CRONACA AGGIORNATA OGNI ORA

Condividi:

Pubblicato il 06/08/2014

IRAQ: CRISTIANI PERSEGUITATI DAGLI ISLAMICI


PARMA- In Iraq si fa sempre più grave la situazione dei cristiani, costretti a fuggire dalle proprie abitazioni come avvenuto prima a Mosul, poi in diverse altre città del nord, nella piana di Ninive, come Sinjar, Telkef, Batnaya e Telleskuf. Le milizie islamiste sunnite dell’Isis hanno imposto di fatto un Califfato dove vige una rigida sharia, costringendo le minoranze alla fuga o al pagamento di una tassa (la jizya, da imporre a tutti gli “infedeli”). Di fronte a un dramma senza fine, il patriarca di Baghdad si rivolge in modo diretto alle potenze internazionali, bchiedendo loro di “liberarsi degli egoismi personali” e di unirsi al fine di raggiungere una “soluzione politica e pacifica” che sia in grado, essa sola, di mettere fine ai conflitti. Queste “potenze” – che Sako non nomina direttamente -, devono “esercitare in modo vigoroso la loro pressione” verso quanti “sostengono a livello economico” e intrecciano “legami militari” con gli islamisti. L’obiettivo è quello di “tagliare alla radice le fonti di violenza e di radicalizzazione”.

Sako si appella anche al mondo islamico, dicendosi “scioccato e indignato” per la mancanza di una “presa di posizione vigorosa” dei musulmani e dei loro leader nei confronti del movimento terrorista, che – avverte il patriarca – rappresenta una “minaccia anche per gli stessi musulmani”. E avverte che i cristiani iracheni hanno un “bisogno vitale di un aiuto umanitario urgente”, oltre che di una “protezione vera ed efficace” e “permanente”.

Colpi di artiglieria contro la cintura dei villag­gi cristiani che non ha sorpreso nessuno do­po che con gli altoparlanti delle moschee i fon­damentalisti dell’Isis per giorni avevano an­nunciato l’intenzione di scacciare anche gli ultimi cristiani. Presa domenica Sinjar, ora i guerriglieri del Califfato hanno messo in atto un vero accerchiamento degli storici insedia­menti. Sinora solo i peshmerga curdi avevano abbozzato una difesa organizzata della popo­lazione, ma dopo la sconfitta a Sinjar si sono ritirati. Non resta che la fuga: in macchina per per chi è fortunato, a piedi con pochi bagagli a mano per tutti gli altri.

Leggi anche