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Pubblicato il 25/08/2015

LA SARDEGNA RICORDA BECHI LUSERNA

SANTA TERESA-OLBIA- L’amministrazione comunale ricorderà anche quest’anno la figura del colonnello Giovanni Alberto Bechi Luserna. Due gli appuntamenti: un’esposizione documentaria nella biblioteca “Grazia Deledda”, che si può visitare sino al 30 settembre; molto interessante anche la visita guidata di un’ora, il 10 settembre, con partenza dall’archivio storico, al piano terra del Comune. I partecipanti si uniranno poi al corteo organizzato dall’amministrazione in piazza Vittorio Emanuele per raggiungere Punta Bechi, dove si trova una croce in granito. Il monumento fu eretto in memoria del veterano della divisione paracadutisti della Folgore. Bechi Luserna venne ucciso da un gruppo di paracadutisti , capitanati dal capitano Alvino del maggiore Rizzatti subito l’8 settembre 1943. Il giorno dopo il corpo fu gettato in acqua dai compagni nel fiordo di Longonsardo e mai più ritrovato. I parroci del posto si rifiutarono di seppellirlo per evitare rappresaglie.

EL ALAMEIN
Al comando del IV Battaglione Paracadutisti della Divisione “Folgore” da lui formato e addestrato, dove ebbe come comandanti di compagnia Guido Visconti di Modrone e Costantino Ruspoli di Poggio Suasa, raggiunse l’Africa settentrionale il 15 luglio del 1942 ed in ottobre, come comandante interinale del 187º Reggimento paracadutisti “Folgore”, condusse la difesa del settore settentrionale della divisione (tratto compreso fra la “Sacca minata,” che separava il settore Bechi da quello del Raggruppamento Ruspoli, e le quote di Deir el Munassib) durante la battaglia di El Alamein, per cui ricevette una quarta medaglia di bronzo.

L’epigrafe posta all’ingresso del Sacrario Militare Italiano di El Alamein è tratta da uno scritto di Bechi Luserna (I ragazzi della Folgore):


Fra le sabbie non più deserte
son qui di presidio per l’eternità i ragazzi della Folgore
fior fiore di un popolo e di un Esercito in armi.
Caduti per un’idea, senza rimpianto, onorati nel ricordo dello stesso nemico,
essi additano agli italiani, nella buona e nell’avversa fortuna,
il cammino dell’onore e della gloria.
Viandante, arrestati e riverisci.
Dio degli Eserciti,
accogli gli spiriti di questi ragazzi in quell’angolo di cielo
che riserbi ai martiri ed agli Eroi

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TRAGICO ED OSCURO EPISODIO DELLA STORIA DEI PARACADUTISTI
L’8 settembre 1943 la Nembo era di stanza in Campidano, a circa quaranta chilometri da Cagliari. La notizia dell’armistizio fu accolta negativamente da molti paracadutisti; in particolare, il XII battaglione (comandato dal Maggiore Mario Rizzatti), insieme ad una batteria del 184º Artiglieria, decise di unirsi ai tedeschi della 90ª Divisione Panzergrenadier, che si stavano ritirando verso la Corsica. Il generale Ercole Ronco, comandante la Divisione, cercò di richiamare all’ordine il reparto, ma senza risultato; anzi, secondo la Relazione Ufficiale, fu temporaneamente posto agli arresti dagli ammutinati. Nel tentativo di indurre il battaglione, in ritirata sulla Carlo Felice, a recedere dalla scelta compiuta, il colonnello Bechi riuscì a raggiungerlo nella zona di Castigadu, alle porte di Macomer. Lì venne fermato da un posto di blocco stradale istituito al bivio di Borore da un distaccamento del reparto ammutinato agli ordini del capitano Corrado Alvino. Al culmine di un violento alterco verbale per reclamare il passaggio, il Colonnello Bechi venne ucciso, assieme ad uno dei Carabinieri paracadutisti della scorta, da una raffica del fucile mitragliatore a presidio del blocco, sparata dal paracadutista Cosimo, mentre stava uscendo dalla Fiat 1100 di servizio, portando la mano sulla fondina della pistola. Gesto che trasse in inganno Cosimo, che lo interpretò come ostile. Il secondo carabiniere della scorta rimase ferito e successivamente si aggregò al XII Battaglione in qualità di scritturale. Il corpo di Bechi, chiuso in un sacco, fu caricato su un camion e successivamente, dopo il rifiuto dei frati di un convento di farsi carico della salma, venne sepolto in mare alle Bocche di Bonifacio

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