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Pubblicato il 22/01/2018

LA MEDICINA VETERINARIA NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

La Grande Guerra coinvolse tutti anche gli animali al seguito delle truippe italiane. Con questo tema è iniziata a Pisa una mostra per ricordare l’impegno e il sacrificio anche della medicina veterinaria (gli ufficiali veterinari caduti furono 39) e il ruolo fondamentale che ebbero gli animali nel primo conflitto mondiale.
La organizza il Servizio Veterinario dell’Esercito Italiano, in collaborazione con la Società Italiana delle Scienze Veterinarie, l’Associazione Italiana di Storia della Medicina Veterinaria e della Mascalcia e il Museo di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino.

LA MOSTRA itinerante verrà proposta in tutti i centri militari veterinari all’epoca esistenti. Inizia a Pisa dov’è attualmente in corso al primo piano del Dipartimento di scienze Veterinarie a San Piero a Grado (via Livornese, aperta fino al 26 gennaio con orario: dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13, ingresso gratuito).

La mostra è ricca di informazioni e di immagini per ricordare come fu fondamentale il contributo degli animali: cavalli, muli, asini, cani, buoi, cani, piccioni e perfino canarini. Si stima che i cavalli e i muli impiegati sui vari fronti di guerra siano stati circa dieci milioni, adibiti ai traini dei cannoni, delle munizioni, dei carri per le colonne di salmerie, spesso verso cime impervie. I cani furono impiegati da guardia , per trasporto o per individuare soldati feriti, oppure, da altri eserciti, come bombe viventi da spingere nella trincea nemica.
I colombi furono usati per l’invio di messaggi e i canarini per segnalare l’arrivo di gas tossici. Visitando questa mostra si apprende anche come l’esercito italiano avesse organizzato un servizio di assistenza per cavalli e muli attraverso la «Croce Azzurra» cosicché molti animali feriti – circa un migliaio – vennero ricoverati per essere curati in centri come Belluno e Udine. A guarigione avvenuta questi animali furono utilizzati in agricoltura.

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