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Pubblicato il 04/09/2021

KABUL- GLI INCURSORI DEL GOI ALL’AEREOPORTO PER LA EVACUAZIONE

PARMA- Come sono abituati da sempre, di loro si parla poco. Eppure a Kabul un loro distaccamento ha operato in prima linea, come sono soliti. Parliamo del GOI, ovvero dei baschi verdi incursori di Marina. Hanno salvato bambini dalla calca all’aeroporto di Kabul, prestato cure, offerto cibo, acqua, medicinali. Hanno aiutato a scappare quanti erano nelle liste di evacuazione e dato supporto a quanti, pur non essendo in quelle liste, erano arrivati allo scalo con la speranza di riuscire a salire su un volo. Il Gruppo operativo incursori (Goi) del Comando Subacquei ed Incursori (Comsubin) della Marina Militare c’era.
Ne avevamo parlato brevemente, ben sapendo che non gradiscono essere ripresi nè citati. Sono fatti così, fedeli alle regole ferree del loro reparto. Lo ha spiegato uno di loro, in congedo alla stamnpa, Giuseppe Cossu.
Tra gli incursori della Marina Militare “c’è preoccupazione. Lì ci sono ancora tante persone che hanno bisogno di aiuto ed è impossibile agire. Qualcuno ha passato ammutolito il viaggio di rientro pensando alle persone rimaste lì, persone che hanno collaborato con il nostro Paese e ci hanno aiutato a portare a termine operazioni importanti”.

“Non è vero che le forze speciali locali si sono arrese e il lavoro dei nostri militari non è servito – osserva Cossu – Le forze speciali afghane addestrate dagli incursori del Goi non si sono arrese. Il problema sta nell’esercito regolare afghano, divenuto una sorta di ammortizzatore sociale, mentre nelle forze speciali c’erano motivazioni reali e dimostrazione di civiltà. Ricordo ancora un cuoco che negli anni passati non risultò idoneo alle selezioni e ci chiese in tutti i modi di essere di aiuto nella lotta ai talebani perché avevano colpito il suo villaggio e ucciso la sua famiglia. Così gli fu trovato un ruolo ai fornelli per le forze speciali afghane”. “Sono fiero di aver fatto parte di questo corpo speciale: un ‘Bravo Zulu’ a tutti”, conclude.

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