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Pubblicato il 24/05/2023

LA FRANCIA IN NIGER CAMBIA REGISTRO E IMITA L’APPROCCIO ITALIANO

PARMA- La nuova parola d’ordine dei militari francesi è “Agire a sostegno e non al posto di”.
Si tratta del risultato della lezione imparata dopo la loro uscita forzata dal Mali nell’estate del 2022, e dell’inizio di una differente modalità operativa in Niger, ritagliata sulle richieste di Niamey, come quella applicata – aggiungiamo noi di CongedatiFolgore.com- con risultati eccellenti dall’Italia, la quale ha stretto una proficua collaborazione e sviluppato ottime sinergie con forze armate e autorità locali.


“In Niger e anche a livello globale ovunque in Africa, la posizione filosofica è diversa da quella che è stata fatta in Mali. Oggi il nostro aiuto parte innanzitutto dai bisogni del partner», sintetizza il generale Bruno Baratz, comandante delle forze francesi nel Sahel (FFS).


E’ un vero e proprio cambio di paradigma necessario dopo la partenza dal Mali dei soldati francesi dell’operazione “Barkhane”, sotto la pressione di una giunta ostile che si aserviva di mercenari russi di Wagner, pur negandolo. Il vicino Burkina Faso, anch’esso guidato da soldati golpisti, ha chiesto a gennaio il ritiro delle forze speciali francesi dal suo territorio ed è un ulteriore obiettivo di Wagner.



Per attenuare il fianco della critica contro la presenza militare in Africa dell’ex potenza coloniale, il presidente Emmanuel Macron ha disposto di attenersi rigorosamente alle richieste specifiche dei Paesi interessati. Una modalità che da tempo l’ìItalia applica nelle varie nazioni di Missione e che raccoglie apprezzamenti ed aumenta il peso specifico del nostro strumento militare e diplomatico.

Il Niger ha accettato 1.500 soldati francesi per aumentare le capacità operativedel suo esercito mentre il gruppo dello Stato islamico nel Grande Sahara (EIGS) ha riguadagnato terreno al confine con il Mali.

Michael Shurkin, esperto americano specializzato nel mondo militare francese dichiara a Le Monde: ” La Francia stava conducendo la propria guerra parallelamente a ciò che stavano facendo le forze armate maliane. «Oggi vuole restare in seconda linea, ricordando che un’intera generazione di soldati ha rintracciato gruppi jihadisti per un decennio nelle sabbie saheliane, in condizioni molto più autonome ed aggressive rispetto a oggi”.

Il Niger mira ad avere 50.000 uomini nel 2025 e poi i 100.000 nel 2030. “Oggi il comando è il nigerino” sottolinea l’ex ministro della Difesa nigeriano (2016-2019) Kalla Moutari. I francesi ci portano l’addestramento militare, l’equipaggiamento, l’intelligence e le risorse aeree che ci mancano. Dobbiamo sfruttare la loro presenza e quella di altri partner, poiché la minaccia si radica sempre più nel Mali centrale e orientale e si estende al Niger. »


Mentre in precedenza il Niger serviva principalmente come base di transito per le operazioni in Mali, i francesi hanno rafforzato la loro presenza e distaccato centinaia di uomini a sud-ovest del paese, vicino al confine con il Mali. L’operazione franco-nigeriana “Almahaou”, nella regione di Tillaberi, ha già prodotto effetti positivi, sostiene il colonnello Grégoire Servent, comandante della base aerea francese proiettata (BAP) a Niamey: “Siamo passati dal 33% delle terre coltivate in quest’area un anno fa al 65% di oggi. Questa zona è considerata una priorità perché è il granaio del paese. »

Il Niger ha una strategia anti-insurrezionale particolarmente efficace”, che mira a “mettere in sicurezza le popolazioni e consentire il ritorno dello Stato nelle zone contese da gruppi terroristici”, ha aggiunto il generale Baratz. In Mali, nonostante le innegabili vittorie tattiche francesi contro i gruppi armati, il potere politico non è mai riuscito a ristabilire la sua autorità nelle aree semidesertiche rastrellate da “Barkhane”. E l’esercito nazionale è rimasto fragile nonostante gli sforzi per rafforzarlo da anni.

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