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Pubblicato il 19/02/2021

IRAQ: TENSIONI E OSTILITA’ DEGLI SCIITI CONTRO LA NATO E GLI USA CHE PORTERA’ I SOLDATI DA 500 A 4000

Il deputato Al Masoudi, della attiva e numerosa coalizione sciita Al Sairoon fondata dal leader religioso Muqtada al Sadr e principale forza politica della Camera dei rappresentanti irachena critica aspramente l’aumento del contingente nato. “L’aumento delle unità del contingente Nato in Iraq da 500 a 4 mila militari rappresenta la “terza fase” del progetto degli Stati Uniti per controllare il Paese”


. Secondo Al Masoudi, il rafforzamento del contingente Nato è una “riedizione della Coalizione internazionale sotto una nuova veste”. Le dichiarazioni giungono dopo l’annuncio del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che al termine della riunione in video conferenza dei ministri della Difesa dell’Alleanza ha annunciato l’espansione della missione di addestramento in Iraq da 500 a 4 mila unità. “Oggi abbiamo deciso di espandere la missione di addestramento della Nato in Iraq. Per sostenere le forze irachene nella lotta al terrorismo e garantire che l’Isis non ritorni. La dimensione della nostra missione aumenterà da 500 a circa 4 mila unità e le attività di formazione includeranno ora più istituzioni di sicurezza irachene e aree oltre Baghdad”, ha detto Stoltenberg. “La nostra presenza è basata sulle condizioni e l’aumento del numero di truppe sarà incrementale. La nostra missione è su richiesta del governo iracheno. Viene svolta nel pieno rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Iraq”, ha sottolineato Stoltenberg. “Ho parlato con il primo ministro Moustafa Al Kadhimi questa settimana e gli ho assicurato che tutto sarà fatto in piena consultazione con le autorità irachene. Siamo anche in stretto coordinamento con la Coalizione globale”, ha specificato. Inoltre, Stoltenberg ha ringraziato il Canada “per aver guidato la nostra missione di addestramento in Iraq per due anni molto impegnativi, e la Danimarca, per aver assunto il comando in questo momento critico”.


La Nato mantiene dall’ottobre 2018 missione di “addestramento e consulenza” a Baghdad che finora ha visto l’impegno di circa 500 persone. Nel corso del 2020 i piani per ampliarla sono stati ritardati sia a causa della pandemia di Covid-19 che delle preoccupazioni sulla stabilità regionale dopo l’uccisione il 3 gennaio 2020 a Baghdad in un raid Usa del generale iraniano Qasem Soleimani e del vicepresidente delle unità della Mobilitazione popolare sciita Abu Mahdi al Muhandis. L’annuncio dell’aumento del contingente giunge in periodo di rinnovata tensione nel Paese e secondo diversi osservatori sarebbe appoggiato dallo stesso premier ed ex capo dell’intelligence Mustafa al Kadhimi. In questi mesi sono proseguiti gli attacchi dello Stato islamico (Is). Il più sanguinoso è avvenuto lo scorso 21 gennaio quando due attentatori suicidi hanno colpito un affollato mercato del centro di Baghdad, uccidendo 32 persone e facendo oltre un centinaio di feriti.


FORTE PRESENZA FILO IRANIANA DELLE MILIZIE SCIITE
Ad una nuova insorgenza dello Stato islamico, si aggiunge il problema della vasta galassia delle milizie sciite filo-iraniane la cui attività si è acuita dopo l’uccisione di Soleimani di Al Muhandis nel raid di Baghdad. Protagoniste della lotta contro lo Stato islamico dal 2014 al 2017, dopo la caduta di Mosul (capitale dell’autoproclamato califfato) e in parte regolarizzate nel 2018, le milizie sciite meglio note come Pmu (Popular Mobilization Units) hanno avviato , una campagna di pressione fatta di continui lanci di razzi e missili contro

militari per costringere il governo iracheno a ordinare il ritiro delle forze della Coalizione internazionale contro l’Is guidata dagli Stati Uniti. L’ultimo attacco in ordine di tempo, e anche il più grave avvenuto negli ultimi mesi, è quello che ha colpito il 15 febbraio l’aeroporto internazionale di Erbil, sede di UNA DELLE Pncipali BASI militari della Coalizione,

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