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Pubblicato il 26/03/2021

“LA NAZIONE” PARLA DI PAOLO FILIPPINI

LA NAZIONE
Piana e Montagna pag. 21
Paolo, col paracadute e il maxi-tricolore

La storia del tenente colonnello Flippini, quarratino d’adozione, che si lancia con la bandiera più grande d’Italia: 1600 metri quadrati

QUARRATA La sensazione meravigliosa di volare unita allo spirito di dedizione verso la patria: la molla che ha portato il tenente colonnello paracadutista Paolo Filippini a lanciarsi con la bandiera più grande d’Italia parte da queste sue «passioni». Originario della provincia di Siena, ma quarratino d’adozione, Filippini, classe 1961, ormai in congedo, ha costruito in proprio con le sue mani un tricolore italiano dalle misure record: 33 x 49 metri.

1600 metri quadrati che dispiegati nell’aria durante i suoi lanci riescono a emozionare gli spettatori che da terra ammirano la spettacolare discesa. Come tra l’altro è possibile vedere nel video del concerto di Andrea Bocelli girato nell’estate scorsa nel «Teatro del silenzio» di Lajatico (provincia di Pisa). «Il celebre tenore toscano si è esibito nel luglio 2020 in quell’area suggestiva – racconta lo stesso Filippini – e mi ha voluto per il momento finale. Sulle note dell’Inno di Mameli cantato da lui, io sono sceso con la mia enorme bandiera regalando un’ulteriore momento di commozione».


Filippini, che a Quarrata ci è stato portato dall’amore, è sempre stato un outsider con il paracadutismo sportivo. «Sono stato 11 volte campione italiano individuale, ho ottenuto anche 7 titoli di campione del mondo a squadre, 2 titoli di campione del mondo individuale, 2 record del mondo individuali, 4 medaglie d’oro al valore atletico del Coni – enumera orgoglioso – 2 croci d’oro al merito dell’Esercito e ho avuto la Stella d’oro al merito sportivo del Consiglio Internazionale dello Sport Militare». Il paracadutista si è fatto aiutare dalla sua compagna a mettere insieme tutte le parti di stoffa che compongono il tricolore. «Tutto l’insieme ha un peso complessivo di 120 kg, di cui 85 kg di stoffa più 30 kg di piombi per farla stare stesa nell’aria – racconta lui stesso – ma poi ho dovuto costruire anche il contenitore per trasportarla e con quello lanciarmi nel vuoto, che da solo pesa 5 kg». Un tale peso che un paracadute normale non potrebbe sostenere. «E infatti ho dovuto procurarmi un paracadute cosiddetto tandem, di quelli che vengono usati dai paracadutisti che imbracano un passeggero. Per poterla piegare nella maniera giusta ho poi bisogno della collaborazione di una decina di persone». Daniela Gori

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