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Pubblicato il 02/11/2014

IL SIGNIFICATO DEL SILENZIO

di Francesco Crippa
Non è certo mia intenzione, con questo pensiero, impartire lezioni di comportamento ne tanto meno insegnare qualcosa, ma credo, così facendo, di interpretare il pensiero di molti altri Paracadutisti (e non) presenti venerdì scorso alla nostra Festa di Specialità alla “Vannucci”.
Quegli urli “FOLGORE” durante la deposizione della corona al monumento e peggio ancora quelli che hanno coperto almeno metà delle note del “Silenzio” sono state una parentesi negativa che non deve ripetersi.
L’ etimologia del termine “Silenzio” nel nostro vocabolario è la seguente: “Silenzio, Assenza di rumori, di suoni, voci e simili, come condizione che si verifica in un ambiente o caratterizza una determinata situazione, oppure il fatto di non parlare o di cessar di parlare o di non manifestare la propria volontà”.
Basterebbe questo per capire che tali situazioni non dovrebbero avvenire ma il tutto viene amplificato dalla portata del contesto nel quale è avvenuto: una caserma, una cerimonia, il ricordo dei Caduti.
Lungi da me pensare che sia questa una mancanza di rispetto da parte degli “urlatori”, ma è sicuramente un’ usanza che dovrebbe essere quanto meno contenuta ed espressa in altri momenti.
La tradizione dell’ urlo “FOLGORE” nasce proprio da El Alamein quando i nostri “folgorini” lo urlavano prima di partire al contrassalto del nemico e (per fortuna) è stata trasmessa di generazione in generazione fino ai giorni nostri, ma sta all’intelligenza delle persone farne un uso consono.
Invece troppo spesso se ne fa un uomo smodato e inopportuno.
A volta sembra di assistere ad una gara tra chi grida più forte e questo toglie al nostro urlo quella dimensione storica e ideale che invece deve essere rispettata.
Quello che mi ha spinto a scrivere ed evidenziare questo fatto è la consapevolezza che purtroppo questo abuso dell’ urlo “FOLGORE” stia assumendo sempre più l’ aspetto di una consuetudine difficile poi da cambiare.
D’ altronde è un malcostume tutto italiano quello di non saper rispettare i “minuti di silenzio” per commemorare persone scomparse o eventi luttuosi. Ma se poco possiamo fare negli stadi, nei palazzetti o nelle piazze verso chi non sa rispettare questa regola, non possiamo permettere che invece questo accada durante le nostre cerimonie.
Il “silenzio” è veramente un momento sacro di riflessione e pensiero che nessuno può interrompere e profanare tanto meno noi !
I fischi di due anni fa a Pisa, seppur deprecabili per insistenza e tempistica avevano comunque un obbiettivo e anche una motivazione, gli urli (per non dire strilli) di sabato non hanno giustificazione se non l’ incapacità di alcuni di capire quando sia il momento o meno per lanciarli.
Lo stesso Generale D’ Addario, terminando il suo (bellissimo) discorso con il triplice “FOLGORE” ci ha fatto capire che c’è un solo modo per tramandare le nostre tradizioni: custodirle e preservarle affinchè arrivino intatte alle generazioni future.
Fare un uso inopportuno ed esagerato del grido “FOLGORE” significa non rispettarne più i contenuti e i significati e sarebbe bene che tutti lo capissero.
Se poi a qualcuno riesce difficile capire il significato della parola “Silenzio” consiglio allora un pellegrinaggio a El Alamein, dove tutto è “silenzio”.
Si cammina nel silenzio, si mangia, si dorme, si lavora, si vive nel silenzio.
Un Silenzio irreale che noi qui non possiamo nemmeno immaginare ma del quale, chi è tornato da quel deserto, ha portato a casa un carico di ricordi ed emozioni che hanno segnato il suo “percorso ideale”.
Rispettare il “Silenzio” per i nostri Caduti non deve essere solo un nostro dovere ma una vera e propria necessità per fermarci pochi secondi e ricordare chi non è più tra noi e chi ci ha permesso di essere quello che siamo.

Par. Francesco Crippa

NOTA DEL DIRETTORE DI WWW.CONGEDATIFOLGORE.COM

Sottoscrivo e faccio mie le riflessioni di Francesco Crippa. In futuro additeremo ogni comportamento , sia “virtuale” nei siti sociali ( non usiamo l’inglese in questo giornale), che durante eventi e cerimonie.

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