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Pubblicato il 11/11/2020

IL SAN MARCO E LE NAVI DELLA MARINA RIENTRANO DAL LIBANO

Si è concluso l’intervento militare italiano “Emergenza Cedri” in Libano. “L’operazione umanitaria è stato un ulteriore segno del forte legame tra Italia e Libano e della fraterna vicinanza al popolo libanese”, ha detto il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, al termine dei 75 giorni di impiego dei militari italiani a seguito dell’emergenza dopo l’esplosione del 4 agosto nel porto di Beirut.

Lo scorso 24 agosto, durante la sua visita in Libano, il ministro Guerini, accompagnato dall’ambasciatrice Nicoletta Bombardiere, durante l’incontro con il presidente della Repubblica libanese Michel Aoun, aveva manifestato la vicinanza del Governo e del popolo italiano al Libano nel difficile momento a seguito del grave incidente.

Negli oltre 2 mesi di impiego, la Task Force “Cedri”, con al comando il Brigadier Generale Giovanni Di Blasi, giunta a Beirut a bordo di Nave San Giusto della Marina Militare, ha rimosso circa 13.000 tonnellate di macerie nel porto marittimo e ha provveduto al ripristino della viabilità ordinaria e alla demolizione di fabbricati pericolanti liberando gli accessi ai moli.

Inoltre, il team di medici ed infermieri militari, provenienti dal Policlinico Militare “Celio”, ha operato all’interno dell’ospedale da campo dell’Esercito, schierato nel piazzale del campus universitario nel quartiere “Hadath”, effettuando più di 1.100 visite specialistiche ambulatoriali a pazienti libanesi e, al contempo, considerato il diffondersi in Libano del virus COVID-19, oltre 1.300 tamponi.

“Le nostre Forze Armate da 38 anni non hanno mai abbandonato il Libano e anche nei giorni difficili dopo l’esplosione, hanno onorato l’Italia e le istituzioni fornendo un contributo concreto per aiutare la popolazione libanese duramente colpita”. ha affermato il ministro sottolineando anche il delicato lavoro che i circa 1200 soldati italiani operanti in Sector West nell’ambito della missione UNIFIL guidata e comandata dal Gen. Stefano Del Col, svolgono quotidianamente.

La missione è terminata con la simbolica inaugurazione, nella rotatoria di ingresso al porto, di un monumento, un cedro in acciaio di circa 3 metri d’altezza, a suggello dell’amicizia tra la Difesa Italiana e le Forze Armate Libanesi ed è stata avviata la fase di ripiegamento dei militari con il rientro in Patria dell’ultima aliquota prevista il 17 novembre.

: 500 militari; due navi, “San Giusto” e “Etna”; un ospedale da campo con personale specializzato dell’Esercito (stessa tipologia di quello impiegato in Italia); assetti per la rimozione delle macerie; nuclei CBRN; 1 elicottero MH-101 con al seguito una barella da biocontenimento; un team del Gruppo Operativo Subacquei del Comsubin con capacità EOD (Explosive Ordnance Disposal – bonifica di ordigni esplosivi) e CIED (Counter-Improvised Explosive Device – contrasto ordigni esplosivi improvvisati); supporto idrografico per i rilievi nel porto a seguito dell’esplosione; un velivolo C-130 dell’Aeronautica Militare; sono questi i numeri della missione italiana interforze in Libano a seguito dell’esplosione del 4 agosto e della grave emergenza Covid che ha colpito la popolazione libanese.

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