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Pubblicato il 22/01/2021

LA SITUAZIONE IN MEDIO ORIENTE

Iraq: È di almeno 21 morti e 44 feriti il bilancio provvisorio dei due attentati suicidi che hanno colpito questa mattina il centro della capitale dell’Iraq Baghdad. Lo riferiscono fonti della sicurezza a “Shafaq News”. Due attentatori si sono fatti esplodere rispettivamente in piazza Tayaran e nei pressi del cinema Granada nel quartiere di Bab al Sharqi. I due attentati suicidi sono i primi dal 2019 a interessare la capitale irachena. Un attentato suicida era avvenuto nel 2018 in piazza Tayaran provocando 31 morti. Gli attentati di oggi non sono stati ancora rivendicati, ma questo modus operandi è stato utilizzato in passato dal gruppo dello Stato Islamico (Is) che nel 2014 ha occupato parte del nord dell’Iraq, ingaggiando una guerra contro il governo centrale durata fino alla fine del 2017. Da allora, le cellule jihadiste si sono nascoste nelle numerose aree montuose e desertiche del Paese. Dopo la presa di Mosul, lo Stato islamico ha rivendicato solo la responsabilità di attacchi su piccola scala, solitamente effettuati di notte contro postazioni militari in aree isolate lontane dalle città.
Iraq: Il ministro degli Esteri dell’Iran, Mohammad Javad Zarif, ritiene che gli attacchi terroristici che hanno colpito questa mattina la capitale irachena Baghdad siano parte di un disegno volto a “intrappolare” gli Stati Uniti in un confronto con Teheran. In un messaggio apparso sul suo profilo Twitter, Zarif scrive: “Dagli attacchi terroristici a Baghdad, a Netanyahu che lecca stivali, benché uno stivale nuovo, tutto ha un solo obiettivo: intrappolare un altro presidente Usa nello spendere sangue e denaro per ‘affrontare’ l’Iran”. “Nonostante l’inquietante ossequiosità”, prosegue Zarif, “i complotti disperati contro l’Iran falliranno ancora una volta”, scrive.
Il primo ministro e comandante in capo delle forze armate irachene, Mustafa al Kadhimi, ha ordinato di operare “cambiamenti” nell’articolazione dei servizi attivi nella capitale Baghdad,
Emirati Arabi Uniti il 20 gennaio avrebbero firmato un accordo per l’acquisto di un massimo di 50 aerei da combattimento F-35 e 18 droni MQ-9 Reaper dagli Stati Uniti. L’accordo sarebbe stato uno degli ultimi atti della presidenza di Donald Trump poche ore prima dell’insediamento dell’amministrazione guidata da Joe Biden. Secondo quanto riferisce il sito specializzato “Defense News”, funzionari emiratini e statunitensi hanno firmato un accordo che solidifica i termini di una vendita di mezzi militari tra i due Paesi. La firma dell’accordo, avvenuta poco prima della scadenza della presidenza Trump, era stata anticipata dal capo dell’Agenzia per la cooperazione e la sicurezza della difesa Usa, Heidi Grant. L’accordo conterebbe specifiche relative al costo unitario di ciascun aereo, le specifiche tecniche e il programma per le consegne dei velivoli agli Emirati Arabi Uniti. Il primo aereo potrebbe essere consegnato nel 2027. L’accordo tra Stati Uniti ed Emirati per la vendita degli F-35 era stato precedentemente stimato a un valore di 23,37 miliardi di dollari, inclusi 50 caccia F-35A del valore di 10,4 miliardi di dollari, 18 droni MQ-9B del valore di 2,97 miliardi di dollari e 10 miliardi di dollari di munizioni aria-aria e aria-terra. Non è chiaro se l’amministrazione entrante di Biden cercherà di annullare l’accordo. Il nuovo segretario di Stato Usa proposto da Biden, Antony Blinken, aveva dichiarato ai giornalisti alla fine di ottobre che la vendita era uno dei dossier a cui una eventuale amministrazione democratica avrebbe guardato con molta attenzione a causa degli obblighi degli Stati Uniti di preservare il vantaggio militare qualitativo di Israele. Lo scorso dicembre, il Senato ha respinto un tentativo di bloccare la vendita.

Iran: L’Iran ha salutato con sollievo la partenza di Donald Trump: il presidente Hassan Rohani parla di ‘fine del regno del tiranno’. Adesso il dossier iraniano sarà sicuramente in cima alle questioni di politica estera che il nuovo leader americano Joe Biden dovrà affrontare, e il tema centrale è quello del programma nucleare di Teheran. Abbas Araghchi, vice ministro degli Esteri della Repubblica islamica, spiega a “la Repubblica” che “non abbiamo una posizione precisa nei confronti di questo passaggio di poteri fra le due amministrazioni: attendiamo soltanto di capire come il nuovo presidente intenda rettificare le posizioni precedenti — sbagliate — di Donald Trump. Quello che abbiamo visto durante l’assalto al Congresso ci fa chiedere una cosa: sono proprio gli Stati Uniti il Paese che vuole insegnare al mondo cosa sia la democrazia?”. “Quanto accaduto a Washington – aggiunge – ci mostra la vera faccia della democrazia americana. Adesso è chiaro che non hanno nessun diritto per dire a nessuno al mondo come debbano gestire i loro problemi politici a casa loro”.

Siria: Civili e dipendenti delle istituzioni della cosiddetta Amministrazione autonoma curdo-siriana del nord-est della Siria sono scesi a manifestare ieri nella città di Aleppo, in occasione del terzo anniversario dell’inizio dell’operazione militare “Ramoscello d’ulivo”, lanciata il 20 gennaio 2018, che si è conclusa con la conquista della città di Afrin da parte del cosiddetto Esercito nazionale siriano, milizia d’opposizione filo-turca, e il conseguente allontanamento delle Forze democratiche siriane (Fds). La manifestazione si è svolta nelle vie del quartiere settentrionale a maggioranza curda di Sheikh Maqsud, e i dimostranti hanno sventolato bandiere dell’Amministrazione autonoma e immagini del leader del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), Abdullah Ocalan. La conquista di Afrin da parte dell’Esercito nazionale siriano, sostenuto dalle forze di Ankara, si è conclusa il 18 marzo 2018.

Israele, settore cyber ha avuto una crescita del 70 per cento durante Covid – L’industria israeliana della sicurezza informatica ha registrato una crescita dei finanziamenti del 70 per cento nel 2020, segnando un record degli investimenti pari a 2,9 miliardi di dollari in 100 transazioni. E’ quanto emerge dai dati diffusi oggi dalla Direzione nazionale cibernetica di Israele. La pandemia di coronavirus ha innescato una transizione globale verso le attività online, incrementando la corsa alla sicurezza informatica, spiega l’organismo. L’industria israeliana della sicurezza informatica ha rappresentato il 31 per cento degli investimenti globali nel settore nel 2020, seconda soltanto a quella degli Stati Uniti. Le esportazioni di prodotti per la sicurezza informatica nel 2020 sono state pari a 6,85 miliardi di dollari, in aumento rispetto ai 6,5 miliardi di dollari del 2019.

Libano: Il Libano ha esteso la serrata totale per frenare la diffusione del nuovo coronavirus fino all’8 febbraio. Lo ha annunciato oggi l’ufficio del primo ministro, Hassan Diab. A causa dell’incremento dei contagi, il 14 gennaio scorso è entrata in vigore una serrata che limita gli spostamenti e impone il coprifuoco. Tutte le istituzioni pubbliche e private e le banche commerciali sono chiuse, mentre supermercati e ristoranti potranno offrire servizi di consegna dalle 5:00 alle 17:00. Il Fondo nazionale di previdenza sociale, le fabbriche mediche e alimentari, i mercati alimentari all’ingrosso, i mulini per la farina, i panifici, le farmacie, i laboratori medici, le cliniche, i negozi di cambio e trasferimento di denaro, le stazioni di rifornimento e le compagnie di assicurazione saranno nel frattempo autorizzati a operare in determinati momenti della giornata. Mercoledì, 20 gennaio, il Libano ha registrato 4.332 casi, portando il totale dei contagi a 252.812 dall’inizio della pandemia. La Covid ha provocato a oggi 2.084 morti. La Banca mondiale ha annunciato oggi che investirà 34 milioni di dollari in un programma per fornire vaccini contro il coronavirus a oltre due milioni di persone in Libano.

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