ADDESTRAMENTO

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Pubblicato il 24/09/2020

LA MARCIA DELLO ZILLASTRO ( LEZIONI APPRESE) di Gen.B.par.(ris) Raffaele Iubini

LA MARCIA DELLO ZILLASTRO
(lezioni apprese)

Dopo qualche anno di doverosa ma “statica” rappresentanza in uniforme associativa presso la stele che ricorda i fatti d’arma dello Zillastro (mio padre aveva preso parte a quel combattimento e io puntualmente scendevo in Calabria in occasione delle celebrazioni), finalmente mi ero convinto che era tempo che anche io partecipassi a fare la Marcia Rievocativa organizzata dal Consigliere Pino Perrone della Decima Zona.

Si trattava di un percorso di circa 55 Km, suddiviso in due giorni, che riprendeva l’itinerario di marcia – siamo nel settembre del 1943 – dell’VIII btg. del 185mo rgt NEMBO inseguito da reparti canadesi in mezzo alle foreste dell’Aspromonte. Il btg. cercava di sottrarsi alla morsa nemica procedendo velocemente verso Nord alleggerito di tutto il materiale pesante, ma quelle montagne, come avrei provato anche io sulla mia pelle, costituivano spesso muri che sembravano invalicabili….ripide salite tra piante secolari seguite da lunghi diagonaloni che inevitabilmente scendevano a qualche guado cui poi, ovviamente, seguiva un’altra arrampicata dall’altra parte. E cosi’ per decine di volte. Il btg muoveva lento, a volte fiancheggiato, a volte perfino superato dal nemico, certamente in condizioni di fatica estrema e pericolo immanente. Pensavo a mio padre in quella situazione disperata.

Ma torniamo al principio. Nel momento che mi decido ad andare – un paio di mesi prima della marcia – inizio una serie di allenamenti sulla colline dove abito, con zaino tecnico zavorrato e andature serrate… se non di corsa. Prendo la cosa seriamente. Non avrei assolutamente potuto fallire. Dato il personale coinvolgimento “storico”, se avessi ceduto sarebbe stata, per me, una infamia incancellabile. Man mano che il tempo passava mi convincevo pero’ che non avrei avuto problemi. Avevo fiato e gambe. Polverizzavo i tempi dei sentieri del CAI, che volevo di piu’? Mentre mi cullavo in queste certezze non potevo immaginare il brusco risveglio che avrei avuto in Calabria.

Il programma della marcia prevedeva un primo tratto dalla cittadina di Bagaladi con arrivo a quella di Gambarie (circa 25/30 Km ovviamente per boschi) e un secondo tratto da Gambarie al Monumento sullo Zillastro (altri 25/30 km sempre tra altopiani e foreste). Si inizia dunque alle 0730 del mattino del giorno 11 settembre. Comanda la pattuglia il Consigliere Perrone, nota Guida Regionale e particolarmente esperto di quell’area . Il gruppo piu’ consistente e’ quello venuto da Trieste con in testa il Presidente di Sezione Ten.CC.(ris) Valter Sergo. Sono quindici, mi sembrano allegri forti e preparati. Seguono rappresentanti di varie altre Sezioni ANPDI, alcuni molto giovani ed altri in servizio attivo. Siamo 24 in tutto, Sorpresa: pensavo di essere il piu’ vecchio con i miei 67 anni e mezzo e invece mi trovo in compagnia di un 73enne, Claudio Roselli, gia’ autore di un paio di volumi sulla storia del paracadutismo e di un 76enne, Sergio Giorgi tuttora in attivita’ lancistica fdv.


Dentro di me mi scappa un sorriso. Se questi sono i “compagni di cordata” la marcia sara’ un giochetto mi dicevo….Non presagivo ancora niente….
Bene. Si comincia ad inerpicarci su una traccia coperta di aghi di pino con notevole pendenza. Nessun problema penso io. Le mie gambe d’acciaio saliranno quasi da sole e invece… era come risalire una pista da sci a secco….! Osservo con orrore i miei stivaletti da lancio scivolare inesorabilmente indietro sugli aghi secchi e vedo che per ogni metro che avanzo ne perdo due. Faccio una fatica terribile per stare al passo e qualcuna delle mie certezze comincia ad incrinarsi. Il ritmo e’ implacabile: cambia lo scenario ma la pendenza e’ sempre elevata. Mi faccio coraggio: sei o non sei un atleta? Non puoi mollare! Il sole picchia assassino e gli immancabili rovi cercano tenacemente di procurarsi souvenir della pelle delle mie braccia. Mi guardo intorno e cerco di individuare i due “vecchietti”…..sono ben avanti e stanno chiacchierando. Non ci posso credere! I triestini nel frattempo vanno lisci come l’olio.

Le ore passano e la fatica non accenna a diminuire. Mi arrabbio con me stesso: ma che razza di allenamento ho fatto se ora ho il cuore in gola e le gambe rigide? Verso meta’ percorso la Guida/Consigliere decide di fare una sosta descrivendo nel frattempo il tipo di flora che ci circonda. Ho pensato, insieme ad altri, di ucciderlo per abbreviare il nostro calvario ma….l’abbiamo soltanto pensato!
Cerco di recuperare energie il piu’ possibile chiedendomi chi me lo avesse fatto fare…..Anche molti altri del gruppo ora sembrano affaticati. Spesso tra noi, parlando della marcia del NEMBO nel ‘43 ci domandiamo: ma come avranno fatto, stracarichi di armi e munizioni, di acqua e di viveri, con la morte nel cuore per quello che stava accadendo alla nostra Patria, come avranno fatto a resistere, a non fuggire nella macchia buttando via tutto? La risposta che spiega il miracolo e’racchiusa – secondo il mio modesto parere – in queste quattro peculiarita’ dei Paracadutisti: Disciplina, Fiducia nei Comandanti, Spirito di Corpo e Amor di Patria. Ci fermiamo un attimo, una volta tanto non per riprender fiato, ci fermiamo per ascoltare il suono del vento nel bosco che anche loro devono aver sentito nello smarrimento del momento. Una musica che forse allora, nelle soste, asciugava le divise strappate e ormai cotte di sudore. Arriviamo finalmente a Gambarie. Mi sono completamente ripreso e le gambe vanno bene.

Ripenso alla superficialita’ e alla presunzione con la quale avevo affrontato il Monte Aspro. Ci accomodiamo in una struttura per la notte.

Secondo giorno: dobbiamo raggiungere il Monumento sullo Zillastro per poi pernottare in una struttura nelle vicinanze. Il Consigliere/Guida Perrone ha probabilmente un trascorso nei Bersaglieri oppure nei fine settimana partecipa a corse in salita oppure… e’ un cyborg, cioe’ non e’ umano! Parte deciso. Il terreno e’ piu’ facile ma abbiamo nelle gambe gia’ una trentina di Km. Il cyborg imposta l’overdrive e leggero e silenzioso sale ripidi pendii o discende gole scoscese. Sembra quasi che sfiori appena il terreno …. Qualcuno tra noi torna a pensare di eliminarlo mentre altri ipotizzano un’azione legale per i danni che potremmo chiedergli per tentato omicidio volontario che poi, nel nostro caso, trattandosi di gruppo sarebbe tentata strage visti i “pericoli” ai quali ci ha esposto e ci espone! Il morale e’ alto, ci divertiamo …ma non vediamo l’ora che sia finita. E infatti, dopo altre 10 ore di marcia, raggiungiamo tranquillamente l’obiettivo. Il mio onore era salvo e il mio “vecchio” non si sarebbe rivoltato nella tomba.

Morale della favola, avrebbero detto i nostri anziani: non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso. Avevo dato per scontato che sarebbe stata una passeggiata……ebbene, posso dire a tutti con cognizione di causa che non lo e’ stata affatto! Capo cosparso di cenere.
La cerimonia del 13 e’ andata molto bene. L’organizzazione impeccabile e la partecipazione di pubblico nutrita. Tra quelli che avevano affrontato la Marcia era evidente una marcata soddisfazione. Ho, come gli altri, avuto il mio certificato di missione compiuta. Stara’ accanto a uno dei ritratti del mio “vecchio” Abelardo!
A parte ogni scherzo, grazie, Consigliere Perrone per la perizia e la forza con la quale ha guidato la Marcia!
Grazie anche a Nunzio Mileto e Antonio Nocera per l’impegno profuso e l’abnegazione dimostrata nel risolvere i problemi, grandi o piccoli del sostegno logistico. Grazie camerati e
sempre NEMBO! FOLGORE!
Gen.B.par.(ris)
Raffaele Iubini

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