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Pubblicato il 19/03/2019

INAUGURATO L’ANNO ACCADEMICO DELLA SCUOLA DI FORMAZIONE PER LAVORARE NEI SERVIZI SEGRETI ITALIANI

IL CORRIERE DELLA SERA
 
19 marzo 2019 – 07:51

Roma, l’intelligence forma nuovi 007 «A maggio il supervertice dei Servizi»

Inaugurato dal premier Giuseppe Conte a Forte Boccea il nuovo anno accademico della Scuola di formazione. Si attinge alla società civile e agli ambienti universitari. «Gradi e titoli non contano, fondamentale è fare squadra»

di Rinaldo Frignan

Dopo una severa selezione e una prima scrematura da parte degli 007 sa già che rimarrà all’intelligence. E comincerà un’esperienza, a detta di chi questo lavoro lo fa da tempo e con passione, dove «la realtà supera, e di molto, la fantasia». Perché per entrare a far parte dei servizi segreti ci vuole comunque uno spirito particolare, anche di emulazione di James Bond, oltre che un’indispensabile capacità di fare squadra e di amare il nostro Paese. Ingredienti dei candidati che affronteranno il nuovo anno accademico dell’intelligence inaugurato ieri mattina a Forte Boccea dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La cerimonia è stata presieduta dal direttore del Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis), Gennaro Vecchione, e della Scuola di formazione Paolo Nardone nonché il presidente della Conferenza dei rettori delle università (Crui) Gaetano Manfredi. All’evento hanno preso parte i vertici delle due agenzie di intelligence Aise e Aisi, nonché del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (Cisr) e del Comitato parlamentare per la sicurezza (Copasir).

La scuola è stata istituita nel 2007 con la riforma dei servizi segreti per assicurare un polo unitario per la formazione, l’aggiornamento e l’addestramento specialistico e tecnico operativo del personale già in servizio presso il Dis e le altre due agenzie. Ma adesso si attinge anche ad altri bacini, che non sono soltanto forze dell’ordine e forze armate. C’è il mondo universitario, con la società civile, e la ricerca di talenti nell’ambiente cyber, nell’economia e finanza, nell’informatica e nell’ingegneria, nelle relazioni internazionali. Si insegna di tutto, dalle discipline info-operative a quelle tecnologiche, alle materie finanziarie, ma anche il reclutamento e la gestione delle fonti. Con una particolarità tutta dell’intelligence: una volta entrati tutti sono sullo stesso livello, gradi e titoli si azzerano, perché nessuno è mai stato prima nei Servizi. E fare squadra significa anche essere tutti sullo stesso piano.</BR>

Nel corso del 2018 la Scuola di formazione è stata frequentata per il 34% da laureati in Scienze politiche-sociali e in Lingue, e per il 24% da diplomati, nonché per il 23% da laureati nel settore tecnico-ingegneristico. Per il 54% i candidati provenivano dalla pubblica amministrazione con un’età compresa fra i 29 e i 38 anni per il 40%.</BR>

Nel corso del suo intervento il premier Conte ha annunciato «una Conferenza internazionale delle intelligence più impegnate sul fenomeno, che si svolgerà a Roma a maggio, e permetterà di favorire lo scambio e l’approfondimento di modalità operative e migliori prassi». Per il presidente del Consiglio «è fondamentale che l’autorità di governo sia avveduta, informata e consapevole dei risvolti securitari delle sue scelte. Solo una politica consapevole può esercitare sino in fondo la sua responsabilità più alta, che, a mio modo di vedere, non è certo quella di adornare lo scettro del Principe, bensì di restituire quello scettro al popolo. Siamo determinati ad affrontare i temi di politica estera in maniera sistematica ed organica, comportandoci da player inclusivo, sensibile ai processi di pace, promotore del dialogo, preoccupato dall’indebolimento degli equilibri nucleari, attento alle grandi tematiche orizzontali da cui dipende il futuro del pianeta – ha detto ancora Conte -. Ma, per continuare a perseguire questa linea, necessitiamo – e mi limito a qualche esempio – di ricevere in tempo utile informazioni ed analisi sulle reali intenzioni e sulla postura strategica dei nostri alleati, partner ed interlocutori».</BR>

Per Conte inoltre «il decisore politico deve fare la sua parte per disincagliare gli Stati dalle logiche perverse della competizione economica forsennata. Qui il compito dell’intelligence è fondamentale, poiché ci rammenta che, fra i portati della corporation mobility, non vi è solo l’alternativa, sempre problematica e talvolta opinabile, fra la minaccia dell’invasione e la minaccia della mancata invasione del tessuto economico ed infrastrutturale da parte di questo o quell’investitore estero. Vi è anche il rischio, oggettivo allorché individuato in termini incontrovertibili grazie all’opera dei servizi segreti, che la competizione fra Sistemi Paese si faccia sleale, o dannosa per gli interessi nazionali. Da ciò occorre sempre difendersi, perché impoverisce chi ne è vittima, erode gli spazi di tutela dei soggetti più deboli, e pregiudica l’esercizio della responsabilità sociale delle imprese, che tanto più potranno permettersi scelte etiche autonome, quanto più verranno, fra l’altro, protette dalla concorrenza scorretta e dalle svariate forme di spionaggio industriale».</BR>

Prima del presidente del Consiglio ha preso la parola il direttore della Scuola. Nardone, generale di divisione, ha sottolineato: «Sarebbe certamente più comodo procedere per piccoli aggiustamenti contingenti ma non possiamo permetterci la comodità di aspettare di essere sollecitati dai cambiamenti. Noi abbiamo, invece, il dovere di comprenderli e anticiparli perché, se il Comparto rappresenta la frontiera avanzata della sicurezza nazionale, la Scuola di formazione deve esserne, allo stesso tempo, la punta estrema e il solido fondamento». «Stiamo puntando – ha spiegato Nardone – su di una scommessa esistenziale: investire sulle giovani leve per far loro acquisire una piena capacità operativa; per esaltare la loro energia e il loro entusiasmo; per integrare i talenti dei giovani allievi con la consolidata esperienza degli anziani maestri e cosi garantire la fondamentale continuità nella trasmissione da una generazione all’altra del sapere e del saper fare. È – ha aggiunto – una scommessa esigente, che porta con sé l’ansia di superarsi e la consapevole accettazione della sfida delle aspettative crescenti». L’obiettivo della Scuola, ha proseguito il direttore, è quello di «formare nuove generazioni di professionisti dell’Intelligence. Generazioni che sappiano rispondere efficacemente alle sollecitazioni che tumultuosamente provengono dalla `quarta rivoluzione tecnologica´, la rivoluzione della trasformazione digitale. Generazioni di professionisti che sappiano anticipare le sfide e che siano ben consapevoli che il valore aggiunto dell’intelligence e l’informazione segreta».

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