egitto perché adotti misure adeguate


PARMA- Raddoppiare il Canale di Suez è un’opera faraonica annunciata l’estate scorsa dal presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e che dovrebbe essere terminata in breve tempo. Opera strategica per l’Egitto, ma, nello stesso tempo,che mette a rischio l’ecosistema dell’intero Mediterraneo.

La nuova apertura, infatti, segnerà l’inizio di una vera e propria invasione biologica per i nostri mari. A lanciare l’allarme è l’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn), che ha inviato una lettera al commissario europeo all’ambiente, affari marittimi e pesca, Karmenu Vella, perché l’Unione europea faccia pressing sull’Egitto affinché adotti misure di “mitigazione” di pesanti invasioni di specie “straniere”.

A oggi secondo l’Iucn sono centinaia le specie tropicali già diffuse nel Mare Nostrum, complici i cambiamenti climatici. “Uno dei nuovi acquisti per l’Italia è il Lagocephalus sceleratus o ‘pesce palla argenteo’, che per di più è anche tossico e quindi pericoloso per la salute dei consumatori”, racconta Piero Genovesi dell’Ispra, a capo del gruppo di specialisti di specie aliene invasive dell’Iucn composto da oltre 200 esperti da 40 Paesi. Altra specie decisamente infestante “è la Rhopilema nomadica”, spiega l’esperto dell’Ispra, “una medusa con un diametro fino a 50 centimentri, che nel Mediterraneo orientale ha già provocato danni a pescatori e attività turistiche, oltre che aver intasato condutture”. Anche le nostre mazzancolle (Penaeus kerathurus) non vivono tranquille da quando sono minacciate da almeno dieci specie di gamberi “stranieri” arrivati dal Canale di Suez mentre il pesce coniglio (Siganus luridus), oltre ad aver fatto piazza pulita di alghe su chilometri di fondali in Turchia, ha spine pungenti e velenose. La dinamica è sempre la stessa: “Le specie attraversano il Canale di Suez, poi arrivano in Libano, Israele, Tunisia, Grecia, Turchia, Malta, Cipro, e prima o poi sono in Italia”, spiega Genovesi. Gli scienziati dell’Iucn sono pronti a fornire la loro assistenza tecnica e scientifica per aiutare il Cairo a trovare una soluzione. La proposta degli esperti è quella di ricorrere a soluzioni offerte dalla natura stessa. “Fino a circa un secolo fa”, racconta ancora Genovesi”, il Canale non faceva entrare molte specie aliene perché la sua salinità costituiva una barriera naturale nei confronti di molti pesci. Ora le barriere si sono diluite, per questo l’idea sarebbe quella di ricrearle e assicurare così una difesa naturale per l’ecosistema del Mar Mediterraneo”.

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